Recensione: Where The Road Leads

Di Francesco Sgrò - 18 Dicembre 2012 - 0:00
Where The Road Leads
Band: Earthcry
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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80

Esordio con i fiocchi quello degli italiani Earthcry.
Il gruppo, nato per volere del giovane batterista Enrico Sidoti e formatosi nel 2010, arriva a pubblicare il primo album intitolato “Where The Road Leads“ nell’ottobre di quest’anno.
Lo stile musicale degli Earthcry può essere definito come un Progressive Metal, contaminato da chiari elementi Power, molto debitore dello stile di Symphony X e Dream Theater.
L’opera si sviluppa attraverso dieci composizioni articolate, perfettamente eseguite e contraddistinte da riff chitarristici potenti, su cui si amalgamano alla perfezione un ottimo tappeto tastieristico, sempre in primo piano ma mai invadente e notevoli melodie vocali mai prive di originalità e per questo molto interessanti.
Non avrebbe potuto essere altrimenti del resto, data la vasta schiera di ospiti illustri convocati per l’occasione, tra cui impossibile non citare Roberto Tiranti (Labyritnh/A Perfect Day) Mark Basile (DGM), Marco Sandron (Pathosray/Fairyland), Zachary Stevens (Savatage), Damian Wilson (Threshold) e Oliver Hartman (Avantasia).

Il disco si apre con la suggestiva “Sailing On“, breve intro elettro acustica in cui il rilassante rumore del mare, coadiuvato dalle perfette melodie pianistiche, sembra cullare l’ascoltatore per poi, successivamente, farlo precipitare in un turbine di elegante potenza grazie all’ottima “New Fading Sun“, canzone in cui è perfettamente riscontrabile lo spirito degli americani Symphony X.
La seguente “Hospitality“, dominata da massicci riff di chitarra, innumerevoli cambi di tempo e da un perfetto operato tastieristico, si segnala per le belle melodie vocali, intricate e coinvolgenti. Davvero notevoli!

“Recall“ è poi sicuramente uno dei migliori momenti di questo esordio, un brano ipnotico e oscuro, caratterizzato da un riuscito break strumentale nel quale le armonie eseguite da un  clavicembalo rendono il tutto squisitamente teatrale e suggestivo.
Ottime anche la rocciosa “Into The Asylum“ e la lunga “Landscapes“: particolarmente riuscita quest’ultima, grazie alle sognanti melodie tastieristiche che si snodano per l’intera durata.

Il disco prosegue su livelli eccellenti e la malinconica “Stranger“, si rivela una ballad ottima, perfetta nello spezzare l’incredibile quantità di virtuosismi offerti dal quintetto nostrano. Raffinatezze che, in ogni caso, non mancheranno del tutto neanche in questo piacevole pezzo ,in cui le tastiere sono le assolute protagoniste.
Con la pesantissima “Uncharted“, torna il Power Prog in grande stile: il gruppo confeziona un’altra prova sublime che sembra uscita da “The Divine Wings Of Tragedy“ ( celebre capolavoro dei Symphony X, datato 1997).

La conclusione dell’album è affidata all’ottima strumentale “The Temple“ – traccia contraddistinta da una massiccia componente sinfonica, in cui emerge nuovamente tutta la classe del combo italiano – e alla lunga “Inside“, oltre otto minuti di sgargiante Progressive Metal che cattureranno l’attenzione dell’ascoltatore, determinando la fine di un disco realmente notevole.

“Where The Road Leads” è insomma un album da ascoltare dedicando massima attenzione, in modo da cogliere tutti i particolari e gli elementi di grande cura che potrebbero sfuggire ad un ascolto distratto.

Indubbiamente un ottimo esordio!

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Tracklist:

01. Sailing On
02. New Fading Sun
03. Hospitality
04. Recall
05. Into The Asylum
06. Landscapes
07. Stranger
08. Uncharted
09. The Temple
10. Inside

Line Up:

Bruno Di Giorgi – Chitarra
Tommi Delfino – Tastiere
Leone Villani Conti – Basso
Enrico Sidioti – Batteria

Ospiti Speciali:

Oliver Hartmann – Voce
Mark Basile – Voce
Zak Stevens – Voce
Marco Sandron – Voce
Damian wilson – Voce
Roberto Tiranti – Voce
Diego Reali- Chitarra
Simone Mularoni – Chitarra

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