Recensione: Winter in Paradise

Di Francesco Sgrò - 17 Febbraio 2017 - 0:02
Winter In Paradise
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2017
Nazione:
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75

“Winter In Paradise” rappresenta il riassunto del lavoro svolto dagli svedesi Sweet Mary Jane in cinque anni di attività.
Tutta la passione per il Rock melodico e romantico è riversata nel cuore di un album dal suggestivo artwork che, senza difficoltà, potrà catturare l’attenzione di tutti gli appassionati di quel sound arioso ed elegante che contribuì a far esplodere negli anni ’80 vere icone del genere come Europe e Magnum.

Una produzione maggiormente curata avrebbe reso il suono del gruppo più limpido ma in ogni caso questo non pone in secondo piano la qualità del songwriting proposto.

Sin dalla piacevole “Fire In Your Eyes”, ottimo brano iniziale, a dominare sono soprattutto le melodie interpretate da Tomas Berggren, vocalist in possesso di una timbrica squillante e pulita che ben si integra nel contesto di un pezzo accattivante ed orecchiabile.
Suadenti atmosfere si affacciano timidamente nella seguente “No Retreat, No Surrender”, canzone breve ed energica, utile nel porre bene in evidenza la classe chitarristica di Per Olof Åsberg e Tomas Nässlin, quest’ultimo responsabile anche dell’evocativo tappeto tastieristico.
L’anima melodica è essenzialmente la spina dorsale del disco, come evidenziato pure dalla massiccia Title Track, brano epico e potente che sembra rievocare lo spirito dei Magnum più recenti.
La seguente “Madeleine”, mostra invece un approccio musicale più frizzante e meno intimista: il risultato che ne deriva è un pezzo divertente e di pregevole fattura, anche se –  va detto – sin troppo affine nel coro alla celeberrima “More Than A Feeling”, portata al successo dai Boston nel lontano 1976.

Rilassanti e calde atmosfere animano poco dopo la graziosa “Miracle”, contraddistinta ancora dalla bravura del singer e del duo Åsberg /Nässlin.
L’ombra dei britannici Magnum torna poi ad aleggiare decisa sulle note della seguente “Carry On”, episodio che sembra essere uscito da un album come “Vigilante”, sottolineandosi positivamente per l’ottimo ritornello, semplice e d’impatto.
Un sottile velo di romanticismo caratterizza quindi  l’anima di “Angel Of Mine”, momento di valore che fa coppia con la più diretta “Surrender”, episodio che strizza l’occhio alla miglior tradizione del Melodic Rock americano tipico di band come Survivor e Bon Jovi.

La sognante “Keep The Fire Burning” aggiunge ancora un po’ di magia a questo primo album concluso con la rockeggiante “Don’t Be Too Late”, sigillo finale di un lavoro che sicuramente rappresenta un buon punto di partenza per un futuro all’insegna della buona musica.

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