Recensione: Wings

Di Eugenio Giordano - 18 Maggio 2004 - 0:00
Wings
Band: SkyLark
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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45

Questa è una recensione davvero difficile per me, non vi nascondo una certa difficoltà di fronte alla necessità di esprimermi sul nuovo disco degli Skylark “Wings” che segna un punto nodale, una svolta per essere più chiaro, nella storia della band power metal italiana per eccellenza.

Ho difeso e sostenuto gli Skylark per tanti anni, sono un fedele seguace di Eddy Antonini e della sua band fin dalle loro prime produzioni e sono dell’idea che se l’Iatlia oggi possiede una scena florida è senza dubbio merito di band come loro. Oggi mi trovo in una posizione critica, nutro ancora una grande stima nei confronti dei nostri, ma mi rendo conto di non essere solo più un semplice fan, sono un redatore di TrueMetal.it e questo mi pone di fronte a delle responsabilità nei confronti di chi legge le mie parole. Il nostro sito, lo sapete, sostiene il metal in ogni sua forma credendo fermamente nella sincerità e nella attitudine genuina di questa musica, chi legge queste pagine conosce e condivide queste prerogative ed è nostro dovere continuare a difenderle. Io ho sempre considerato gli Skylark una band power metal, dopo diversi ascolti di “Wings” il dubbio che mi assale consiste proprio nel decidere seriamente se gli Skylark suonino ancora heavy metal. Posso incominciare questa mia riflessione su “Wings” dicendo che senza possibilità di appello ci troviamo di fronte al disco più inoffensivo e privo di mordente che la band italiana abbia mai partorito. Gli Skylark sono sempre stati presi di mira per via della produzione, io penso che questi ragazzi abbiano sacrificato molto di loro per produrre nel migliore dei modi i dischi del passato e non mi sono mai sentito di puntare il dito contro di loro. In questo nuovo “Wings” purtroppo devo notare una quasi completa assenza delle chitarre elettriche massicce che sono assolutamente necessarie e indispensabili per poter definire un disco metal. Il song writing incredibilmente si è aperto verso soluzioni di facile presa, abbracciando l’hard rock degli anni ottanta nella sua forma più commerciale. A questa svolta stilistica, che deluderà moltissimo i vecchi fan, dovete aggiungere una generica tendenza a proporre pezzi troppo lavorati a livello compositivo e spesso irrimediabilmente prolissi. Mancano, è doverso sottolinearlo in questa sede, power song veloci e dirette che hanno fatto la fortuna degli Skylark in passato e che ora sembrano totalmente estranee allo stile del gruppo. Paradossalmente “Wings” sembra indirizzato a un pubblico amante dell’hard rock o dell’AOR, una cosa assolutamente impensabile per uno come me.

Il disco viene aperto da “Rainbow in the dark” un’ambiziosa composizione in bilico tra sinfonia e pomp rock, dopo strofe inflazionate da duetti vocali morbidi e inoffensivi i nostri spingono su tempi veloci ma la durata eccessiva del brano finisce per vanificare l’energia power che si percepiva nei ritornelli. Con “Summer of 2001” gli Skylark giocano con l’hard rock classico e le tastiere onnipresenti di Antonini sfornando un brano dal mood solare e ingenuo, assolutamente debole sotto il profilo metallico. Una vera hit radiofonica “Another reason to believe” possiede un ritornello di facile presa e una struttura ritmica semplice, mi spiace dirlo seriamente, pezzi come questi sono buoni da mandare al Festivalbar. Le buone idee di “Belzebu 2” vengono parzialmente messe in discussione da un ritornello troppo banale che impedisce al pezzo di decollare, ancora una volta la band spinge su una composizione di durata eccessiva risultando prolissa. Melensa, lenta, troppo morbida “Faded fantasy” è una ballad acustica insulsa e ripetitiva che peggiora solo la situazione. La ripartenza affidata a “Last ride” mostra una discreta dose di idee melodiche ma nel finale il brano perde il suo tiro franando letteralmente in una architettura asimmetrica e confusa dove le tastiere risultano eccessivamente presenti. Con “Stupid song” i nostri ritornano agli schemi hard rock delle precedenti, le parti vocali sono ispirate ma mai incisive, in generale la band non punta mai su una prestazione rabbiosa come dovrebbe essere per una metal band. La conclusiva cover dei Def Leppard “When love and hate collide” è interpretata dalla seconda cantante Kiara in maniera perfetta ma dopo un disco così debole risulta poco più che narcotica.

Se avete un’idea precisa dello stile degli Skylark del passato credo che rimarrete spiazzati completamente da questo “Wings” e credo che difficilmente riuscirete a farvelo andare bene. Non ho idea di cosa abbia spinto la band a produrre un disco come questo e di come abbia potuto credere di poter contare su una pubblicazione così inconcludente e insipida, a mio parere questo disco è stato sbagliato completamente. Mi dispiace.

1. Rainbow In The Dark
2. Summer Of 2001
3. Another Reason To Believe
4. Belzebù 2
5. Faded Fantasy
6. Last Ride
7. A Stupid Song
8. When Love And Hate Collide (Def Leppard)

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