Recensione: War Tears [Reissue]

Di Stefano Ricetti - 20 Agosto 2007 - 0:00
War Tears [Reissue]
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Anno: 2007
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87

Una delle band della NWOIHM che ancora manca nel roster delle interviste di Truemetal è senza ombra di dubbio Dark Quarterer: chiedo venia e vedrò di provvedere in futuro. Il combo di Gianni Nepi appare su questi schermi in virtù della ristampa di War Tears in Cd, il loro terzo album, da parte della sempre attiva e attenta MyGraveyard Productions di Giuliano Mazzardi, che a suon di colpi di mercato si sta impossessando dei maggiori gruppi HM nati durante gli Eighties (ultimi, nell’ordine, i grandi Sabotage!). War Tears è il primo capitolo della band di Piombino senza Fulberto Serena, chitarrista che fino ad allora aveva pesantemente contribuito a costruire il suono epic/progressive sprigionato all’interno di Dark Quarterer (1987) e The Etruscan Prophecy (1988).

Attorno agli storici Nepi (basso e voce) e Paolo “Nipa” Ninci (batteria) esordisce quindi nei Dark Quarterer Sandro Tersetti, già pard di Ninci nei Mediterraneo e nel Vecchio Mulino, portando nuovi input alla causa. Il disco vede la luce originariamente nel 1994 in 2500 copie sotto l’egida dell’etichetta tedesca In Line Music, che però fallisce di lì a poco, minandone drammaticamente la distribuzione, facendolo divenire in breve oggetto di culto. Il booklet è stato praticamente ristampato come allora, comprensivo dei bellissimi disegni interni che caratterizzano ogni singolo pezzo. La MyGraveyard Productions ha agito come se il tempo si fosse fermato al 1994: le uniche aggiunte sono rappresentate da due bonus video, rispettivamente il brano Black Hole tratto dalla performance live al 80′ Italian Metal Legion Attack del 2004 e Red Hot Gloves da una session addirittura del 1984.

Il disco parte con In the Beginning, un brano che odora di antiche battaglie, eroi e sangue versato, senza scadere però nei tipici esagerati cliché del genere. Con War Tears Nepi & Co. iniziano a pestare come ben sanno confezionando un affresco di epic misto a progressive che probabilmente disegna nei suoi sei minuti e cinquanta l’essenza dell’album. La voce di Gianni è evocativa al punto giusto, senza mai scadere nello stucchevole, da sottolineare l’ottimo break melodico circa a metà pezzo. La title track in più parti mi ha ricordato i Satan inglesi, per via del pathos sprigionato. Nightmare, come da titolo, è sufficientemente plumbea e, a tratti, addirittura sfocia nel doom, per via della chitarra di Sergio Tersetti, che non fa prigionieri. Il livello di epica, anche in questa occasione, è da brivido, grazie a un Nepi ispiratissimo.

Un solo interessante di batteria da parte di Paolo Ninci apre Out of Line, l’episodio più legato all’hard rock degli anni Settanta di War Tears, in particolare Led Zeppelin. Ancora un assolo, questa volta di basso, apre le danze di Lady Scolopendra, che nei suoi otto minuti e mezzo concentra tutto il Dark Quarterer sound: magia e incanto, accompagnati da una voce d’acciaio che impone la propria legge senza fare sconti per nessuno… chitarra, basso e batteria compresi. Darkness è sofferta al punto giusto mentre Last Paradise mostra il lato speed dei Nostri, senza però impressionare più di tanto. War Tears si chiude con A Prayer for Mother Teresa of Calcutta: una suite lenta, poderosa e ipnotica, dove la chitarra di Sergio Tersetti fa letteralmente sognare, incastrandosi perfettamente con la voce di Nepi. Ancora una volta la lezione dei grandi maestri inglesi degli anni Settanta veglia dall’alto l’interpretazione sublime dei Dark Quarterer in quest’occasione. 

War Tears è una delle gemme della discografia dei Dark Quarterer, dove il loro epic adulto raggiunge livelli veramente di guardia. Se solo fossero nati negli Usa oggi saremmo a discutere di una band a livello planetario ma sappiamo che non è andata propriamente così. Sta a noi valorizzare il prodotto interno con gli attributi, come in questo caso. Tutto il resto sono chiacchiere da bar.   

Stefano “Steven Rich” Ricetti

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