Recensione: Wildcrash [EP]

Di Orso Comellini - 21 Luglio 2012 - 0:00
Wildcrash [EP]
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Anno: 2012
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74

Giovani, schietti, irruenti e con i piedi ben saldi a terra: questi sono gli Ultra-Violence.

Composto da ragazzi poco più che maggiorenni, il combo torinese si forma nel 2009, con l’intento dichiarato già dalla scelta del moniker – che evidentemente richiama l’eccellente debutto discografico dei Death Angel – di ripercorrere le gesta dei gruppi che nei primi anni ottanta portarono una sferzante ventata di novità nel panorama della musica pesante: un ciclone in grado di mettere in seria difficoltà persino la dilagante scena della NWOBHM. Con il medesimo spirito e altrettanta veemenza, il quartetto, si presenta a noi con “Wildcrash”.

Sin dalle prime note di questo EP contenente cinque, distruttive, tracce, sarete travolti da un’ondata di primigenio thrash che vi scuoterà dalle fondamenta e, senza neanche accorgervene, vi ritroverete a pogare con qualsiasi cosa avrete in prossimità. Questo, infatti, è un thrash senza troppi fronzoli e alcun timore reverenziale, dotato della giusta dose di umiltà, freschezza e autoironia. Certo, niente di nuovo e innovativo, nessun tecnicismo fine a se stesso, ma ai Nostri ciò non sembra interessare minimamente, come non appare nelle loro intenzioni creare musica per nostalgici del periodo d’oro per sfruttare il revival del momento e, quindi, senza crederci fino in fondo e senza vivere e respirare questo genere musicale.

Il thrash ha già vissuto il suo periodo di massimo splendore e ha già conosciuto il proprio declino? Ormai sono passati ben due decenni e nel frattempo la musica si è evoluta e ha percorso nuove strade? Le produzioni devono essere impeccabili per rimanere al passo con i tempi e, per farlo, si deve ricorrere a ogni accortezza che le tecnologie attuali mettono a disposizione in studio di registrazione? Ebbene, gli Ultra-Violence sembrano urlare a gran voce un sonoro: «e chissenefrega!». “Wildcrash”, infatti, è un concentrato di thrash che attinge sia dalla scena a stelle e strisce dei primissimi Metallica, Exodus e ovviamente in primis Death Angel, così come di band minori come Atrophy ed Epidemic, sia dall’ignoranza di quella teutonica, con i soliti Kreator, Sodom e Destruction in prima fila. Due anime che convivono coerentemente tra i solchi dell’album e, cosa fondamentale, senza che si possa parlare di musica anacronistica: dalla sferzante opener che sembra fare il verso a “Whiplash” dei Four Horsemen (nessun plagio, comunque), alla conclusiva traccia spaccaossa “Herpes” dalle frequenze tante care a Tom Angelripper & Co., passando per gli imprevedibili cambi di tempo e i brucianti stop ‘n’ go di matrice hardcore (che caratterizzano i primi due lavori dei Death Angel) di “Frustration Of Soul”. Davvero buona poi la prova dei singoli, in quanto, pur non uscendo molto probabilmente dal Conservatorio, i quattro piemontesi sono abili nell’asservire quanto imparato finora all’economia del gruppo – che, per il momento, appare molto compatto – e ciò non può che giovare alle composizioni.

È troppo presto per gridare al miracolo, in quanto, data la loro giovane età, gli Ultra-Violence hanno ancora molto da dimostrare e soprattutto perché si tratta solo di un breve EP di debutto ancora leggermente acerbo, anche se suonato dannatamente bene e non sarebbe giusto mettere loro troppe pressioni addosso. Tuttavia, le premesse sono assai incoraggianti e i dati anagrafici sono dalla loro parte. È notizia dell’ultima ora, poi, che i Nostri si siano già messi al lavoro sul primo full-length e quindi molto presto capiremo se abbiano la stoffa per riuscire a imporsi. Per il momento, comunque, consiglio a tutti i thrasher di recuperare “Wildcrash” e assaporarne il potenziale distruttivo.

Orso “Orso80” Comellini

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Tracce:
1. Wildcrash 4:20
2. Infernal Trip 5:26
3. Frustration Of Soul 3:52
4. Inhuman Slaves 5:52
5. Herpes 2:02

Durata 21 min. ca.

Formazione:
Loris Castiglia – Voce/Chitarra
Andrea Vacchiotti – Chitarra
Roberto “Robba” Dimasi – Basso
Simone Verre – Batteria

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