Recensione: Wet Sound of Flesh on the Concrete

Di Giorgio Vicentini - 28 Maggio 2004 - 0:00
Wet Sound of Flesh on the Concrete
Band: Saprogenic
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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60

Dagli USA con furore e con una bella valigia piena di interiora, cervelli fritti ed altre amenità si presentano i Saprogenic.
Il nome del gruppo abbinato all’edificante titolo “il suono bagnato della carne sul cemento”, dimostra da che risma provengano questi cinque giovani (a vederli sembrerebbero veramente tali), facendo sorgere spontanee domande tipo: “che sia il solito gruppo brutal grind americano? Avranno qualcosa in più?”.

La Risposta è “nì” nel senso che non sarà grazie a loro che la scena ultra estrema avrà un sussulto, ma è indubbio che questo disco si stacchi, anche se di poco, dalla marmaglia che affolla tale panorama. Innanzitutto la produzione: quando ascolto certi dischi ho sempre la paura, magari infondata, di trovarmi di fronte ad un lavoro “ammazzato” dalla resa sonora finale; in questo caso penso sia una delle cose meglio riuscite perché ritagliata ad hoc per il genere di prodotto: potente, pulita ma non limpida ai limiti del plastificato. In evidenza i toni bassi che, insieme a titoli come “Cerebral Regurgitation” oppure “Inhale the Effluence of Decay”, dimostrano che l’idea di base è di putrido e disgustoso massacro. I pezzi sono quello che di più classico si può trovare perché basati su ritmiche veloci, accelerazioni e rallentamenti che sfociano in breaks cadenzati con l’immancabile momento in cui il vocione pastoso e criptico recita lentamente le parole su base slow, per poi ripartire sulle ali della doppia cassa rapida, martellante ed onnipresente (leggasi “Gluttonous Consumption”).

Nessuno dei membri si lancia in soluzioni arzigogolate, le predilette rimangono la compattezza e l’impatto, che scivolano via grazie alla scorrevolezza ed immediatezza dei pezzi di breve durata per un totale di nemmeno 30 minuti, più che sufficienti per il risultato finale. Non si tratta di un disco innovativo e nemmeno di opera imprescindibile perché soffre di alcuni limiti tipici del genere, soprattutto quando proposto da musicisti di media valenza come nel nostro caso. Non si farà nemmeno notare per la complessità del song writing, ma saprà darvi momenti di sano e genuino headbanging grazie a pezzi quali “Prolapsed Trachea Fuck Toy”, poichè la sua forza è la buona capacità dimostrata nel miscelare ogni soluzione, per quanto classica ed abusata sia, senza annoiare durante l’ascolto. Non chiedetemi di commentare i testi perché navigo a vista, non sono reperibili, ma non penso siano delle opere imperdibili e soprattutto sono incomprensibili. La voce è quello che di più cavernoso e gutturale si possa trovare, un grugnito basso che, quando cambia di tonalità, sfocia in un suono afono simile allo strillo di un maiale sgozzato. Sul loro sito dichiarano: “We will continue to push ourselves to the limits of our physical abilities in order to pay respect to those that have come before us”… quindi onestà e dedizione prima di ogni altra cosa. Come si dice in questi casi? ONLY FOR FANS.

Tracklist:
01. Occular Desication
02. Foaming Rectal Seepage
03. Prolapsed Trachea Fuck Toy
04. Gluttonous Consumption
05. Dripping Metaphilia
06. Cerebral Regurgitation
07. Ovulation Redirected
08. Inhale the Effluence of Decay
09. Force Fed Excrement
10. Remnants of Cephalotripsy
11. The Wet Sound of Flesh on Concrete

 

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