Recensione: Welcome To Hell

Di Marco Donè - 30 Aprile 2014 - 17:00
Welcome To Hell
Band: Sparta
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2014
Nazione:
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65

Il nome degli Sparta assume un certo significato per gli appassionati della NWOBHM. Formatasi nel 1979, pubblicano nei primissimi anni Ottanta, in pieno fermento new wave, un paio di interessanti 7”, poi più nulla. Nel corso degli ultimi anni, vuoi per un movimento che ha portato alla riscoperta di certe sonorità, il nome Sparta ha ricominciato a girare soprattutto grazie alla compilation “Use Your Weapons Well”, del 2011, edita da High Roller Records.

Proprio tramite High Roller Records, nel 2014, gli Sparta pubblicano il loro disco di debutto intitolato “Welcome To Hell”, composto dalle canzoni scritte nel corso di questi lunghi anni dalla band e ri-registrate per l’occasione. Un destino che, per certi versi, porta ad accomunare il nome degli Sparta a quello di un’altra band inglese, gli Hell, anche loro, seppur per motivazioni diverse, costretti a pubblicare il disco di debutto molti anni dopo l’esplosione della NWOBHM. Riusciranno gli Sparta ad avere la stessa fortuna degli Hell?

Difficile dirlo, ciò che possiamo dire è che “Welcome To Hell” non convince a pieno. Il disco presenta una produzione retrò che si addice alla proposta della band inglese, ha però un songwriting debitore a nomi quali Judas Priest, Angel Witch e, in qualche traccia, compare qualche influenza Iron Maiden, peccando così in originalità. Forse l’arrivare al debutto solo ora ha fatto “perdere tiro” a canzoni che nei primi anni Ottanta avrebbero potuto dire qualcosa in più. Resta il fatto che con “Arrow” (canzone scritta nel 1980) sembra di ascoltare i Motorhead. “Wild Night”, a tratti, richiama alla mente “Living After Midnight” e, nel corso del disco, non sarà l’unica canzone a “citare” i Priest in un modo che va ben oltre la semplice ispirazione. Risulta molto interessante invece l’idea che sta alla base del disco, il narrare tre visioni dell’ inferno. Un inferno come noi tutti conosciamo in “Dreaming Of Evil”, un inferno sulla Terra, rappresentato nel bel mezzo di una battaglia in “Welcome To Hell”, e un inferno nei cieli con “Kingdom Of The Sky”, che si rivela il punto più alto del disco. Ottima anche la copertina a cura di Alexander von Wielding che rappresenta molto bene la visione delle tre dimensioni d’inferno “narrata” nel disco.

Il debutto degli Sparta risulta quindi un disco dedicato ai puristi della NWOBHM, che troveranno pane per i loro denti e che sicuramente faranno spallucce se qualche canzone strizza un po’ troppo l’occhio a nomi ben più altisonanti. Per tutti gli altri, un ascolto prima dell’acquisto è consigliato.

Marco Donè

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