Recensione: You Will Never Be One Of Us

Di Andrea Poletti - 22 Giugno 2016 - 1:04
You Will Never Be One Of Us
Band: Nails
Etichetta:
Genere: Grindcore 
Anno: 2016
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
75

Il male, la sofferenza, il dolore, l’intolleranza, l’inaccettazione, l’odio, il rifiuto, l’ostilità, l’inadempienza, la furia. Tutti fattori che portano ad un unico minimo comune denominatore: Nails.

Terzo parto per questo trio statunitense che in poco più di venti minuti (considerando il passato è un evento non indifferente) offre dieci canzoni al limite dell’estremismo concettuale, oltre che musicale. Un tir in faccia a 150 Km/h che non da segni di frenata, questo è proporzionalmente l’unico esempio che può essere quantomeno avvicinabile a questo nuovo “You Will Never Be One Of Us”. Solitamente la spiegazione e il “racconto di un album è proporzionale alla sua durata, cerchi di estirpare ogni singolo dettaglio e farne saccoccia per delineare una visione comune al tutto. Paradossalmente alla sua fugacità questo nuovo parto è pieno di dettagli che rischiano quasi di sfuggire ad un ascolto distratto e senza troppe pretese. Rapportato il detto “Nella botte piccola c’è il vino buono”, possiamo dunque capire che qui, di carne al fuoco ne troviamo parecchia; meglio così viene da dire piuttosto che un dizionario di banalità, come spesso accade perché ogni album di death/grind/hardcore o qualsivoglia genere estremo come questo, che provano a genrare il tutto solamente attraverso velocità e immediatezza. I Nails si distinguono dalla massa, di qualsiasi genre, oltre che per la violenza senza paragoni, per la intensità e il fattore “crederci” di ogni loro singolo brano. Nulla è lasciato al caso e il fatto di potersi ascoltare di fila ogni album 3 volte nel giro di un’ora facilita il tutto, mantenendo alta l’attenzione e la voglia di desirarne ancora, ancora ed ancora.

Non c’è onestamente molto da descrivere qui dentro che non sia un costante martello pneumatico in faccia attraverso otto canzoni sotto i due minuti, una di tre e la conclusiva “They Come Crawling Back” di ben otto, che equivale al 40% dell’intera durata. Un brano che si discosta moltissimo dal classico suono dei Nails per la capacità di riuscire rimanere fedele alla casa pur inserendo al suo interno movimenti tipici del doom e della psichedelia che lo rendono unico alla pari di nient’altro. Da scoprire. Sul resto delle tracce si può percepire una propensione leggermente più hardcore rispetto al passato che tende a mettere la pecedente aurea black in un piccolo angolo, pur non sparendo completamente. Certamente i ritmi serrati e la chiara intenzione di andare oltre le barriere del suono rendono il tutto al meglio, perché fine ascolto non si può fare altro che premere play nuovamente e desiderare di morire dentro un poco ancora. La vecchia scuola statunitense che si unisce a quella europea per regalare al mondo il disco più violento di grind/hardcore dell’intera annata. 

Non v’è molto da aggiungere, un album che si ascolta in apnea prima di distruggere qualsiasi cosa si presenti sul nostro cammino. Un fulmine nella radura ed il terreno bruciato pochi secondi dopo, alla pari del pugno di “Vulgar Display of Power” come manifesto per l’atrocità radicata nel mondo. L’ematoma cerebrale è dietro l’angolo. Non c’è scampo, “You Will Never Be One Of Us” si subisce senza rendersi conto che si è già morti dentro, il manifesto della società moderna quale incipit per svegliarsi dalla paralisi mentale dell’uomo medio. Astenersi deboli di cuore.

Ultimi album di Nails