Recensione: Weiland

Di Gullveig - 25 Ottobre 2003 - 0:00
Weiland
Band: Empyrium
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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85

C’era “una volta” un’isola di sogno….”violino, viola e flauto.Ecco, un’isola incantata!Specchio di Luna sotto la Luna!”
Maestosa e lenta parte questa quarta opera degli Empyrium e si manifesta già dalle prime note, sinuose e avvolgenti, come una rara perla nella già preziosa discografia della band. Attraverso l’uso di chitarre acustiche, flauti e archi si crea un’elegante poesia musicale che riesce nuovamente con originalità e disinvoltura a plasmare l’atmosfera sospesa che era emanata dai precedenti lavori quali “A Wintersunset” o “Songs Of Moors And Misty Fields”e riesce a riallacciarsi al lavoro acustico “Where At Night The Wood Grouse Play” dove gli Empyrium avevano già rinunciato alle parti più propriamente “metal” dei loro esordi. La complessa epicità, rimanda al capolavoro più minimalista degli Ulver di “Kveldssanger” e dipinge con i colori della fantasia valli leggendarie e oscure vicine ai misteri più intimi del cuore. Complessa diviene la rivelazione del messaggio nascosto che porta, attraverso le tappe di un rituale mistico e ancetsrale,alla riappropriazione della Natura da parte dell’uomo attraverso un percorso che prevede tre fasi o capitoli dell’album: Marcia; Foresta e Acqua. Suddivisione questa che è leggibile anche nella preziosa edizione che prevede 3 cd e un raffinato libretto con testi in tedesco. Lingua madre degli Empyrium che è scelta per la prima volta quasi a  simboleggiare la volontà di riallacciarsi più strettamente in quest’opera alle loro radici e tradizioni.
Così vicino ad esse appare quest’album, nelle sue atmosfere di fiaba e nell’inquietudine di certi momenti,che ricordano le ambientazioni sinistre delle favole dei fratelli Grimm. E così vicino pure all’altra grande tradizione tedesca, quella pittorica “romantica” di Runge o Friedrich, dove unica fonte d’ispirazione per la realizzazione artistica diviene il “sentimento d’arte”. Sentimento che qui è unico tramite per ricongiungersi al divino o riuscire in parte ad anelarne l’essenza. E vicino ” Weiland” è anche a quella che forse è la tradizione più famosa tedesca, la tradizione “letteraria” goethiana, la tradizione “romantica” delle “Affinità Elettive”, ma anche
al Goethe del “Faust” dove punto focale di ricerca è l’inafferrabilità dell’io che non si può mai raggiungere e per questo porta a una ansia di fondo che anima tutto il cd e maggiormente si manifesta in “Waldpoesie”.
Difficile scegliere fra le 12 tracce del cd, difficile aggiudicare il “pomo d’oro” alla più bella canzone  o alla più rappresentativa. Tutte concorrono a diffondere un alone sospeso di teatralità e liricità. Tutte insieme, magistralmente, fanno di “Weiland” il “manifesto” della band di Schwadorf (chitarra acustica, basso, mellotron) e Helm (voce e flauto),che più di ogni altra opera racchiude il loro amore per la Natura, la loro tragicità e il loro romanticismo.
Il sipario è calato e la tragedia ha inizio….il deliquio del vento si fa pressante; una paura fantasma, volubile e vana sale con le voci, che nella seconda parte dell’album, diventano sempre più incalzanti e che poi troveranno la calma nella quiete delle acque dell’anima dove l’uomo può ristorarsi dopo il contatto e il bramoso avvicinamento con la Natura. Lo scenario è sempre suggestivo e la Nebbia è l’unica Regina in queste terre popolate da cori di voci profonde e calde. La Danza verso l’infinito, che è sempre anelato, si fa cupa e travolgente..
Tutto è così penetrante e ammaliante che con rammarico si abbandona questo regno senza tempo per tornare alla contingenza e storicità dell’essere.. e così la nostalgia si impadronisce dell’ascoltatore che subito vorrà sprofondare  nuovamente in un mistico ascolto che solo può svelare  “quell’isola che non conosce le ore, nè ha bisogno di conoscerle, e che altrove ha conosciuto la verità e l’origine della Luna” e che ora “si dilegua nell’evanescenza del flauto, del violino, del fagotto” (da “L’isola” di Fernando Pessoa, raccolta ne “Il violinista pazzo”).

TRACKLIST:

1. Kein Hirtenfeuer Glimmt Mehr
2. Heimwarts
3. Nebel
4. Fortgang
5. A Cappella
6. Nachhall
7. Waldpoesie
8. Die Schwane Im Schilf
9. Am Wasserfall
10. Fossegrim
11. Der Nix
12. Das Blau-Tristallne Kammerlein  
 

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