Recensione: Volturna

Di Stefano Ricetti - 24 Novembre 2009 - 0:00
Volturna
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Anno: 2009
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69

I Mandragora Scream, con Volturna, giungono al quarto full length della carriera, suggellando un’attività artistica nata nel 1997 e sviluppando un percorso musicale professionale, teso al continuo miglioramento. In questo senso questo loro ultimo album sancisce una nuova avventura all’interno di sonorità industriali ed elettroniche, incastonate però sempre e comunque nei perimetri legati al Gothic/Dark. Che la scommessa sia riuscita appieno solo lo scorrere del tempo potrà certificarlo, quello che va doverosamente sottolineato è il fatto di mettersi sempre e comunque in discussione da parte del combo lucchese che per l’occasione ricorre anche ai servigi dell’harpsichord, meglio conosciuto alle Nostre latitudini come clavicembalo, per quanto attiene l’approccio classico.

Lui funge da viatico all’ascolto, che di fatto inizia nel vero senso della parola con il tormentone I’m Goin’ Alone, dove Morgan Lacroix si impadronisce della scena alla sua maniera: sensuale e vampiresca alla stesso tempo. La produzione di livello internazionale permette al prodotto Volturna di colpire nel segno sia per quanto attiene il bilanciamento dei suoni sia per la cattiveria della chitarra. Quello che salta all’orecchio dalla rammsteiniana The Circus in poi è l’innesto di una forte componente industrial/elettronica all’interno dei brani dei Nostri che personalmente mi riporta a Humanonalies dei Death SS, disco che alla prova dei fatti trovo molto vicino, per ispirazione e mood, a Volturna. D’altronde Mr. Steve Sylvester dal 1977 rappresenta IL vampiro per antonomasia della musica italiana dura e Morgan potrebbe raffigurarne, con il tempo, il valido alter ego al femminile. Deceiver rafforza il collegamento con i pesaresi maledetti e si fa notare per il riuscito innesto delle doppie voci mentre Breakin’ Dawn riporta alla componente più melodica e ariosa del gruppo di Lucca. Killin’ Game si lascia ricordare per il melodico refrain, seppur annegato in un impianto poliedrico che tende a miscelare un po’ tutte le linee stilistiche dei Mandragora Scream. In Blindness Morgan la fa da autentica mattatrice, accompagnando la sua timbrica dolce a delle soavi note di piano sempre al servizio di un pezzo che risulta malinconico ma di sicura presa. Farewell svela l’anima più heavy dei Nostri abbeverandosi direttamente a un muro di suono “classico” per il genere, di notevole impatto e innestato sulla voce sexy di Morgan, peraltro con risultati apprezzabili, sulla scia di altre band che proprio da questa dicotomia hanno costruito le Loro fortune. In A Chanche From Him cambia del tutto l’approccio, per il pezzo più demodé dell’album, supportato da chitarre – moderatamente – assassine che proprio per questo motivo potrebbero costituire motivo di interesse anche per i non ultras del Gothic. Si continua su coordinate abbastanza pesanti con The Calling From Isaiah mentre The Seagull’s Creed risulta troppo carica di tutto per lasciare il segno, così come Nails riporta su binari più consoni ai Mandragora con la singer in gran spolvero, a proprio completo agio su una struttura che punta diretta alla potenza accantonando l’anima più cupa e transilvana. Significativi gli inserti di musica classica in sottofondo. Cala il sipario, o per meglio dire l’ultimo drappo viola, con Heartbound Eve, traccia atipica che vede l’innesto della voce del maestro spagnolo Julio Alves Olivares Merino, già collaboratore del gruppo italiano ai tempi di A Whisper Of Dew (2003) che, alternato a quella di Morgan, restituisce una inedita veste narrativa al songwriting dei Nostri, fra aperture classiche celestiali e sussurri sinistri. Capitolo a parte per le due cover, ovvero Bang Bang di Cher e Fade To Grey dei Visage, con la prima snaturante e molto romantica rispetto al pezzo originale e la seconda ben riuscita anche se un poco di Ovomaltina in più non avrebbe di certo guastato. Da sottolineare, in generale, la pronuncia inglese dell’intrigante Morgan Lacroix: secca, perentoria e, seppur discutibile, dalla sua permette una comprensione molto più agevole dei testi che in altri casi analoghi.

Dopo l’ascolto ripetuto del disco, effettuato in giornate diverse, si è rafforzata in me l’idea che i Mandragora Scream possano dare di più e che Volturna costituisca, nonostante il buon tiro, comunque un album di transizione. Le potenzialità della band sono indiscutibili e la curiosità di cercare sempre e comunque dei territori musicali inediti da intraprendere gioca a Loro favore. Probabilmente l’affinamento e l’enfatizzazione dei due estremi, ovvero la componente melodica e l’attacco frontale porterebbe a un nuovo livello il combo italiano che potrebbe quindi sfruttare appieno i vocalizzi così peculiari di Morgan Lacroix e i servigi del resto della formazione, recentemente innervato dall’apporto dei nuovi Furyo alla batteria e Max River al basso.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti


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Tracklist:
1. Lui
2. I’m Goin’ Alone
3. The Circus
4. Deceiver
5. Breakin’ Dawn
6. Killin’ Game
7. Blindness
8. Farewell
9. A Chance From Him
10. The Calling From Isaiah
11. Bang Bang (Cher Cover)
12. The Seagull’s Creed
13. Fade To Grey (Visage Cover)
14. Nails
15. Heartbound Eve

Line-up:
Morgan Lacroix – Vocals
Terry Horn – Guitars, Keys, Programming
Furyo – Drums
Max River – Bass

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