Recensione: Wishbone Four

Di Filippo Benedetto - 29 Aprile 2004 - 0:00
Wishbone Four
Band: Wishbone Ash
Etichetta:
Genere:
Anno: 1973
Nazione:
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80

Il 1973 per i Wishbone Ash fu un anno doppiamente fortunato, sia dal punto di vista artistico che per quanto concerne il prestigio e la fama. Infatti dopo i consensi ricevuti durante il Tour promozionale al capolavoro “Argus”, la band vide crescere ulteriormente intorno a sé quel consenso che le avrebbe aperto le porte ad un successo più consistente per prossimo futuro. Fu così che, tra febbraio e marzo di quello stesso anno,  il combo si riunì in uno studio di registrazione londinese (gli “Olimpic and Apple Studios”). Il risultato delle sessioni di registrazione fu la produzione di “Wishbone Four”, quarta fatica del gruppo britannico. Questo lavoro si distingue non poco rispetto allla precedente release, in quanto meno “articolato” per quanto riguarda il songwriting e più incentrato su melodie di più facile impatto, non per questo meno belle, con riferimenti frequenti ad una certa tradizione folk rock. Ciò che poi caratterizza quest’album, è la lunghezza di alcuni brani (dai cinque agli otto minuti e mezzo) che però vengono strutturati con tale perizia da non stancare l’ascoltatore.

Apre il disco l’energica “So many things to say”, brano dove si impone un riffing hard rock quasi stradaiolo. La classe esecutiva del combo si nota subito, grazie ad un lavoro alle vocals coinvolgente ed ispirato e ad una sezione ritmica dinamica e pregevole. Ottimo il lavoro in sede solista, specialmente per quanto riguarda l’uso dello slide. Il momento più interessante del brano è quando il duo Turner/Powell si lancia in un gioco ad intrecci chitarristici molto convincente.
La successiva “Ballad of the beacon”, come da titolo, è una ballata semiacustica dove si impone straordinariamente un lavoro di basso/batteria pregevole sul quale sistendono vocals che sottolineano bene il lirismo sognante del brano (soprattutto nel bel refrain). I fraseggi solistici per chitarra elettrica che irrompono di seguito aggiungono ulteriore godibilità al pezzo. Proseguendo con “No easy road”, la band ci cimenta in un rock quasi blueseggiante, dove giocano un ruolo determinante una sezione fiati e un pianoforte che svolgono buona parte del tema fondamentale. Tocca ad “Everybody needs a friend” catturare l’attenzione dell’ascoltatore concentrandone l’ascolto su linee melodiche romantiche e intimiste, sulle quali si stendono vocals quasi sussurrate. Svolgono il tema essenziale del pezzo le chitarre acustiche che, insieme a discreti passaggi pianistici, costruiscono trame melodiche riflessive. La lunghezza di questa song, ben otto minuti, permette alla band di costruire una vera e propria suite strumentale, dove gli interventi armonici della chitarra solista quasi si intrecciano ai quelli violinistici. Al contrario la successiva “Doctor” si distingue per un lavoro ritmico votato a tempi sostenuti dove un riffing graffiante e dinamico si impone all’ascoltatore. La song si sviluppa in modo maestoso e accattivante, grazie soprattutto alle vocals che sono piacevolmente graffianti. Passando a “Sorrell”, qui il drumming si fa cadenzato, permettendo alle chitarre di concentrare l’attenzione dell’ascoltatore su preziosi incroci chitarristici che donano una certa sontuosità alla traccia stessa. Atmosfere quasi country irrompono quando si passa a “Sing out the song”. Questa track è giocata su un tema “morbido” e malinconico ma purtroppo, nonostante l’elegante esecuzione strumentale, mancando sbocchi alternativi, questo brano risulta alla fine un po’ troppo “soffusa”, rischiando di distrarre l’attenzione dell’ascoltatore.  Chiude l’album “Rock and Roll widow”, brano che può essere considerato un po’ come la sintesi dell’intero lavoro. Infatti qui il riffing si fa più “marcato”, specialmente nel refrain, con pregevoli incursioni solistiche, con lo “slide”, che donano un certo smalto al pezzo nel suo insieme. Le ritmiche sono più incisive, ma inquadrate lungo i tempi medi e le vocals sono pulite e ben impostate.

Per concludere questo “Wishbone Four” è un bell’album che segna un momento di maturità compositiva per la band britannica. Se lo si inquadra lasciandosi alle spalle lo scomodo paragone con il suo predecessore, non potrà che conquistare senza dubbio ogni amante della buona musica.     

Tracklist:

1. So Many Things to Say 
2. Ballad of the Beacon   
3. No Easy Road  Listen  
4. Everybody Needs a Friend  
5. Doctor   
6. Sorrel         
7. Sing Out the Song         
8. Rock ‘N Roll Widow

Line Up:

Andy Powell
Ted Turner
Martin Turner
Steve Upton

Produced By: Wishbone Ash  

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