Recensione: Wet Girls And Other Funny Tales

Di Mauro Gelsomini - 17 Settembre 2017 - 10:00
Wet Girls and Other Funny Tales
Band: HoneyBombs
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2017
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
80

Nati nel 2012, i romani HoneyBombs vantano nei membri fondatori Alex Rotten e Steelblade un passato glorioso nell’underground capitolino, con i nostri che calcavano i palchi della città e della regione già a fine anni ’90 con band di generi diversi, naturalmente confluiti sotto forma di influenze, echi e reminiscenze nell’hard rock di “Wet Girls and Other Funny Tales”, il debut pubblicato la scorsa primavera dalla Sliptrick Records.

Pur essendo un debutto, la sopracitata esperienza garantisce una qualità fuori dal comune: si capisce fin da subito che si tratta di un lavoro molto ben fatto, curato, in cui niente è lasciato al caso.

Tuttavia, non è un lavoro per intellettualoidi con manico di scopa infilato sappiamo bene dove, come titolo e cover artwork lasciano ben intendere.

L’album è piacevole all’ascolto, a tratti ruffiano, sempre divertente; riesce a convincere anche i meno nostalgici, grazie ad una produzione sleaze ma moderna (ad opera di Riccardo Studer e Alessio Cattaneo del Time Collapse Studio); le influenze hard rock americane anni ’80 sono chiare ed esplicite, ma condite da una vena punk decisamente accentuata, alla maniera degli svedesi, per intenderci, il tutto riportato sapientemente ai giorni nostri.

Tutti gli undici brani che compongono questo “Wet Girls and Other Funny Tales” sono estremamente godibili e abbastanza vari, sono tutti caratterizzati da ritornelli azzeccati, forse non originalissimi, ma questo è un genere che non richiede particolare originialità, anzi, forse è più importante una certa riconducibilità ad alcuni stilemi cari allo sleaze hard rock.

Segnaliamo alcuni brani particolarmente riusciti.

In “Brazzersdotcom” l’incedere molto chiassoso ed l’attitudine “pornopunk” si fregiano del miglior solo dell’album ad opera dell’axeman Helias.
“Fat Girls Are Goin’Mad” fa un po’ il verso agli Steel Panther della prima ora, anche se il brano musicalmente risulta più swedish oriented, in un ideale incotro tra gli stessi Steel Panther e gli Hardcore Superstar.
“Don’t Wanna Be Like Johnny” testimonia le reminiscenze di cui si parlava: qualcuno infatti ricorderà il brano nell’EP “Diagnostic And Statistical Manual Of Me(n)tal Disorders“, pubblicato nel 2010 dagli I Suffer Inc., altro avatar del poliedrico Alex Rotten.
“Six Pack On Your Back” è il pezzo più veloce dell’album: intro rock’n’roll e poi giù di hard&heavy grezzo ma melodico, con un ritornello che ti si stampa in testa e non ti molla più.
Ovviamente non potrebbe mancare una ballad, ed ecco puntuale “Sweet little dummy”, dolce ma non sdolcinata, con ottima performance canora di Andrew.

Gli HoneyBombs risultano a tratti quasi geniali.

Paul Valery diceva: “Il talento senza genio è poca cosa. Il genio senza talento è nulla.”.
Qui di talento ne abbiamo quanto vogliamo ed è innegabile. E il genio? Quello lo trovate nei testi… cosa c’è nei testi? Il mondo. Ragazze, birra e fluidi caldi.

La cosa veramente bella è che dietro ad ogni pezzo c’è un invito a non prendersi troppo sul serio, esattamente come fanno gli HoneyBombs in quest’album. Del resto Valery diceva anche: “Bisogna essere leggeri come uccelli e non come piuma.”

Alla fine c’è una bonus track, una cover di “Maniac” e vi basterà ascoltarla per capire che non vi ho raccontato fandonie.

Ultimi album di HoneyBombs