Recensione: World Under Fire

Di - 29 Luglio 2012 - 0:00
World Under Fire
Band: Vendetta
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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60

L’originalità non è di certo la forza dei Vendetta, band inglese che con “World Under Fire” sigla la  terza uscita discografica per Lion Music
Un moniker non proprio inusuale ed un’iconografia tutt’altro che nuova: la creatura alata, come nei lavori precedenti, fa la sua comparsa su una copertina dai toni decisamente meno oscuri e dal taglio gradevolmente fumettistico, ma che di certo non regala sensazioni di tranquillità.

Così come il soggetto in copertina da un senso di continuità, anche le sonorità proposte dai quattro ragazzi di Newcastle rimangono sostanzialmente immutate: l’album trasuda heavy metal da ogni suo brano, rimarcando il classico stile inglese e riportando alla mente band come Iron Maiden, Saxon e Judas Priest, la cui influenza si fa nettamente sentire, dando in più di una occasione quella sensazione di già ascoltato che senza dubbio non facilita il compito della band.

Inserito l’album nel lettore si parte con la singola chitarra distorta di “Convergence”, intro che si butta direttamente in “Halo in Black”. Il grande lavoro proprio delle chitarre, viene vanificato da un refrain banale e dalla poca incisività del cantante Edward Box, non certo un novellino alle prime armi.

“Machtpolitik”, sfiora i limiti della noia se non fosse per l’assolo – unica cosa che per fortuna tiene svegli: un peccato giacché con la semiacustica “Veil of Emphaty”, brano vagamente Judas oriented, i Vendetta danno una buona prova di quello che potrebbero fare piuttosto che accontentarsi di un semplice compitino, arricchendo il pezzo con ritmiche più coinvolgenti ed un cantato più convinto.
“Blast Radius”, che si presenta come l’episodio migliore del cd, sembra uscita direttamente da un album degli Iron Maiden, mentre le successive “Lords of Chaos” e “Fragmented Reality”, non apportano nessuno scossone al proseguimento dell’ascolto e scontano tutte la stessa grave pecca: il songwriting, che all’alba di questa terza uscita dovrebbe ormai essere meno scontato e ingessato da rime forzose che riescono solo ad appesantire l’esecuzione dei brani.

Poi, quando ormai sembra che si sia detto, tutto arriva “The Ghost Inside”, che con un pregevole giro di basso ed il supporto dal grande lavoro di pedali del batterista Lee Lamb, dimostra come con un po’ di personalità e qualche idea in più, si possa offrire una interessante e moderna concezione di heavy metal.
Nelle zone conclusive, “All Your Setting Suns”, è una suite di circa sette minuti, varia e piacevole, con un cantato che ricorda da vicino lo stile di Biff Byford (soprattutto nei cori) mentre “We Are Legion”, rappresenta la classica chiusura epica, da veri guerrieri del metallo.
Chitarre graffianti e coro semplice e diretto, candidano il brano a diventare un buon cavallo di battaglia in sede live.

Nonostante la produzione accettabile, e la fatica profusa, i Vendetta non sono certo portatori di novità, mostrandosi troppo ancorati al passato e con ben poca voglia di assumersi rischi o sviluppare pienamente le proprie idee.
Un paio di qualità che nel mercato discografico odierno sono fondamentali se si vuole continuare a esistere: l’alternativa è l’oblio.

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Tracklist:

01.    Convergence
02.    Halo in Black
03.    Matchpolitik
04.    Veil of Emphaty
05.    Blast Radius
06.    Lords of Chaos
07.    Fragmented Reality
08.    The Ghost Inside
09.    All Your Setting Suns
10.    We Are Legion

Line Up:

Edward Box – voce, chitarra
Pete Thompson – chitarra
Gary Foalle – basso
Lee Lamb – batteria

 

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