Recensione: When Lightning Strikes

Di Domiziano Mendolia - 19 Maggio 2012 - 0:00
When Lightning Strikes
Band: Drakkar
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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70

Ecco un disco di quelli come se ne facevano una volta: a distanza di dieci anni dal discusso “Razorblade God”, ritornano gli italiani Drakkar con un nuovo contratto discografico e un altrettanto nuovo album (il quarto della loro carriera) intitolato “When Lightning Strikes”.


Il sound di quest’ultimo lavoro risulta essere un pregevole mix tra il power robusto e a tratti speed di “Quest For Glory”, il taglio più sinfonico e comunque rainbowiano di “Gemini” e gli input aggressivi di chiara scuola Judas Priest riconducibili al succitato “Razorblade God”. La formazione ha subito dei ritocchi riguardanti la sezione ritmica, in particolare il bassista Daniele Bersoglio è stato sostituito dal talentuoso Simone Cappato, mentre allo storico batterista Christian Fiorani subentra Mattia Stancioiu (ex Labyrinth). Vero mito del metal italiano, Stancioiu, qui in veste di session man e produttore artistico, riesce bene a immedesimarsi nell’ottica della band, donando quel tipico sound riconducibile alle migliori produzioni di fine anni ‘90 di gruppi stilisticamente affini ai Drakkar come Blind Guardian, Running Wild e Rage.
In apertura sono inserite ad arte “Hyperspace – The Arrival” e “Day Of The Gods”, che fanno da introduzione alla fiera “The Armageddon Machine”, che ci proietta immediatamente nel concept fantascientifico della band. In particolare, “The Armageddon Machine” offre un perfetto connubio tra linee melodiche accattivanti, toni sontuosi e una buona dose di energia bene amalgamata dal sound anni ’70 delle tastiere di Corrado Solarino. Si prosegue con “Revenge Is Done”, possente power-epic track dall’incidere pachidermico, che solo nel melodicissimo ritornello trova un attimo di respiro: molto buoni i riff vecchia scuola del mastermind Dario Beretta, dai quali si riesce a intuire come egli preferisca puntare più sul cuore e sull’impatto emotivo, che non sul virtuosismo fine a sé stesso. Altro ottimo momento risulta essere la title track, brano che amalgama passaggi heavy e melodici con grande fluidità, sospinti dall’adrenalinico cantante, capace di offrire una performance davvero di alto livello.
Si passa alle atmosfere eroiche di “Winter Soldiers”, pezzo che ci aggredisce con un sound compatto e tagliente, dinamico e sempre melodico, ma con un tocco più oscuro e ricco di venature thrash; queste ultime mettono in risalto proprio la voce di Davide Dell’Orto. A rappresentare l’aspetto più tradizionalmente metal dei Drakkar troviamo l’ottima “Salvation”, massiccio mid tempo che alterna riff maideniani e ritornelli trascinanti a parti più epiche. Le stesse caratteristiche le ritroviamo nell’eterogenea “At the Flaming Shores of Heaven”, brano cadenzato e molto evocativo dove emerge il lato più eroico della band. L’album prosegue all’insegna del rinnovare con coerenza e inventiva le proprie caratteristiche: ecco che si passa dalla malinconica ed epica “We Ride”, alla veloce e graffiante “My Endless Flight”, in cui assistiamo al duetto tra il vecchio singer Luca Cappellari (che ha inciso i primi due dischi con la band) e Davide Dell’Orto, che offrono una performance ricca di feeling. L’apice del disco viene a mio parere raggiunto dalla conclusiva “New Frontier”, un pezzo anthemico, ancora epico ed esaltante, caratterizzato da un ritornello per nulla banale che si stampa in testa al primo ascolto e dalla performance di Mattia Stancioiu dietro le pelli che mette davvero i brividi. La traccia in questione, pur essendo un up-tempo, risulta abbastanza varia e ben strutturata, come tutto il disco del resto.
Sin dai primi ascolti ci si accorge della cura con cui sono state concepite le singole tracce: le composizioni riescono perfettamente ad interagire con le atmosfere e gli stati d’animo che vuole trasmettere il concept.

Mi preme inoltre sottolineare la prestazione di Dell’Orto che fa letteralmente esplodere le proprie corde vocali come facevano i singer di “vecchio stampo”, dimostrando tutta la sua abilità e versatilità.
Tornando all’album, possiamo dire che sebbene “When Lighnting Strikes” non sia un capolavoro, è sicuramente un buon album, realizzato con criterio secondo i parametri che distinguevano le migliori band degli anni’80, per un gruppo ancora in ottima salute e capace di trasmettere forti emozioni.

Domiziano Mendolia
 

Tracklist
1. Hyperspace – The Arrival
2. Day Of The Gods
3. The Armageddon Machine
4. In the Belly of the Beast
5. Revenge Is Done
6. When Lightning Strikes
7. Winter Soldiers
8. Salvation
9. At the Flaming Shores of Heaven
10. We Ride
11. The Awakening
12. My Endless Flight
13. Aftermath – The Departure
14. Engage!
15. New Frontier

Line Up
Davide Dell’Orto (Voce)
Dario Beretta (Chitarra)
Corrado Solarino (Tastiere)
Simone Cappato (Basso)

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