Recensione: Wild Life

Di Francesco Maraglino - 22 Novembre 2015 - 15:00
Wild Life
Band: John Dallas
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2015
Nazione:
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73

Luca Stanzani è un cantante, innamorato dell’american music, il quale bazzica la scena bolognese del rock da moltissimi anni. Presidio, Afterlife, Red Burn sono alcune della band con la quale il singer si è esibito, in particolare, negli ultimi tre lustri. Due anni fa, Stanzani ha realizzato il master per “Wild Life”, un album che vede adesso la luce contrassegnato dal monicker John Dallas.
Il nome del progetto, nel quale suonano, su CD, musicisti che restano curiosamente anonimi, deriva da Jon Bon Jovi e dal celebre telefilm statunitense con protagonisti J.R,, Pamela e Sue Ellen, e questo la dice lunga sui gusti di chi ha realizzato questo lavoro.
Ogni minuto dei trentacinque che costituiscono il platter, difatti, trasuda amore sconfinato per gli Eighties del glam-metal, dei Bon Jovi, dei Dokken, degli Skid Row, dei Guns’n’Roses, di certi Van Halen. Magari filtrati, talora, dal piglio ancor più heavy ed adrenalinico di certe band nordeuropee contemporanee, che comunque a quei suoni s’ispirano.

Particolarmente ispirate appaiono, in particolare, tracce come Wild Life,  catchy, ritmata, tesa e trascinante, Under Control, dall’arpeggio iniziale che apre a riff e cori spavaldi e orecchiabili, e Psycho Gameuptempo americano fino al midollo e contrassegnato da  riff avvincenti.
Si tratta di canzoni che riannodano i fili tra il metal statunitense più orecchiabile di trent’anni fa con un mood più moderno e tagliente, come fanno pure Dreamin’ On e Heaven Is, rockers arrembanti e melodici allo stesso tempo.
Falling, invece, è un brano cadenzato da riffoni hard rock ma variato da aperture melodiche da ballad, mentre Freedom è un intenso slow speziato di country evocante immense praterie. All’opposto, Love’s Fake trafigge l’ascoltatore al suono di un nervoso metal.

Wild Life, in definitiva, sancisce un esordio, per John Dallas, assolutamente promettente: pur nell’evidenza delle influenze e dell’ispirazione a ben noti modelli, il disco risulta altamente godibile e, a tratti, irresistibile, nonché sorretto da evidente, autentica, impetuosa passione per il rock’n’roll.

Francesco Maraglino

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