Recensione: Volontà Legata

Di Lorenzo Gestri - 6 Dicembre 2011 - 0:00
Volontà Legata
Band: S91
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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78

Sebbene il terzo album rappresenti per molti critici e appassionati l’età della “maturità musicale” di una band, la genuinità e l’autenticità dei primi dischi non vanno mai sottovalutati, dato che sono il risultato del percorso evolutivo che ha plasmato il sound finale del gruppo che si ha davanti.
Non tutti però hanno bisogno di arrivare al terzo album per maturare: è questo il caso degli S91 che, dopo l’EP “Sto per tornare”, mostrano di essere già un gruppo consolidato con l’album “Volontà legata”.
Il progetto S91, moniker che lascia intravedere l’anima cristiana della band in quanto abbreviazione di “Salmo 91”, nasce nel 2006 dall’incontro tra il bassista Giacomo Manfredi e il chitarrista Alessandro Baggiani, quest’ultimo sostituito in seguito da Francesco Romeggini. Per chi non avesse avuto occasione di ascoltarli in precedenza, il sestetto offre dell’ottima musica Progressive, caratterizzata dal cantato in italiano di tre voci femminili accompagnate da ottimi arrangiamenti di tastiera che strizzano l’occhio a sonorità anni ottanta.
Sin dall’EP di esordio “Sto per tornare”, dalla durata di circa 35 minuti divisi in cinque tracce, era possibile percepire dai riff molto elaborati un bisogno da parte delle chitarre di occupare un ruolo di maggiore importanza. Questa necessità, combinata a determinate scelte in fase di missaggio, ha portato il sound della nuova release “Volontà Legata” a essere molto più metal.

Il passaggio da rock a metal viene subito messo in chiaro dall’intro strumentale “Golgota”: una batteria ben più marcata, riff taglienti e sintetizzatori psichedelici spianano il terreno alla titletrack, una canzone in stile heavy metal à la Iron Maiden. A sorpresa il terzo brano si presenta invece come una creatura ibrida figlia di Post Rock e Progressive Metal, messa in atto con un cupissimo mid-tempo intitolato “Memories”, dove angoscianti giri di basso riflettono il tema della pedofilia descritto dal testo.
Una nota a parte la meritano anche i testi che, rispetto alla prima release, dimostrano un maggior spessore e una veduta più ampia, più discreta nel racchiudere messaggi prettamente religiosi; il che risulta un punto a favore di non poca importanza per coloro che, come il sottoscritto, non amano particolarmente tali tematiche.

Un’ultima rilevante curiosità riguardo ai testi è l’alternarsi della lingua italiana e inglese, come se i due idiomi si dessero battaglia per la supremazia del platter. Si tratta probabilmente di un primo esperimento per farsi conoscere all’estero, che potrebbe rivelarsi una scelta azzeccata visto l’eccellente risultato ottenuto con la suite “The Seal of the Living God”. Questo gioiello composto da avvincenti inserti melodici, ruggenti assoli di chitarra a opera di Francesco Romeggini e struggenti linee di tastiera a opera di Francesco Londino, ricorda alcuni brani dei Dream Theater quali “A Change of Season” e la suite “Octavarium”.
Quando le influenze di band come gli Shadow Gallery non del tutto palesi in canzoni come “Ribelle”, ci pensano le citazioni a dimostrare la riconoscenza che i nostri giovani compositori provano nei confronti dei maestri del genere. È il caso di “Spazio Inconcepibile”, ballad che chiude il disco (e da cui è stato tratto precedentemente un singolo), dove tastiere e chitarre non disdegnano un tributo ai Dream Theater (con the “Killing Hand”) e ai Metallica (con “Fade to Black”) intrecciandoli in un unico arpeggio.

Infine non resta che parlare di quello è il punto debole della proposta musicale offerta dal gruppo: il cantato. Reagendo alle critiche ricevute dal precedente lavoro, le quali puntavano il dito contro le linee vocali poco convincenti e poco incisive, la band ha lavorato duramente sia in fase di registrazione, sia in fase di missaggio (che risulta tra l’altro molto più professionale rispetto al precedente) per valorizzare e ravvivare le soavi voci di Maria, Sefora e Tania.
Il risultato è che alcuni miglioramenti ci sono stati ma, purtroppo, non risultano ancora sufficienti. Infatti, se da una parte il trio canoro riesce ad emozionare e commuovere nei numerosi momenti melodici e lenti, dall’altra parte continuano a trovare difficoltà a trasmettere la potenza e rabbia richiesta nei punti musicali più adrenalinici e aggressivi.
È parere di chi scrive che l’aver affidato a tre voci femminili le linee di canto sia sicuramente un punto di forza in quanto elemento caratterizzante della band; però, per valorizzare al meglio le doti delle cantanti potrebbe essere necessario concedere un maggiore spazio alle parti lente dove le ragazze sanno il fatto loro, mentre in quelle più aggressive potrebbe rivelarsi una scelta azzeccata quella di dar più corpo alle linee più aggressive con l’aggiunta una voce maschile. L’impiego della voce del chitarrista in “The Seal of the Living God” potrebbe essere solo il primo passo per il raggiungimento della maturazione del sound che già nel songwriting sembra esser avvenuta e confermata.

Concludo consigliando vivamente a tutti l’acquisto di questa meritevole nuova fatica degli S91, la cui volontà di puntare in alto c’è tutta: chissà che con il terzo disco non riescano a lasciarsi completamente alle spalle i problemi legati al cantato!

Recensito da: Lorenzo Gestri “DottorFaust87”

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01. Golgota
02. Volontà Legata
03. Memories
04. Ribelle
05. The Seal of the Living God
06. Spazio Inconcepibile

Voci – Maria Londino, Sefora Bonaccorsi, Tania Petrone
Voce maschile in “Sigillo P.1” – Francesco “Franz” Romeggini
Chitarre – Francesco “Franz” Romeggini
Tastiere – Francesco “Frank” Londino
Basso – Giacomo “Jack” Manfredi
Batteria – Ezio Drammi

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