Recensione: Welcome to my nightmare

Di AliceCooper - 31 Marzo 2002 - 0:00
Welcome to my nightmare
Band: Alice Cooper
Etichetta:
Genere:
Anno: 1975
Nazione:
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90

Ed eccoci di fronte ad un capolavoro. Tutti conoscono Alice Cooper, non tutti sanno che quest’album, il suo primo lavoro da solista, è la pietra miliare sulla quale si sono poi mossi tutti i successori di Cooper. Un cd allucinante, maligno, inquietante e allo stesso tempo divertente. Ma passiamo in rassegna i brani, uno per uno…

Si inizia con la title-track, Welcome to my nightmare, canzone allucinogena contornata da fiati e chitarre acustiche che ci introduce nel migliore dei modi nell’incubo di Alice…

Subito dopo ecco Devil’s Food, breve (e spaventoso) pezzo che si conclude con un incredibile monologo sui ragni… sconsiglio vivamente l’ascolto a chi è facilmente impressionabile… comunque sia, la “lezioncina” sugli aracnidi ci porta rapidamente a The Black Widow, uno dei pezzi forti dell’album. Potente, surreale e “pericoloso”, un classico di ironia black.

Some Folks è una divertente digressione un po’ in stile “Famiglia Addams”, ma subito dopo… la Ballad per eccellenza, quella Only Women Bleed che rilancia i diritti delle donne e soprattutto farebbe piangere anche il metallaro più insensibile…

Si prosegue con la divertentissima Department of youth, una sorta di continuazione di School’s Out, con un fantastico coro di bambini in sottofondo, per poi passare al trionfo dell’ironia con Cold Ethyl (ve lo immaginate come può essere fare l’amore con un cadavare congelato? Bè, Alice qui ve lo spiega!)

A questo punto ecco i 2 pezzi più inquietanti, assurdi e agghiaccianti mai apparsi sul pianeta terra, Years Ago e Steven, nei quale Alice sfodera tutta la sua fantasia malata mettendosi nei panni di un bambino inseguito da incubi e allucinazioni…

…ma siccome dopo tutto questo non può che esserci un “lieto fine” (si fa per dire), ecco The Awakening, il risveglio… una serie di suoni sconnessi che descrivono splendidamente come ci si sente dopo un incubo!

Il disco si conclude con Escape, veloce rock’n roll alla Elvis che ci invita a scappare… non si sa se da Alice stesso o da noi stessi, fatto sta che il pezzo fa davvero venire voglia di correre via!

Concludendo: nessuno, ma proprio nessuno, è mai riuscito a superare quest’album per contenuti, originalità e spessore artistico! E’ un vero e proprio show che non può mancare nelle collezioni di ogni metallaro che si dice tale.

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