Recensione: World On Fire

Di Daniele D'Adamo - 24 Marzo 2015 - 19:21
World On Fire
Band: Soman
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2014
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
55

Ancora una proposta da quell’incredibile fucina di band dedite al metal estremo che risponde al nome di Genova. Stavolta si tratta dei Soman, accaparrati dall’instancabile label Buil2Kill Records per dare alle stampe “World On Fire”, debut-album di una carriera cominciata nel 2011.

“Word On Fire” rappresenta, come spesso accade di questi tempi, una sorta di ibrido fra death e thrash; oscillando – come stile – fra l’uno e l’altro a seconda delle song. Attenzione: non si sta affermando che i Soman non siano in grado di mantenere ben definito e soprattutto inalterato il proprio marchio di fabbrica lungo la durata di un platter.

Anzi, una volta di più ci si chiede come sia possibile che, dei musicisti così acerbi, riescano a rendere così bene un sound mostruosamente massiccio e compatto. Scevro da indecisioni e cadute di energia. Come da ensemble scafato da lustri di frequentazione di studi d’incisione e palchi di teatri. Ciò che s’intende sottolineare, al contrario, è che la linea di confine che separa death e thrash, in “Word On Fire”, è continuamente attraversata in un senso o nell’altro, senza che però venga snaturato il naturale stile dell’act ligure.   

Da un lato ci sono, difatti, le due asce di Pietro Giovani e Luca Ansevini, il cui background fissa inequivocabilmente le proprie radici nel thrash: riff quadrati, pesanti, massicci, compressi dalla tecnica del palm-muting. Dall’altro c’è Stefano Rodano, growler impeccabile nella sua interpretazione da deathster di lungo corso. In mezzo, c’è il drumming di Maurizio Caviglia, che raramente sfonda il muro dei blast-beats, e il basso di Mattia Merlo, dal suono caldo così come da retaggio heavy metal.

Un sound, insomma, che pur non presentando elementi d’innovazione e/o di originalità, ha la sua bella personalità, sicuramente coincidente con il migliore punto di forza della band del capoluogo della Liguria.

Il punto debole, venendo alle note negative, risiede nel songwriting. Evidentemente acerbo per far sì che, da “Genesis” a “The Last Exhalation”, si riesca a cogliere nelle varie canzoni delle peculiarità tali da renderle interessanti. E non, come vien da dire, come delle eccellenti esercitazioni in materia, irreprensibili sotto ogni punto di vista scolastico ma prive di carattere e anima.

Un giudizio forse ingeneroso o troppo critico ma, a ben vedere, le differenze che si possono cogliere fra un episodio e l’altro non sono poi molte, giacché – alla fine – sembra di aver di fonte un monolite invece di una scultura dalle forme armoniose. Con che, inevitabilmente, il risultato finale porta un po’ di quella noia che si vorrebbe sempre evitare, quando si tratta di un’opera artistica.

Tutto ciò, tuttavia, è presumibilmente da imputare specificamente al fatto che i cinque della Superba debbano ancora affilare le armi, soprattutto in fase di scrittura, per raggiungere la sufficienza artistica. Quella tecnica c’è già e si può mettere da parte: occorre migliorare, e non poco, la misteriosa arte di mettere su rigo musicale le note in modo che il loro insieme suoni irresistibile, ma anche quasi, per l’orecchio umano.

Daniele “dani66” D’Adamo

Ultimi album di Soman

Band: Soman
Genere: Death 
Anno: 2014
55