Recensione: Woodempire

Di Stefano Burini - 24 Dicembre 2013 - 15:22
Woodempire
Band: Woodwall
Etichetta:
Genere: Sludge 
Anno: 2013
Nazione:
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73


I Woodwall sono una giovane band proveniente dalla Lunigiana (che Wikipedia ci insegna essere «una regione storica italiana, suddivisa dal punto di vista amministrativo tra Liguria e Toscana e traente il proprio nome dalla città romana di Luni») e, con il sostegno della Red Sound Records, arrivano proprio quest’anno alla pubblicazione dell’esordio sulla lunga distanza, il nuovissimo “Woodempire”.
 
Guardando la copertina ed ascoltando i primi istanti della opener/titletrack, i riferimenti stilistici del quartetto toscano sono immediatamente identificabili e rimangono un leit motiv costante lungo tutta la durata dell’album. Le vocals grigie e sommesse di Matteo Signanini si fondono in un tutt’uno con il densissimo tappeto strumentale intessuto dalla sua stessa chitarra, dal basso di Massimo Cornali e dalle tastiere sintetiche di Paolo Cipolla, con Pietro Giroppi a dettare i ritmi dietro le pelli. Il risultato di questa alchimia si riflette in un sound marziale e “paludoso” nel quale lo stoner si intreccia con il doom, sfuma nello sludge e flirta con il post metal, dando ampio spazio a sezioni strumentali dal gusto fortemente psichedelico quando non addirittura progressivo.
 
Quando la coerenza e la qualità della musica si mantengono su determinati livelli, risulta poi prevedibilmente difficile operare un track by track e un album come “Woodempire” ne è un esempio assolutamente calzante. In questo modo, anche quando il ritmo si eleva maggiormente, andando ad invadere territori cari ai mitici Kyuss (come accade in “Locrian” o nella possente strumentale “Red Toad”), l’impostazione “gutturale” della voce di Signanini così come le atmosfere tipicamente cupe del sound dei Woodwall ci trascinano di nuovo nelle sabbie mobili dello sludge. Se, quindi, oltre a quello dei pionieri di Palm Desert gli altri nomi che vi stanno balzando alla mente sono quelli di High On Fire, Sleep e Isis siete con ogni probabilità sulla strada giusta.
 
Forse solo sulla chilometrica “Walden”, undici minuti di musica liquida e stordente al limite del rumorismo i Woodempire paiono un po’ esagerare con l’ambizione, andnado a creare un pezzo  tanto fascinosamente sospeso tra sonno e veglia e colmo di ottimi spunti, quanto nei fatti un po’ tirato per le lunghe e passibile di qualche sforbiciata qua e là. Chiude, all’insegna del ritmo e rimettendosi sulle tracce degli episodi migliori di “Woodempire”, la riuscitissima “Holocene/Cambrian”, con addirittura qualcosa dei Mastodon e dei The Ocean, a testimoniare il grande bagaglio artistico dei toscani. 
 
Tanta sostanza e pochi fronzoli, quindi, per un lavoro, come anticipato, di non semplice ascolto ma in grado di dare discrete soddisfazioni a chi nella musica cerca l’atmosfera più che il puro impatto sonoro. Un’altra bella sorpresa proveniente dal sempre nutrito underground tricolore.

Stefano Burini

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