Recensione: Weight of the World

Di Matteo Lavazza - 26 Luglio 2004 - 0:00
Weight of the World
Band: Metal Church
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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75

Ennesimo ritorno per i Metal Church, dopo il mezzo flop registrato dal francamente brutto “Masterpeace” del 1999 registrato con la formazione originale, formazione che per questo nuovo “Weight of the World” registra invece parecchi cambiamenti, partendo dal nuovo cantante, Ronny Munroe, descritto nelle biografie come una sorta di incrocio tra R.J. Dio e Rob Halford, passando dal chitarrista Jay Reynolds, ex Malice (cult band della scena power metal americano degli anni ’80), per finire con il nuovo bass player Steve Unger.
L’apertura affidata a “Leave them all Behind” mette subito in chiaro che il mezzo passo falso del disco precedente è completamente dimenticato, la canzone infatti è in puro stile Metal Church, cioè riff potenti, velocità mai troppo sostenute e chitarre cattive, così come cattiva e potente e la voce di Ronny Munroe, che forse non sarà all’altezza dei mostri sacri a cui viene paragonato ma è di sicuro un ottimo cantante, la cui voce calda e piena riesce ad infondere il giusto tiro.
Tutto l’album alterna pezzi più tirati ad altri dall’atmosfera più oscura, se infatti da una parte troviamo canzoni come la title track, song rocciosa caratterizzata da buone accelerazioni sul finale, “Madman’s Soul”, altro brano che alterna parti lente e rocciose ad altre più tirate, con un lavoro del solito Kirk Arrington  alla batteria davvero splendido non solo per tecnica, ma anche per fantasia, “Wings of Tomorrow”, con un tocco di epicità che rende il tutto piuttosto avvincente, “Time will Tell”, Power Ballad davvero ben costruita ed arrangiata, come forse solo musicisti di questa esperienza possono comporre, dall’altra parte si contrappongono canzoni come “Hero’s Soul”, dotata di un riff iniziale da far ascoltare a chi vi chiede cosa sia il Metal, così come davvero degne di note sono le melodie che la caratterizzano, “Cradle to Grave”, altro brano dal sapore molto anni ’80, in particolare per l’uso molto ben studiato delle due chitarre, “Bomb to Drop”, mid tempo dall’atmosfera quasi allegra, sicuramente non cupa come in altri canzoni di questo tipo presenti sul disco, e la conclusiva “Blood Money”, che perlomeno all’inizio mi ha vagamente ricordato certe cose dei Maiden ultimo periodo, peccato solo per un ritornello che non mi ha pienamente convinto.
I suoni mi sono piaciuti abbastanza, anche se forse un po’ più di potenza alla batteria avrebbe giovato all’intero lavoro.
Tecnicamente la band è davvero di alto livello, complice anche la grande esperienza di tutti i musicisti coinvolti, su tutti cito ancora una volta il batterista Kirk Arrington, davvero strepitoso soprattutto nel trovare sempre soluzioni ritmiche non banali, in grado di donare dinamicità a tutte le canzoni, secondo me uno dei batteristi più colpevolmente sottovalutati del mondo Metal.
Di certo i Metal Church non riusciranno mai più a tornare sui livelli altissimi dei loro primi album, ma questo “Weight of the World” ci riconsegna una band che ha ancora la voglia e l’energia per suonare un genere che ormai non va più di moda, ma che può a mio parere dare ancora grosse emozioni non solo ai vecchi nostalgici, ma anche ai più giovani, che secondo me farebbero bene ad andare a pescare un po’ di gruppi come i Metal Church.

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