Recensione: Wolves & Witches

Di Alessandro Calvi - 20 Gennaio 2009 - 0:00
Wolves & Witches
Band: Magica
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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50

Quarto album, e secondo sotto la AFM, per i Magica dalla Romania. La band capitanata da Ana Mladinovici torna a farsi sentire a solo un anno di distanza dal precedente “Hereafter” con questo nuovo “Wolves & Witches”. Praticamente nulla è cambiato nel sound del gruppo in questo periodo e, se già il precedente disco non brillava per originalità, lo stesso si può dire per questo nuovo cd.

Il tenore delle lyrics delle song presenti in tracklist si desume fin troppo facilmente dalla copertina. La letteratura fantasy, qui purtroppo della peggior specie, è saccheggiata di streghe, lupi mannari e altre creature allo scopo di delineare una sorta di affresco immaginario dell’Europa. Neanche il buon John Ronald Reuen aveva osato tanto, ed è quindi forse superfluo sottolineare che qui non siamo al cospetto di un capolavoro come quelli del professore sudafricano. I testi finiscono invariabilmente per ripresentare cliché usati e abusati senza aggiungere nulla, anzi, mostrando una certa predisposizione a pescare a piene mani dagli esponenti meno illustri del genere.
Anche sotto il profilo musicale, purtroppo, non abbiamo sostanziali rivoluzioni. Ana Mladinovici detta legge nel suo gruppo alla stregua di tutti i vari gruppi-clone, più o meno nuovi, nati sulla scia di Nightwish, Epica, Within Temptation, etc. Tutta la proposta del gruppo è quindi concentrata attorno alle doti vocali della cantante (in parte anche aiutate da un certo onnipresente eco). La produzione stessa è così focalizzata unicamente a valorizzare la singer, da dimenticarsi a tratti degli altri strumenti. Il risultato è che questi rimangono spesso schiacciati dalla voce troppo alta suonando incomprensibili e confusi.
In realtà qualche elemento d’interesse ci sarebbe anche in questo gruppo. Sotto alla voce lirico-gothicheggiante di Ana, infatti, non troviamo un prevedibile tappeto power-gothic-sinfonico, come sempre più spesso accade. Al contrario il sound ha un orientamento molto più heavy-style con chitarre spesso protagoniste di intrecci e melodie. Purtroppo, come si diceva prima, la produzione si è completamente dimenticata questi elementi che invece, pompati adeguatamente, avrebbero anche potuto fare un minimo di differenza con la massa. Dimostrazione ne è la nona “Chitaroptera”, traccia esclusivamente strumentale: aggressiva, varia, coinvolgente, tra le migliori di tutta la tracklist.
Il resto, duole dirlo, ricade in un magma confuso e confusionario che appiattisce gli elementi originali e mette in luce solo le scelte stilistiche più banali e scontate. Il risultato è che un disco che avrebbe potuto essere di qualche interesse, si trasforma in uno in cui la noia è dietro l’angolo.

Per concludere il quarto disco dei Magica ci presenta l’ennesima band che punta tutto sulla propria singer. In questo caso l’eccessiva predisposizione a puntare tutto sulla voce della cantante penalizza gli altri strumenti che sembrerebbero invece in grado di poter dire qualcosa di diverso. Se la componente genuinamente heavy venisse messa nella giusta luce, questi rumeni potrebbero sfornare qualcosa che riesca a farsi notare, seppur minimamente, nella grande massa di produzioni fatte con lo stampino.

Tracklist:
01 Don’t Wanna Kill 
02 They Stole the Sun
03 Hold On Tight 
04 Hurry Up Ravens 
05 Maiastra 
06 Dark Secret 
07 Just for Two Coins 
08 Until the Light Is Gone 
09 Chitaroptera 
10 Mistress of the Wind

Alex “Engash-Krul” Calvi

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