Recensione: Walking In Starlight

Di Francesco Maraglino - 4 Ottobre 2014 - 12:44
Walking In Starlight
Band: 220 Volt
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2014
Nazione:
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77

I 220 Volt sono state una delle formazioni più in vista della Scandinavia rock e metal degli anni Ottanta, guadagnandosi una buona affermazione soprattutto con il loro album Eye To Eye del 1988, perfettamente aderente al trend dell’epoca che profondeva dosi massicce di melodia a suoni duri ma non troppo, sulla scia di Dokken e Europe.
Dopo scioglimenti e reunion, anche recenti, il monicker 220 Volt torna ora a campeggiare sulla copertina del nuovissimo Walking In Starlight, rilasciato dalla label AOR Heaven.
La formazione è in parte rimaneggiata, ed alla voce, in particolare, troviamo il nuovo vocalist Anders Engberg (ex Therion ed ex Lion Share) al posto dello veterano Joakin Lundholm. Il nuovo cantante si affianca ai membri di lungo corso della band Mats Karlsson e Thomas Drevin (chitarre) e Peter Hermansson (batteria).

Fin dall’iniziale Walking In Starlight, i 220 Volt mettono in chiaro i loro obiettivi artistici: qui asce e tasti d’avorio tracciano immediatamente volute melodiche per introdurre una quasi ballad midtempo dalle aperture armoniche ragguardevoli e sfolgoranti. System Overload e Broken Promises, viceversa, sono tracce più svelte, accattivanti e – soprattutto la seconda – energiche, che paiono muoversi nei medesimi territori degli ultimi Europe.
Walking In Starlight si dipana così lungo tutta la sua durata tra ampie aperture armoniche (Alive e Get Me Out), rockers dai riff ficcanti e dalle serrate ritmiche hard rock (Blind e Through The Wastelands – quest’ultima dal “tiro” notevolissimo), e brani più lenti.
Tra questi, rileviamo che The Waiting si propone come semi ballad tra America ed Europa ottantiane, mentre Guiding Light è uno slow che c’entra l’obiettivo di emozionare l’ascoltatore e rivela pure influenze Magnum.
Portano le stigmate del più classico AOR Stranded, midtempo di scuola USA, Burning Heart, melodic rock europeo e ruffiano, e One Good Reason, frizzante e piacione.

Il ritorno dei 220 Volt, in sostanza, si fa ascoltare con grande piacere, proponendo un hard rock melodico “all’europea” sempre illuminato da melodie limpidissime e irrobustito da tanto groove quanto basta in lavori di questo genere.
A cercare il pelo nell’uovo, si può rilevare che Walking In Starlight lascia trapelare fin troppo apertamente le proprie influenze stilistiche, peraltro ormai da incasellare nell’ambito dei classici del rock, ma va pure detto che i 220 Volt ripercorrono certi stilemi in maniera inappuntabile e attraente, agganciando piacevolmente l’attenzione dell’ascoltatore pressoché in ogni brano.
Bentornati, dunque, 220 Volt!

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