Recensione: Women and Children First

Di Filippo Benedetto - 6 Ottobre 2003 - 0:00
Women and Children First
Band: Van Halen
Etichetta:
Genere:
Anno: 1980
Nazione:
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90

I Van Halen sono stati un grandissimo gruppo, tra gli intoccabili nel panorama hard d’oltre oceano. Testimoniarono subito la loro grandezza con l’omonimo primo album. Mettete insieme il carisma quasi buffonesco di David Lee Roth, il fascino del riffing unito ad una tecnica sopraffina alle lead guitars di Edward Van Halen, l’impeccabile precisione alla batteria di Alex Van Halen, un basso senza tecnica ma con gran feeling e viene fuori una delle più grandi band hard-rock degli ultimi vent’anni. Proprio per queste ragioni recensire un disco dei Van Halen può risultare impresa ardua, ma può anche essere momento di notevole interesse.
Il disco che qui recensiamo è “Women and Children first” e, premetto, si tratta di una delle prove discografiche meglio riuscite del combo statunitense. Uscito nel 1980 e terzo album, il disco presenta una copertina semplice ma , a parere del sottoscritto, efficacissima nel ritrarre una band invero e proprio stato di grazia e affiatamento: una foto in bianco e nero ritraente la band al completo, che fa quasi cerchio intorno al chitarrista e leader Eddie Van Halen intento nell’esecuzione di chissà quale assolo. Si comincia con “And the cradle will rock” ed è subito uno splendido riff di Eddie ad aprire le danze, sorretto da una ritmica basso/batteria tanto coinvolgente quanto perfetta in ogni piccolo particolare. Come al solito “Diamond Dave” interpreta in maniera superba la track, con la sua caratteristica timbrica vocale e con cori molto accattivanti. Il refrain è dei più riusciti dell’album ed è così semplice e diretto che quasi fa venir voglia di cantarlo a squarciagola. Il tutto è impreziosito da un assolo melodico e tecnico allo stesso tempo, che eleva ulteriormente il livello già ottimo dell’intera struttura della track. Dopo questa eccellente opener la band ci regala un altro bel momento con la seguente “Everybody wants some”, pezzo introdotto dal buon Alex Van Halen che con ritmi quasi tribali introduce una song diretta ma articolata allo stesso tempo. David Lee Roth in questo brano si cala perfettamente nelle varie atmosfere che si susseguono l’una dietro l’altra: da quella quasi cupa, all’”apertura” nel ritornello principale che anche questa volta ti si stampa dritto nel cervello. In questa song non sono presenti assoli, ma questa mancanza non rende affatto noioso l’ascolto dell’interno brano. Un giro di chitarra quasi blues e un cantato, quasi accennato, che sembra gridare disperazione seguito da un assolo magnificamente interpretato da Eddie introducono alla seguente “Fools”. Il pezzo è costruito su un tempo medio e il riff portante è pesante anche se non eccede di molto rispetto al cantato di Dave, che fa quasi da contrasto. Convincente risulta il refrain, che viene forse ripetuto troppe volte nel corso del brano, cosa attutita da un assolo ben innestato, che ne rende godibile l’ascolto.
“Romeo Delight” è una ventata di freschezza, con riff sostenuti da un drumming efficace e brioso. Anche in questa song si alternano momenti più vivaci ad intermezzi più distesi. La track è nel complesso molto tirata e anche qui la tecnica sopraffina di Eddie, nonostante non la incanali in assolo, la fa da padrona. Una intro cupa e minacciosa ci introduce ad un’altra song frizzante e dal ritmo incalzante, “Tora! Tora !”. La ritmica basso/batteria sembra rincorrersi con il graffiante riffing di Eddie e il tutto risulta molto diretto, piacevole e decisamente “adrenalinico”. Pure qui niente assoli, ma una scarica di riffs uno dietro l’altro, sparati nell’orecchio quasi solo per annientare dubbi, se mai ce ne fossero stati, della compattezza del suono dei Van Halen. Un attacco molto vigoroso, costruito su poche ma secche pennate di plettro, ci introduce alla seguente “Loss control”. La track è molto tirata, con una perfetta sincronia tra la sezione ritmica, davvero eccellente, e il riffing di Eddie che sa dare quel senso di tensione dettato dal titolo stesso della song. Anche qui, purtroppo, non troviamo traccie di assoli ma un coinvolgente rincorrersi di riffs al cardiopalma sui quali si inserisce la ottima prestazione vocale di “Diamond Dave”. “Take your wiskey home”, settima track, presenta un intro acustica blueseggiante che poi lascia spazio ad un riff per chitarra elettrica molto cadenzato e quasi suadente. La canzone è molto gradevole e l’assolo elegante ne impreziosisce la già buona fattura. “Could be this magic” è una song acustica che sembra incisa quasi per divertimento dal combo statunitense, e se si vola con la fantasia sulle note del pezzo sembra quasi di vedere i membri della band al completo, in cerchio, a suonare sorridenti e cantando il simpatico ritornello. Il disco si chiude con “In a Simple Rhyme” e qui la bravura dei quattro musicisti nell’amalgamare elegantemente momenti di grande melodia a parti più d’impatto sonoro è quasi magistrale. Bellissimo l’arpeggio di apertura, che introduce ad un riff elettrico pieno di brio, che viene sostenuto da una sezione ritmica più vitale che mai. La parte centrale dei quest’ultima canzone presenta un assolo in piena linea con la leggera accelerazione del riff di base, che poi cederà di nuovo il posto al romantico arpeggio iniziale che chiuderà in maniera egregia la song.

In sostanza questo “Women and Children first” è un gran bell’album che ritrae la band nel pieno fervore compositivo e nel momento di maggior affiatamento tra i membri “storici” di una delle band di punta del panorama hard-rock mondiale.

Filippo “oldmaidenfan73” Benedetto

Tracklist:
1. And the Cradle Will Rock…
2. Everybody Wants Some!!
3. Fools
4. Romeo Delight
5. Tora! Tora!
6. Loss of Control
7. Take Your Whiskey Home
8. Could This Be Magic?
9. In a Simple Rhyme

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