Recensione: Wings of Forever

Di Paola Bonizzato - 12 Maggio 2003 - 0:00
Wings of Forever
Band: Power Quest
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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78

Un bel lavoro per i Power Quest, band anglo-italiana nata un paio di anni fa da un’idea di Steve Williams (tastiere) e Steve Scott (basso). Entrambi i fondatori sono ex membri dei londinesi DragonHeart, ora meglio conosciuti come DragonForce, soprattutto dopo la pubblicazione dell’album “Valley of The Damned”. Ai due Steve si vanno ad aggiungere successivamente Adam Bickers (chitarra) e due componenti dei nostrani Arthemis: Alessio Garavello (voce) e Andrea Martongelli (chitarra). Da poco si è affiancato ai Power Quest anche Andre Bargmann (batteria).
Il risultato è un debut album che trasmette energia da ogni nota, in chiaro stile Melodic Speed Power Metal. In “Wings of Forever” non c’e’ nemmeno una canzone sottotono o messa li’ come riempitivo: in ogni traccia ci sono assoli di chitarra elegantissimi e melodie trascinanti, inoltre la voce di Alessio si adatta a meraviglia alla situazione (anche se in qualche punto del disco mi è capitato di pensare che un po’ più di possenza non sarebbe guastata…).
L’intro è come la quiete prima della tempesta. L’inizio strumentale sfocia infatti in “Wings of Forever”, dal ritornello orecchiabile e riff di chitarra belli decisi. Segue una tra le canzoni che mi hanno colpito maggiormente: “Far Away”, che attacca con un inusuale coro a cappella per poi scatenarsi a ritmo sostenuto in un pezzo che tende ai grandi classici del power. Anche “Glory Tonight” non è da meno, con un attacco vivace e un giro di note nel ritornello che fa venir voglia di cantare.
La quinta traccia, “Power Quest (Part I)” è a mio parere la migliore dell’album (probabilmente se n’e’ accorto anche il gruppo stesso, altrimenti perche’ scegliere proprio questo titolo?). Bisogna aspettare ben 3 minuti per poter godere del ritornello in cui si fondono le migliori influenze di band come Freedom Call, Stratovarius ed Helloween. Tra un chorus e l’altro si alternano ottimi assoli di chitarra e di tastiere (che qui, come in altre tracce, non si limitano per nulla a rimanere di sottofondo, creando cosi’ un ottimo gioco melodico).
Chi ha già avuto modo di conoscere il sopracitato album “Valley of The Damned” dei DragonForce (o il demo che porta lo stesso titolo quando il gruppo era noto come DragonHeart) non potrà fare a meno di notare una certa somiglianza tra alcuni (lunghi) giri di note di “Revelations” e di “Beyond the Stars”. Probabilmente i due Steve non hanno potuto fare a meno di trascinarsi dietro qualche riminescenza della loro vecchia band.
Dopo una serie di pezzi ritmati al fulmicotone arriva il momento della ballad. “Immortal Plains” è stupenda, sia per i giochi di voce che si vengono a creare tra Alessio e la guest vocalist Tina Groom, sia per l’attacco e la chiusura con il pianoforte. E’ da ascoltare ad occhi chiusi.
I ritmi sostenuti riprendono con “Follow your Heart”, cui una menzione d’onore va per il testo e i cori, e “Freedom of Thought”, che contiene ancora qualche elemento tipicamente DragonForciano.
“Wings of Forever” si conclude languidamente con l’abbinamento vincente tra chitarra classica e chitarra elettrica dell’outro, lasciando un po’ in sospeso l’ascoltatore, che non potrà fare a meno (come me) di attendere pazientamente il prossimo lavoro per poter ascoltare una “Power Quest (part II)”.

Paola Bonizzato

Tracklist:
1. Prelude to Destiny (Intro)
2. Wings of Forever
3. Far Away
4. Glory Tonight
5. Power Quest (Part I)
6. Beyond the Stars
7. Immortal Plains
8. Follow your Heart
9. Freedom of Thought
10. Distant Lands (Outro)

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