Recensione: With Bare Hands

Di Massimo Ecchili - 31 Marzo 2011 - 0:00
With Bare Hands
Band: Mindflow
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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80

Spiazzante. Questo il termine più adatto per descrivere With Bare Hands, quarto full length dei Mindflow, a chi li conosceva per il debut Just the Two of Us…Me and Them (2004) e/o per il bellissimo Mind Over Body (2006) come prog metallers. Di questi due dischi, nonostante fosse disponibile il download gratuito sul sito ufficiale, i brasiliani riuscirono a vendere complessivamente 45.000 copie: non male per artisti autoprodotti e totalmente indipendenti anche nella promozione della propria musica. A chi invece li ha seguiti fino a (o a partire da) Destructive Device (2008), il cambio di rotta sembrerà meno strano. Già con il terzo lavoro risultava infatti chiaro che i Mindflow non avevano più intenzione di battere unicamente la strada del progressive metal, puntando decisamente a scrivere musica più diretta, più imbrigliata nella forma canzone ma anche meno semplice di quanto in apparenza possa sembrare. In realtà tra Destructive Device e With Bare Hands (precisamente nel 2009) c’è stata un’altra release autofinanziata: il titolo è 365 e contiene dodici brani, rilasciati originariamente uno al mese (più o meno) sul sito internet della band. Alcune di quelle canzoni, come altre prese dal già citato Destructive Device, sono poi confluite nel presente album per comporne la tracklist. Una scelta non proprio convenzionale, sulla quale avrà sicuramente pesato la firma del contratto con la Nightmare Records; la label ha però, in ogni caso, l’enorme merito di aver se non altro tentato di dare più visibilità, fuori dai loro confini nazionali, a questi talentuosi ragazzi; con quali risultati lo vedremo tra un po’ di tempo.

In cosa consiste, nello specifico, questo cambio di rotta dei musicisti di San Paolo? Se nei primi due  dischi la proposta era facilmente inquadrabile come progressive metal tout court (sebbene già nel secondo ci fosse qualche contaminazione), ora ci troviamo al cospetto di qualcosa che sfugge ad una precisa catalogazione: un metal moderno e melodico, con alcune riminiscenze prog (principalmente nelle ritmiche ed in alcune soluzioni chitarristiche), una strizzata d’occhio all’hard rock americano, una serie di refrain e bridge dal grande appeal, qualche riff che potrebbe far la differenza in un pezzo thrash, controtempi di batteria. Musicisti eccellenti, un cantante dalla voce straordinaria, un suono complessivamente molto pulito: il tutto per un risultato che non arriverà all’eccellenza, ma da una parte riesce da una parte nell’impresa non da poco di essere privo di evidenti battute a vuoto, dall’altra mostra come la band sia assolutamente affiatata, rendendo evidente come ognuno dei musicisti abbia più a cuore il risultato organico finale, che non il mettersi in mostra come singolo.

Già l’opener Break Me Out, primo singolo estratto da questo With Bare Hands, mette in chiaro come le cose siano profondamente cambiate: un ritornello ficcante come se ne sentono pochi e addirittura la comparsa della slide guitar spazzano via i potenziali dubbi sulla rotta intrapresa. Un pezzo che chiarisce ai novizi ascoltatori dei brasiliani quanto essi ci sappiano fare con i rispettivi strumenti e, al contempo, potrebbe essere una buona hit radiofonica; così come potrebbero aver fortuna commerciale Breakthrough e The Ride, tanto per citarne un paio.
Capaci di inserire degli ottimi bridge e/o ritornelli (come in Walking Tall) in grado di dar lustro a brani che altrimenti resterebbero un po’ nell’anonimato, I Mindflow si fanno apprezzare anche quando induriscono il loro sound arrivando a sfiorare il thrash contemporaneo, grazie soprattutto ai riff che escono dalla chitarra compressa di Rodrigo Hidalgo (sentire Corrupted per credere). E riff taglienti si odono anche in Destructive Device, pur se interrotti da aperture melodiche che, in questo caso come in diversi altri, fanno sempre la differenza.
Impossibile non elogiare la stupenda voce di Danilo Herbert, per il quale in alcuni episodi (come ad esempio nella title track) non appare profanante scomodare sua maestà Daniel Gildenlöw come termine di paragone; parallelo che calza anche in Thrust Into This Game, imbevuta di influenze hardcore, e in Under An Alias, nella quale Herbert mette in mostra tutta la versatilità di cui dispone, confermandosi mattatore, assieme al validissimo batterista Rafael Pensado, dell’intero lavoro.
Certo, le cupe e moderne Lethal e Shuffle Up And Deal non appaiono all’altezza di pezzi più immediati quali la bellissima Reset The Future (altro ritornello vincente) ma non per questo invogliano a premere il tasto “skip”.

Forse, ad essere pignoli, si nota come non tutte le canzoni che compongono questa release siano state scritte nello stesso periodo; di certo non aiuta il fatto che nei brani ripresi da Destructive Device sia presente Miguel Spada (ora non più in formazione) con le sue tastiere orientate all’elettronica, ma nonostante tutto si può ugualmente parlare di un lavoro nel complesso solido.
Per finire, è giusto interrogarsi su come sia possibile concepire una copertina orripilante come quella di With Bare Hands. Ben più seriamente, invece, è doveroso tributare una nota di merito ai testi: ora oscuri, ora votati a una speranza che in ogni caso sembra essere sempre presente o, quantomeno, latente.

With Bare Hands è, senza tanto girarci intorno, un disco ruffiano; fortunatamente, però, non per questo risulta anche stucchevole. Potenzialmente potrebbe piacere a tutti come a nessuno, perchè, se di metal moderno si può parlare, le sonorità proposte dai brasiliani potrebbero essere arrivate fuori tempo massimo per trovar fortuna nei canali di più largo consumo (sostanzialmente radio e televisione). Qui risiede tutta la difficoltà nel capire se quella dei Mindflow sia una scelta furba, stupida o semplicemente libera; tradotto: vogliono piacere a tutti, sono anacronistici, oppure se ne fregano e fanno quello in cui credono? Ovviamente è un quesito che non troverà mai risposta, ognuno può autoconvincersi di aver capito dove stia la verità. Quello che conta realmente, però, è che With Bare Hands suona maledettamente bene, filando dall’inizio alla fine senza grossi passi falsi.
Assolutamente consigliato a chi non si ritiene un purista e, al contrario, ha voglia di buona musica senza perdersi nella nostalgia del “si stava meglio quando si stava peggio”.

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Tracklist:
01. Break Me Out 4:51
02. Reset the Future 3:48
03. Breakthrough 5:04
04. Walking Tall 4:36
05. With Bare Hands 3:27
06. Corrupted 3:35
07. Under an Alias 4:02
08. Shuffle Up And Deal 5:06
09. Lethal 5:25
10. Thrust into this Game 4:17
11. The Ride 3:52
12. Destructive Device 6:27
13. Instinct 4:15
14. Fragile State of Peace 6:04

Line-up:
Danilo Herbert: vocals
Rodrigo Hidalgo: guitar, vocals
Ricardo Winandy: bass
Rafael Pensado: drums, percussion, vocals

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