Recensione: Warning

Di Roberto Gelmi - 16 Dicembre 2016 - 10:00
Warning
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2015
Nazione:
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79

Uscita interessante quella dei No One’s Project, band dal moniker volutamente (poco) anonimo. Sulla pagine FB del gruppo leggiamo che l’interesse principale dei componenti, infatti, è ambizioso: “dreaming a new world and make music”. Si definiscono, inoltre, “a polyhedral, eclectic and theatrical new musical rock band, from Italy with love and will to unify e tra i loro influssi musicali troviamo “all the great music plus System of a down, Queen, and many others”. Un ventaglio sonoro a 360 gradi, insomma. Con queste premesse il rischio di avere troppa carne al fuoco è dietro l’angolo, stiamo a vedere se i NOP sono riusciti a non perder di vista il loro intento etico, senza finire schiacciati da un eccessiva voglia di fare e stupire.

Le danze si aprono scoppiettanti con “The Unify Express”: atmosfere ricercate ed eclettiche accolgono l’ascoltatore in modo impeccabile. Si capisce subito di essere “entrati” in un circo sonoro che promette faville. Le parti vocali sono falotiche e theatrical, le tastiere ricordano le atmosfere oscure di Awake dei DT, le linee di basso pulsano, le chitarre suonano più rock che metal. Dopo un bell’assolo in tremolo picking l’opener è già finito, cinque minuti passati in un attimo, la voglia di proseguire l’ascolto è alta. “Invasor Ballad”, tuttavia, convince un po’meno, emergono i limiti della voce di Valerio Bellina che calca troppo la parte. Meglio i testi che insistono sullo smascheramento del cupio pecuniam: “And now leave me alone…/I have to work for bloody money”.
Più originalità in “You are in teatro”, brano contro le tante parole a vuoto e la fciloneria inconcludente dei politici. Il refrain è vincente, le “finte” voci liriche pure, sembra di sentire i Nanowar of steele. “Fly Under the Moon When Midnight Rises” (il titolo pare opethiano) è una ballad avvolgente, con un falsetto vellicante e buona inventiva chitarristica. L’eclettismo dei No-one’s Project è totale: finite le atmosfere vellutate troviamo un sample in MIDI videoludico che introduce la geniale “Teens Today”, feroce e lucido ritratto degli adolescenti dei nostri tempi, catturati nella morsa del conformismo kitsch: “Teens today that are living free are just plankton in thr sea…”.
Siamo a metà album, è la volta di “What Can Save Us Now”. Diverse le influenze presenti, il refrain è quasi rappato, si potevano evitare alcune sbavature tra urli e affini. Bene, invece, gl’inserti di voce femminile. “Melody of Summer Dreams” presenta testi bellissimi: “Melodies of summer dreams/are drawings in the sand scared by the wind of time”. I NOP sanno mostrare anche un lato meno caustico e maggiormente poetico.
Altra brusca virata con “Lords of War”, qui tornano i toni satirici dell’opener. Questa volta alla berlina ci finiscono i guerrafondai. Quello che non funziona è l’eccessivo uso di anafore nei testi, che risultano stucchevoli.
Keys sintetiche in “The Richest Man of the C-Metery”, a rendere mimeticamente l’effetto ferale legato al protagonista, novella Mazzarò. Bella la coda con un falsetto espressivo aldilà dell’ironia. Pezzo magnetico, “Cobra Melody” scorre piacevole e sornione, una prova di semplicità composta e arrangiata dal cantante Bellina. Si finisce con due song agli antipodi. La title-track è un tunnel paranoico, con parti in sussurrato, e sfoggia lo slogan: “Don’t eat the grass of conformism”. “Goodnight Future”, invece, è un pezzo voce-pianoforte con assolo di chitarra da brividi.

C’è di tutto e di più in questi dodici brani. Non sempre il livello qualitativo resta eccelso ed è difficile seguire i testi senza libretto alla mano (caratteristica dei NOP è proprio la velocità delle linee vocali e la musica ad accompagnarle), tuttavia sta proprio qui l’originalità del combo italiano, che riesce a dare di sé un ritratto certamente positivo e ficcante in un panorama musicale, dove troppo spesso alligna il mero derivativo.
Una band anticonformista, dedita al mantra “et si omnes ego non”, non può che venir premiata, riportando in calce quanto scritto nei ringraziamenti del booklet:

 

Thanx to ourselves and all the musicians that still believe in music
as a powerful way to unite and not to divide people
and put them all into this purpose.

 

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