Recensione: World of Black and Silver

Di Alessandro Calvi - 4 Ottobre 2003 - 0:00
World of Black and Silver
Band: Crystal Eyes
Etichetta:
Genere:
Anno: 1999
Nazione:
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75

Album di esordio, dopo quattro demo autoprodotti, per gli svedesi Crystal Eyes che nel 1999 fanno uscire per la Crazy Life Music questo “World of Black and Silver”.
Come la maggior parte dei dischi d’esordio di band che hanno avuto una lunga e prolifica stagionatura nell’ambiente dell’underground, anche questo cd presenta gran parte delle canzoni registrate sui demo, ovviamente parzialmente ri-arrangiate e ri-registrate con una migliore produzione.

Lascia un po’ di amaro in bocca però il constatare che la band non ha ricevuto il benvenuto che meritava. Nonostante buone recensioni, alcune persino entusiastiche, piovute su questo album da quasi ogni parte del mondo, il pubblico si è mostrato freddo di fronte ai Crystal Eyes che invece avrebbero probabilmente meritato di più.
Dico così perchè in effetti non ci troviamo di fronte all’ennesima band clone, che presenta il solito power infinitamente riciclato, ma riesce, pur rimanendo all’interno dei canoni stilistici del genere, a presentare una proposta musicale decisamente personale.
In molti potrebbero ritrovare, nel sound di alcuni passaggi delle canzoni di questi svedesi, richiami a nomi noti come Helloween, GammaRay, Blind Guardian, Hammerfall, Iron Maiden, e io sono perfettamente d’accordo con loro.
Questi richiami ci sono e si sentono, ma il modo in cui compongono e suonano i Crystal Eyes è decisamente personale perchè non hanno composto una canzone ALLA Blind Guardian e una canzone ALLA Helloween per ingraziarsi i fan di ognuna di queste band, semplicemente hanno creato un proprio modo di suonare power in cui confluiscono una serie di elementi molto diversi tra loro e che di volta in volta ricordano questo o quell’altro gruppo.

È un po’ difficile da spiegare probabilmente come concetto e forse non sono riuscito a farmi capire bene, quello che volevo dire è che nelle canzoni dei Crystal Eyes si possono trovare tutti insieme, affiancati l’uno all’altro, passaggi melodici, cori epici, altissime voci in clean e voci roche e aggressive, sfuriate di batteria, assoli a due chitarre e riff di scuola inglese anni ‘80.
A tutto questo va inoltre aggiunto che la band svedese si rifà molto più al power tedesco che alla corrente sviluppatasi nel proprio paese, ovviamente però sempre prendendo ciò che di migliore era stato proposto sia dall’una che dall’altra. Il tutto però senza che le canzoni sembrino un brutto collage di cose diverse, ma in un continuo fluire senza soluzione di continuità che al sottoscritto ha dato veramente l’impressione di trovarsi di fronte a una delle nuove proposte più valide del panorama power di questi anni.
Il loro sembra essere effettivamente un processo continuo di assimilazione degli insegnamenti degli altri, a cui ha fatto seguito un processo di interiorizzazione ed elaborazione che hanno portato questi elementi ad entrare a far parte del loro modo di suonare, cambiando si in parte il loro stile, ma anche cambiandosi a loro volta per adattarsi alla ricerca di originalità della band.

Un po’ meno originali sono invece i testi, da questo punto di vista la band non si stacca neanche di una virgola dagli stilemi classici del power che esigono canzoni classicamente fantasy, così si passa dalle guerre galattiche della prima “Interstellar War”, alla battaglia tra un re e uno stregone malvagio in “The Power Behind The Throne”, a storie di draghi con “Dragon’s Lair”, a battaglie per i mari in stile Running Wild in “Rage on the Sea”. Si discostano un po’ “Eyes of the Forest Gloom” e “Extreme Paranoia”, entrambe incentrate sulla paura: la prima parlando di un incubo, la seconda entrando nella testa di un paranoico. Il brano più interessante da questo punto di vista è invece la title-track “World of Black and Silver” che presenta un inedito punto di vista, lascio a voi scoprire quale.

Per concludere, si tratta del disco di esordio di una band un po’ sottovalutata che è stata capace, secondo me, di sviluppare uno stile personale e interessante, in un periodo in cui non è facile uscire dagli stereotipi di un genere che purtroppo tende sempre più spesso a riciclarsi, forse anche a causa di case discografiche che non hanno più il coraggio di osare nel ricercare qualcosa di veramente originale. I Crystal Eyes con questo primo album hanno messo a frutto i loro anni di militanza nell’underground per creare una proposta musicale personale e concreta, secondo me ci sono riusciti.

Tracklist:
01 Interstellar War
02 Gods Of The World
03 Winds Of The Free
04 The Power Behind The Throne
05 The Dragon’s Lair
06 Eyes Of The Forest Gloom
07 Rage On The Sea
08 Victims Of The Frozen Hate
09 Extreme Paranoia
10 Glory Ride
11 World Of Black And Silver

Alex “Engash-Krul” Calvi

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