Recensione: Way of temptation

Di Beppe Diana - 2 Giugno 2002 - 0:00
Way of temptation
Band: Frozen Tears
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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85

Italian metal rules!!!!!! E si ragazzi, non lo smetterò mai di gridare finchè avrò fiato in corpo e finchè ci sarà qualcuno ad ascoltarmi, che in Italia abbiamo le migliori band in assoluto in qualsiasi campo dell’hard’n’heavy voi peschiate, dal brutal, all’hard rock, dal thrash allo speed/power, e se da tempo qualcuno ha deciso di non puntare più sui giovani talenti musicali di casa nostra, beh molte etichette estere hanno cominciato a sfregarsi le mani e a far man bassa di band tricolori nel loro personale rooster di artisti.

 

E come per dire “nessuno è profeta in patria”, molte delle nostre giovani promesse hanno deciso di “emigrare” all’estero per cercar miglior fortuna, ma soprattutto qualcuno che credesse nelle loro potenzialità artistiche ed espressive. A questo strano gioco di ruoli invertiti, non sono certo nuovi i nostri amici Frozen Tears che già per il debutto “Mistiryous time”, si erano accasati presso la label brasiliana Megahard records, giovane etichetta che da qualche tempo a questa parte  ha cominciato sempre con più insistenza a sondare il terreno europeo, e quello italiano in particolar modo.

 

Così è un onore sia per truemetal.it che per il sottoscritto, che ci venga data la possibilità di ascoltare e recensire la nuova fatica della band fiorentina a qualche mese dalla sua pubblicazione. Beh, innanzitutto comincerei con il presentare la band che, da quello che qualcuno potrebbe presupporre, non sono dei “gregari” di secondaria importanza, ma una band che nel bene o nel male ha aiutato a divulgare il verbo del truemetal di casa nostra e che, con all’attivo due bei demo e un ottimo album, si appresta a diventare, ne sono sicuro, uno dei perni su cui ruoterà la scena classic metal di casa nostra in un’imminente futuro prossimo.

 

Se il precedente platter, aveva si il pregio di presentare solo in parte delle nuove composizioni andando a ripescare il secondo e fortunatissimo demo “Wasteland”, il nuovo “Way of temptation”, ha l’onore e l’onere di presentare una band nel pieno della propria maturità compositiva e che gioca bene le sue carte, dando vita ad un album che per espressione ed intensità non può non riportare alla memoria band storiche come i canadesi Sword, i Sanctuary o i Judas Priest.

 

Prodotto magistralmente ai Fear studio’s di Alfonsine, casa di artisti come Electrocution ed Empty Tremors, scusate s’è poco, l’album in questione potrebbe benissimo rappresentare il platter che ci si doveva, e poteva, aspettare dai Judas Priest dopo il capolavoro “Painkiller”, si perché, facendo le dovute proporzioni artistiche, “Way of temptation” presenta le digressioni armoniche e melodiche di “Turbo”, ed in parte di “Ram it down”, e la potenza e l’energia del suddetto “Painkiller”, senza dimenticarsi che, soprattutto il giovane vocalist Alessio Taiti, tenta in più occasioni, a volte riuscendoci anche bene, di emulare il caro vecchio Rob Alford, cosa davvero non di poco valore, almeno per i vecchietti come il sottoscritto.

 

Giuro che era da tempo immemore che dall’Italia non usciva un album di classic metal, ho detto classic metal e non power e ne tanto meno symphonyc metal, di questa portata, nove tracce che ci riportano indietro di una quindicina di anni quando l’heavy metal era passione e sudore, quando band come i bolzanini Skanners, Vanexa, la Strana Officina o i Dark Quarterer, dettavano legge con i propri capolavori, denigrati si dalla stampa estera, soprattutto dall’odiatissimo Kerrang, ma destinati a fare la storia metallico/musicale della nostra penisola.

 

Corredato da una superba veste grafica, l’album in questione si compone di una manciata di track che potrebbero fare la gioia di parecchi defender, una colata di metallo incandescente che si solidifica su stilettate metalliche del calibro dell’iniziale accoppiata “Walking through my dreams/Back to hell”, anche se reputo che la band dia il meglio di se nelle track più melodiche, e non mielose, intendiamoci, come nel caso della stupenda  “Angel’s Cry“ o della dirompente “A loosing game” due brani veramente di ottima fattura in cui i sei toscani fanno pieno sfoggio di una buona maturità tecnico/compositiva in grado di far impallidire anche il più cocciuto sostenitore degli Hammerfall.

 

“Jail of pain” è forse il brano più legato alle passate produzioni della band, soprattutto nelle digressioni progressive poste dopo il bridge iniziale, mentre se “The flame of hate” ci riporta al cospetto del prete di giuda, la granitica “The mad and the sad” è di sicuro il brano più avvincente del lotto con il suo incedere a tratti quasi thrashy. Beh, sicuramente i Labyrinth e i Rhapsody, saranno band di un altro pianeta, gli Skylark e i Secred Sphere venderanno vagonate di dischi, ma se non potete fare a meno di una band semplice ed onesta come i Frozen Tears, beh “Way of temptation” stà aspettando proprio voi. Segnatevi il nome perché ne sentirete parlare molto presto, parola di Beppe.   

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