Recensione: War Is Not Over

Di Nadia Giordano - 5 Febbraio 2015 - 16:06
War Is Not Over
Band: Avoral
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2015
Nazione:
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77

Nati nel 2011, gli Avoral, band epic/power/folk/thrash e chi più ne ha più ne metta, hanno pubblicato, giusto qualche settimana fa, il loro primo full-length, dal titolo “War Is Not Over”. Per gli amanti dell’epic in senso stretto ( e mi riferisco a quelli che ascoltano Cirith Ungol, Manilla Road, Warlord, passando anche per i nostrani Dark Quarterer, DoomSword, Etrusgrave…) questo gruppo risulterà un po’ indigesto ai primi ascolti, proprio perché sono presenti marcate influenze power, ma anche folk e thrash, mentre per gli altri fruitori, questi metallers potrebbero rilevarsi un gruppo molto interessante.
Tutte queste influenze stilistiche sono alla base di un’innovazione  in ambito epic, che molto probabilmente possono derivare dalle passate esperienze dei componenti della band. Infatti Geg, Legion e Frank, rispettivamente chitarre e voce sono reduci da un progetto power mentre Bolthon e Nurgan, bassista e batterista provengono dai Dark Fate, di stampo black sinfonico. 
Nel 2013 Legion, costretto a lasciare la band per motivi personali, verrà sostituito da Samael (ex-Chaos Theory, Airspeed e Rewolfym).

Attraverso questo “War Is Not Over”, gli Avoral ci catapultano  immediatamente in un mondo fantasy-epico, costellato da sanguinose battaglie, vittorie e sconfitte, quindi sediamoci davanti ad un fuoco in attesa che qualcuno inizi a narrarci le gesta eroiche dei guerrieri che furono. 
E’ proprio lo scoppiettio di legna che arde che ci introduce nel primo brano…non sappiamo cosa stia succedendo, sentiamo solo un rumore di passi che velocemente si avvicina verso di noi ed un sinistro rumore di porta ci si chiude davanti…così viene introdotta “Ivory Gates”, traccia che lascia subito spazio alla voce profonda e cadenzata di Franck che ben si lega al suono marziale della batteria, nella seconda “Unwanted Treason”, la band si assesta su ritmiche serrate e martellanti, date dalla ripetitività delle battute che vengono spezzate, nella parte centrale del brano, da sostenuti ed incisivi riff di chitarra. Questa linea melodica viene mantenuta anche nella successiva “Take The Power” a cui segue “I’ll Rise Again”, brano più interessante dell’intero lotto, dove vengono abilmente mixati vari stili musicali, dal’epic più incontaminato fino al power più potente, inframmezzati da parti folk e thrash.
Con la strumentale “Dark Caves Melody” viene ripreso il filo conduttore dell’opera che apre la strada verso “Journey To Glory”, pezzo abbastanza violento che viene però ingentilito dal suono armonioso e dolce del violino. 
Non siamo ancora pronti a rilassarci perché la battaglia non è ancora giunta al suo epilogo, infatti ci penserà la ferrea titletrack “War Is Not Over” a ricordarci che “La guerra non è ancora finita”, guerra che sta diventando sempre più sanguinosa grazie all’uso di suoni lancinanti e ritmati, resi ancora più importanti grazie ai riff granitici della sei corde. Sarà solo il suono cupo del violoncello che riuscirà a placare gli animi dei sopravvissuti, che stremati da tanta fatica, sono ormai pronti a mettere la parola fine all’intera vicenda. 
In questo modo si conclude il primo full-length degli Avoral, concept strutturato in sette tracce e che vede la partecipazione di molti personaggi affermati, ormai da tempo, nella scena metal, ne sono un esempio Laura Brancorsini (The Clan, ex-Furor Gallico) al violino, Maurizio Cardullo, polistrumentista dei Folkstone, ai flauti e cornamuse, Davide Valerini (Obsolete Theory) voce hardcore e Simone Malan (Henderwyd) al violoncello.

Senza dubbio “War Is Not Over” è un platter molto interessante, anche se a tratti ci si accorge che la voce del singer risulta essere un po’ slegata dal resto degli strumenti, nulla che non si possa sistemare con un po’ di esperienza. Buona la produzione anche se la parte ritmica pare in secondo piano rispetto al cantato e questo influisce in modo negativo sull’ascolto, perché così facendo non si riescono a carpire tutte le sfaccettature di questo album. Dietro a questo “War Is Not Over” c’è stato sicuramente un buon lavoro di songwriting e se gli Avoral, con la giusta dose di consapevolezza e maturità, continueranno su questa strada, potrebbero regalarci delle gradite sorprese.

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