Recensione: Wayside

Di Alessandro Calvi - 18 Giugno 2006 - 0:00
Wayside
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Anno: 2006
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88

I Motus Tenebrae nascono nel 2002 con una line-up leggermente diversa da quella odierna e hanno già un altro demo al proprio attivo intitolato “Beyond”. Nati inizialmente come gruppo dalle sonorità molto oscure, quasi doom, nella scia dei primi Paradise Lost, con l’ingresso del chitarrista Franz Dima i 4 musicisti cambiano completamente registro.

È con un cupo coro quasi gregoriano che si apre questo “Wayside”. Subito dopo fanno il proprio ingresso le chitarre e gli altri strumenti che danno veramente inizio a “Someday”. Definire il genere proposto dai Motus Tenebrae è piuttosto difficile: se infatti il loro passato era legato al doom, mentre ora si definiscono heavy nell’accezione più ampia del termine, è certo che qualche reminiscenza degli inizi si può ancora percepire. Infatti l’uso della voce molto profonda sulle strofe e in alcuni altri passaggi di questa prima canzone, ricordano decisamente il gothic/doom di gruppi come My Dying Bride e Type o Negative.
Al contrario le chitarre sono decisamente heavy e quasi al limite del thrash negli assoli, o come nell’inizio di “Distant Desire”. In effetti il genere sembra cambiare molto da un brano all’altro: dopo il gothic/doom delle strofe di “Someday” che presentava però un ritornello molto heavy, passando per “Distant Desire” che passa dalla prima metà gothic, alla seconda speed, fino alla terza “Cyberevil” che ricorda molto il sound dei vecchi Death SS più legati all’heavy classico.
I Motus Tenebrae però sembrano non avere intenzione di fermarsi qui con le sorprese e quindi con “Red Flames” confezionano un brano con passaggi praticamente speed-thrash veramente devastanti. L’inizio è lentissimo e demandato solo al basso che accompagna un delicato arpeggio di chitarra acustica, poi si fanno vive le chitarre elettriche per ravvivare un po’ il ritmo, ma sembra quasi una finta dato che dopo poco si fermano per lasciare spazio alla voce sussurrata di Luis. Il gioco si ripete un paio di volte, ma il finale è un’accelerazione inesorabile condita di assolo di chitarra.
Evocativa poi l’intro di “Mist of Dawn” con cori estremamente epici, quasi da power di scuola Rhapsody, che fanno da preludio all’inserimento delle chitarre. La canzone stessa poi alle strofe quasi doom, alterna un ritornello di sapore quasi epic.
La sesta traccia “Not in This Way” è un’altra delle perle di questo disco. Nei suoi quattro minuti e poco più, che la decretano la canzone più corta del disco, trovano posto un tal numero di cambi di tempo e di stile che la rendono quasi il manifesto di questo cd. Passaggi doom, melodie gotiche, riff heavy che più heavy non si può, brani recitati quasi in growl, assoli quasi thrash, intermezzi epic, accelerazioni power, tutto questo e altro ancora.
Più tranquilla e dal songwriting più semplice la settima “The Atmosphere”. Un inizio molto melodico e tranquillo fa da prologo alla consueta sfuriata di chitarre, basso e batteria che introducono la voce. Niente di nuovo per questa band che ci ha già mostrato di cosa è capace, ma la confezione è semplice ottima e la canzone scorre via che è un piacere.
Per “Influence to Reason” troviamo un assolo di chitarra piazzato praticamente in apertura di brano, mentre il resto della song prosegue alternando momenti dal sapore quasi doom, a un ritornello più legato all’heavy classico.
In ultima istanza, a chiudere il cd, troviamo la titletrack “Wayside”. L’inizio è molto lento e quasi cupo, inoltre per la prima volta viene utilizzata l’elettronica per creare un leggero effetto sulla voce e per creare un tappeto di effetti sonori. Canzone davvero atipica rispetto al resto del disco: non è una ballad come forse qualcuno si sarebbe potuto aspettare, ne tanto meno l’inizio è destinato a sfociare in un nuovo brano tirato come i precedenti. La voce di Luis recita più che cantare, ma sono principalmente gli strumenti a farla da padrone e ci conducono lentamente, molto lentamente, quasi per inerzia, scivolando nel silenzio, verso la fine di questo album.

Giunto a noi ancora nell’iniziale forma di demo, prima che la band firmasse per trasformare questo cd nel proprio album di debutto, non fatichiamo a capire come mai abbia trovato subito un contratto. Pur trattandosi di un’autoproduzione, voce e strumenti hanno una resa praticamente professionale sia sotto il profilo della registrazione, che dei suoni, che del mixaggio. In conclusione un cd che giustifica pienamente il passaggio a “professionisti” di questi musicisti e che merita certamente un ascolto.

Tracklist:
01 Someday
02 Distant Desire
03 Cyberevil
04 Red Flames
05 Mist of Dawn
06 Not in This Way
07 The Atmophere
08 Influence to Reason
09 Wayside

Alex “Engash-Krul” Calvi

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