Recensione: Vox Populi

Di Stefano Santamaria - 6 Marzo 2017 - 0:00
Vox Populi
Band: Minraud
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2017
Nazione:
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85

Prima fatica in studio per gli italiani Minraud, il cui lavoro si ispira,a livello testuale, alle gesta di “V per vendetta”. La band regala un full-lenght di purissimo progressive metal, esplosione vera e propria di tecnica sopraffina.

Strutture mai prevedibili solcano le vie di menti ferventi, nuove consapevolezze che muovono la voce di un popolo vigile e pieno di entusiasmo. Il disco alterna momenti più veloci, a brani decisamente melodici e romantici. Questo ultimo aspetto ci riporta alla mente il nostro paese, un rock, in chiave moderna, degli anni settanta; ariosi fraseggi che mitigano quell’approccio virtuoso che non sempre viene sentito come calda emozione.

Quando invece il vigore e l’anima metal prendono il sopravvento, ci spostiamo nel continente americano. Idealmente, prendiamo Premiata Forneria Marconi e Symphony X, turbine made in Usa ci porta in un italico cielo limpido, cristallino, in cui in pace contempliamo un sole che sorge in lontananza.

 Incalzanti e poi languidi, sentimentali e poi impellenti, i Minraud sono bestia che si traveste da cavaliere, trasmettendo ferocia, ed allo stesso tempo, leggiadria.

I brani sono un alternarsi di espressività e di adrenaliniche accelerazioni, con un uso delle chitarre che per solennità ci riportano alla mente l’hard’n’ heavy. Possiamo sbilanciarci dicendovi che, seppur trovandoci di fronte ad artisti di grande competenza, l’amor proprio per lo strumento non prende mai il sopravvento sui sentimenti. Spesso si corre il rischio di non dare quel calore che la scolastica capacità di padroneggiare i ferri del mestiere soffoca, ma non è il caso dei Minraud.

Alcune velleità sperimentali si scorgono via via nei pezzi, un uso cerebrale e folle delle tastiere, ad esempio, in ‘Burning Dolls’. Full-lenght che riesce, a 360°, a coinvolgere un’ampia gamma di ascoltatori, senza poi deluderne nessuno per ispirazione e capacità di rilasciare sofismi senza mai cadere nel compiacimento.

 Le carte in regola ci sono, e poi non vi nascondiamo che l’entusiasmo sia ancor più forte perché sono interpreti italiani non solo per cittadinanza, ma anche per radici musicali.

Ragazzi, avanti così!

Stefano “Thiess” Santamaria

 

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