Recensione: Wiped Out

Di - 6 Settembre 2003 - 0:00
Wiped Out
Band: Raven
Etichetta:
Genere:
Anno: 1982
Nazione:
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90

I Raven sono una band NWOBHM storica che ognuno di voi dovrebbe conoscere, con il loro autentico stile auto-definito “Athletic Rock” hanno firmato il loro debutto(assoluto capolavoro) “Rock Until You Drop”, e come una macchina metallica inarrestabile l’anno seguente pubblicano il loro secondo platter, Wiped Out. C’è da segnalare innanzitutto un cambiamento di produttore, la produzione affidata a Keith Nichol è senza dubbio superiore a quella del predecessore, ed è non solo la migliore produzione che i Raven abbiano mai avuto, ma a mio avviso anche una delle migliori della storia dell’HM. Le chitarre sono affilate come rasoi, il suono è grezzo e potente al punto giusto, tutto gli strumenti sono chiari e ben udibili ed il basso è protagonista come se fosse una seconda chitarra, eccellente. La formazione è rimasta immutata: John Gallagher (Basso e voce), Mark Gallagher (Chitarra) e Rob “Wacko” Hunter (Batteria), ogni componente è al massimo della forma e darà vita alla migliore opera del trio britannico. la musica è ispirata sia dall’irruenza del punk che dai miti del gruppo quali Motorhead e Judas Priest, creando un mix unico che crea il Raven sound (irrobustito dalla produzione massiccia), un sound che insieme ad un altro trio (i Venom) diede vita a ciò che poi si chiamerà Speed Metal o Thrash.

