Recensione: Wicked Dream

Di Riccardo Angelini - 12 Maggio 2008 - 0:00
Wicked Dream
Band: Assailant
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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65

È proprio vero che fra le maggiori difficoltà per una giovane band c’è quella di trovarsi un monicker rappresentativo e magari accattivante, ma soprattutto che non sia già stato utilizzato da qualcun altro. Sono infatti ben due le formazioni, entrambe svedesi, da annoverare sotto il nome “Assailant”: un gruppo power giunto all’esordio nel 2002 con l’album “Requiem From The Lost” e un eclettico combo di Umeå (città natale di Meshuggah, Naglfar, Nocturnal Rites e Perduader) di più recente formazione, il cui debutto “Nemesis Within” risale al 2006. Sono questi ultimi gli Assailant di cui ci occuperemo in questa sede.

Non si può certo dire che la proposta di “Wicked Dream” sia da annoverarsi fra le più originali degli ultimi anni. Gli Assailant di Umeå tentano dal canto loro di ravvivare il loro progressive/power di matrice tipicamente scandinava con una buona dose di death melodico. Ci vuole ben altro per vantare originalità in questo settore, ma bisogna riconoscere che questi ragazzi hanno diverse frecce al proprio arco. Se la componente power garantisce un’abbondante scorpacciata di melodia, gli arrangiamenti progressive impediscono alla tracce di fossilizzarsi su costruzioni troppo prevedibili, mentre la verve melodic death contribuisce a stimolare quel tanto che basta l’aggressività di chitarre e voce. Buono a tal riguardo il lavoro delle robuste asce di Marcus Sundborn e Oskar Norberg (la cui famiglia ha peraltro già fornito Nocturnal Rites e Persuader dei rispettivi chitarristi) e molto buono quello di Peter Sudqvist al microfono, soprattutto per quanto riguarda le tonalità pulite. Il suo timbro piacevolmente ruvido, ispirato (con le dovute proporzioni) a quello del maestro Lande, ben si presta a guidare le linee melodiche dei brani, coniugando con naturalezza tecnica ed espressività. Qualche riserva in più può essere mantenuta per lo screaming, a tratti un po’ troppo ruffiano nei suoi eccessi metalcore, ma pur sempre adeguato al contesto.

A funzionare è comunque l’interazione di tutti gli strumenti, con una sezione ritmica arrembante capace a più riprese di fare la differenza. È quello che accade sulla thrashy “…From The Hour Of Birth” e soprattutto su una “Evolution Of The Wind” che si lascia ispirare per ampi tratti dai Nevermore più sperimentali. Ma è anche se non soprattutto sulla breve distanza che la band si assicura buoni responsi, mettendo in fila una lunga sequenza di ritornelli azzeccati, rapidi a ficcarsi nella mente e lenti a uscirne: la tripletta iniziale “A Day Tomorrow”, “Wicked Dream”, “The Sin” parla molto chiaro in questo senso, affidando per il resto alle tastiere ipermelodiche il compito di ammorbidire i toni quando rischiano di diventare troppo duri.

Nulla di rivoluzionario insomma dal nord della Svezia, ma un disco suonato e prodotto in modo eccellente, ideale per un ascolto disimpegnato, che perdipiù fornisce alla band di Umeå un numero consistente di carte da giocare dal vivo. Vivamente consigliato agli estimatori del power più maturo, da non sottovalutare da parte degli affezionati del prog, il ritorno degli Assailant conferma le buone qualità di una band che dimostra di saper fare dannatamente bene il proprio dovere. Ottimo lavoro.

Riccardo Angelini

Tracklist:
1. A Day Tomorrow
2. Wicked Dream
3. The Sin
4. Fade Away
5. …From The Hour Of Birth
6. Catch 22
7. Soul Degenerate
8. Evolution Of The Wind
9. The Cell
10. Eternal (Acoustic)
11. Instincs

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