Recensione: Waltzing Mephisto

Di Onirica - 15 Luglio 2003 - 0:00
Waltzing Mephisto
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Anno: 2003
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80

Terza uscita ufficiale per questo gruppo black metal italiano, dopo la pubblicazione di un primo demo e di un successivo full lenght in grado di fondere l’aggressività propria di questo genere con le atmosfere tipicamente gotiche e con la tecnica progressive tanto apprezzata negli anni settanta. Nel corso dei sette anni di vita di questa band l’evoluzione espressiva e artistica è stata favorita soprattutto dal cambio di batterista, conoscerete sicuramente Diego Meraviglia forse più noto come Grom (Ancient, Doomsword) suggerito addirittura dal leader degli Opeth Mikael Akerfeldt, protagonista in questo album nel pezzo Welcome The Godless (ascoltare per credere). Ebbene questo disco propone un black metal genuino nutrito spesso e volentieri da tecnica ed ambientazioni suggestive di ottima scelta, centrale anche il ruolo del pianista Bless, ideale fonte di riposo per un genere di musica che sfrutta impressionanti accelerazioni di batteria e chitarra. Le spesse fondamenta di basso sorreggono riff micidiali di chitarra e sono affidate al cantante Martyr Lucifer, incisivo nello screaming ed accattivante in ogni sua singola entrata in scena, laddove farsi spazio non è semplice se consideriamo le enormi dimensioni sonore della batteria e tutte le chitarre registrate dal nostro Shred Blast Hypnos. Gli amanti del metal oscuro in giro per il mondo stanno per fare la conoscenza di un disco tutto Made In Italy davvero promettente, nella forma e nel contenuto, ma anche e soprattutto nella durata abbondante delle singole tracce mai troppo ripetitive ma al contrario sempre pronte a stupire con effetti speciali. Questo disco è stato registrato tra marzo e aprile 2002 ai Fear Studio di Alfonsine (Ravenna): ottima la produzione.

Enter apre la porta d’ingresso a questo album invitandoci alla partecipazione delle nove tracce preannunciando liriche e melodie disperate, sfizioso il songwriting sino alla marcia solenne proposta dal rullante della batteria di Diego. La terza e quarta traccia costituiscono un unico brano dal nome A Lifetime Obscurity, introdotta da 56 secondi acustici fino all’esecuzione magistrale del pezzo vero e proprio per un totale che supera i 12 minuti di violenza allo stato puro, infarcita dalle tastiere davvero pregiate ed affascinanti messe in piedi da Bless. Proprio in questo pezzo sorgono le liriche che si riferiscono al titolo del disco, immerse ovviamente nelle caratteristiche ambientazioni black metal fatte di gelide foreste e desolazione. Con Springtime Deaths e Souls Of The Cold Wind gli Hortus Animae dimostrano di riuscire ad alternare micidiali scariche di riff ad intermezzi di pianoforte mozzafiato, nel primo caso tuttavia prevale la componente martellante di batteria mentre nel secondo assistiamo ad un improvviso capovolgimento di fronte dove nel giro di un singolo istante si arrestano screaming e doppiacassa per lasciare spazio ad un dolcissimo accompagnamento di chitarra in pulito e pianoforte. Dopo aver riposato le membra viene ripresa la corsa fino alle campane che concludono il pezzo. Segue una cover d’eccezione:

FREEZING MOON (Music & Lyrics: Mayhem)
TERZO INCONTRO (Music & Lyrics: G.Leone)
TUBULAR BELLS (Music: M. Oldfield)

Ascolto consigliato. 

Andrea’Onirica’Perdichizzi

TrackList:

01.
02. Enter
03/04. A Lifetime Obscurity
05. Springtime Deaths
06. Souls Of The Cold Wind
07. Welcome The Godless
08. Freezing Moon Including
including Terzo Incontro and Tubular Bells
09. A Feeble Light Of Hope

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