Un intro molto oscura con voce robotica ci trasporta alla prima mazzata, Faster Than The Speed Of Light, dal titolo dovreste intuire di che pasta è fatta questa song, batteria alla massima velocità (erano velocità assurde per l’epoca), chitarre che macinano riff ossessivi ma anche melodici (il suono della chitarra in questo disco è qualcosa di veramente indescrivibile, secondo me è il vero suono che l’heavy metal deve avere) ed il buon John che sia al basso che alla voce ci regala una prestazione spaventosa. Una canzone di un energia spaventosa che da sola spazza la maggior parte delle stupidate che escono oggigiorno, inoltre il brano è strutturato veramente bene, e non risulta mai monotono. La macchina metallica non si ferma con Bring The Hammer Down, che inizia con pleattrate in grado i mandare in libidine molti true metallers, per poi trasformarsi in un ottimo pezzo ne troppo veloce ne troppo lento, dal riff vincente e dal ritornello catchy. Ottimo come sempre l’assolo di Mark, uno dei miei guitar players preferiti di sempre, con il suo stile selvaggio e distruttivo, e particolarmente brillante la prova dietro le pelli dello scalmanto Rob Hunter. Un altro fulmine di pure metallo è Fire Power, lo stile è sempre quello, ma i contenuti cambiano, grazie all’incredibile bravura di songwriting del gruppo che riesce a creare composizioni rocciose rendendole allo stesso tempo catchy ma varie nei riff, questa canzone non è certo un eccezione, ottima e da headbanging puro. Un pò meno brillante è Read All About It, un riff eccezionale, una batteria terremotante, peccato che il brano non abbia la stessa presa dei precedenti (e dei successivi) e risulta un pò anonimo, è comunque una scarica di adrenalina. Ed ora per i tre ragazzotti di Newcastle è arrivato il momento di deliziarci con una gemma di una raffinatezza e potenza unica To The Limit/To The Top, otto minuti di pura musica fatta come piace a noi, che alterna parti pacate e calme a pezzi super speed dai riff assasini ad intrecci di basso che ricordano per certi versi il prog rock, qui ogni musicista della band dimostra di saper suonare con tecnica e passione. E’ sicuramente la più complessa del disco e si colloca fra le migliori di tutta la discografia del terzetto; ancora non riesco a capacitarmi come sono riusciti a rendere una canzone allo stesso tempo matura e spensierata, lenta ma anche veloce, complessa musicalmente ma catchy nel ritornello, insomma dovete sentirla per capirmi. Inferiore alla precedente ma comunque grandiosa è Battle Zone, con un inizio in distorsione si presenta come un altra scarica di elettricità pura proveniente dalla chitarra di Mark, che ci regala in questo brano alcuni giochetti degni di un vero guitar hero; ottimo il drum solo di Rob Hunter al centro della canzone, molto “tribale”. Ed ora è giunto il momento del brano Raven live per eccellenza Live At The Inferno, massima velocità, riff killer, ritornello urlato a squarcia gola da John, in due parole? Heavy Metal! Questa song ha un attitudine live pazzesca e sa far headbangare come poche, specialmente i riff divertenti di chitarra al centro del brano sono geniali; per molti è la migliore dell’album, anche se qui c’è solo l’imbarazzo della scelta. Inizio esplosivo che mette al centro dell’attenzione il fenomeno Mark Gallagher alle prese con distorsioni furiose quello di Star War, brano più lento, un mid tempo oscuro ed epico, dai riff che sprizzano malvagità da tutti i pori, un cantato a tratti triste ed a tratti urlato nella classica tradizione dei corvi; una perla assoluta dal gusto Sabbathiano. UXB è una fucilata di metal alla massima potenza, e contiene secondo il mio modesto parere uno dei riff migliori che le sei corde di Mark abbiano mai prodotto, è un riff che a me personalmente da proprio la sensazione di corsa, come una fuga da una zona ad alto pericolo. Spassosa la conclusione con John che con “l’effetto del naso tappato” dice “Attention Attention the area is not completely safe” seguito da un esplosione. 20/21 è una pura perla (anche se corta) acustica, molto simile a 39/40 del debutto (anche se inferiore a quest’ultima) ed è proprio quello che ci vuole dopo ben nove pezzi che ci hanno lasciato senza fiato, geniale questa idea degli intermezzi acustici. Con un intro di batteria irrompe Hold Back The Fire, un buon brano dal vago sapore hard rock che non mi ha colpito particolarmente, però è sempre nel trademark Raven ed è piacevolissimo da ascoltare. Di alto livello invece la closer dell’LP Chainsaw, cinque minuti di Heavy Metal puro e sanguigno senza cedimenti, ma abbastanza varia nel suo incedere da intrattenerci sempre, ottimo l’assolo del solito fenomeno che in certi tratti ci ricorda davvero una sega elettrica, e sbalorditiva (ed allo stesso molto divertente) la prova vocale decisamente “spacca bicchieri” del folle John Gallagher; se non siete ancora convinti su chi possa essere la band più wild del mondo basta sentire la conclusione di questa canzone per capirlo.

Le bonus track del remaster a cura della RoadRunner sono tre, la prima, Crash Bang Wallop è una song davvero essenziale, un ep registrato nello stesso tempo di Wiped Out e rilasciato un mesetto dopo, è dotata di un testo completamente demenziale, è ottima dal punto di vista strumentale ed allo stesso tempo fottutamente spiritosa e divertente. Da risate assolute l'”assolo vocale” di quel pezzo di John, un classico assoluto nei selvaggi live show del gruppo. Rock Hard presenta un inizio molto blues e strampalato, ma poi si presenta come la solita canzone in Raven style, gradevole ma niente di che. Idem con patate per Run Them Down, grinta bel riff ma niente di più, qualche pezzo live fra le bonus a me sarebbe piaciuto. Per concludere, questo platter è un must assoluto per ogni buon amante di questa massicia musica.
E’ secondo me fra i cinque migliori album della NWOBHM, ed uno degli album più divertenti della storia del Rock. il disco è tutto pervaso di una sensazione di sponteneità e di spensieratezza. Di tre musicisti spiritosi che suonano heavy metal fra una birra, una battuta ed una partita a Pacman, esattamente lo spirito del british metal di una volta; essenziale in ogni discografia.

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