Recensione: Zos Kia Cultus

Di Matteo Bovio - 23 Aprile 2003 - 0:00
Zos Kia Cultus
Band: Behemoth
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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85

Zos Kia Cultus non è un album, è una valanga pronta a travolgervi e sotterrarvi alla prima occasione… Piaccia o no, è il frutto di un’evuluzione, che vede una band prendere le distanze in maniera oramai assoluta dal proprio passato, e sviluppare un discorso del tutto nuovo. I Behemoth si sono oramai lanciati da qualche anno nell’impetuoso torrente del Death metal, e tutto quello che c’era da imparare l’hanno appreso ed applicato alla grande; così sono giunti ad un lavoro che potrà solo essere da esempio per tutti coloro che nel futuro decideranno di intraprendere una simile strada. Con questo ennesimo cd il gruppo ha dimostrato di possedere una maturità compositiva sicuramente frutto dell’esperienza sino a oggi acquisita, ma allo stesso modo di una genialità quasi innata che ha trovato diversi modi di svilupparsi in tutti i loro lavori.

Chiuse le porte con quello che fu il loro periodo black, oggi i Behemoth sono pronti a farsi apprezzare anche da chi di voi magari li aveva sempre ignorati. “Horns Ov Baphomet” ci introduce in questo nuovo capitolo della loro carriera in maniera sorprendente: non aspettatevi fin da subito un assalto frontale, perchè quello che vi aspetta è una band che non solo è capace di far male, ma che sa anche lavorare con classe. Rinunciando alla facile tentazione di lasciarsi andare ad esclusive sfuriate, l’inizio è al contrario giocato su mid-tempos ed armonizzazioni elaborate.

Per dare il via al vero e proprio massacro dovremo aspettare la successiva “Modern Iconoclasts”, nella quale i tempi si fanno decisamente più serrati sia a livello ritmico che chitarristico. Una cosa è certa: se encomiabili sono i livelli di velocità raggiunti dal gruppo, ancora più evidente è il modo in cui questa viene conciliata con strutture sensate e elaborate. Insomma, il death metal dei Behemoth è ancora anni luce distanti da quello della maggior parte dei grandi nomi della scena, è ancora qualcosa che sa stupire e che affascina con colpi di scena continui.

Se vogliamo andare su brani più classici, con riff e tempi quasi thrash, allora basta spostarci “No Sympathy For Fools”, ottava traccia del lavoro. Molto accattivante, potente e diretta, capace di mostrarci l’enorme versatilità del batterista Inferno, in grado di reggere tempi impossibili così come di trovare soluzioni adeguate in ogni circostanza. E dopo questa “parentesi”, il gruppo riprende la lunga cavalcata verso la conclusione, anzi, la regina delle conclusioni. E’ difficile sbilanciarsi parlando di queste cose, ma, se proprio dovessi, punterei su “Heru Ra Ha Let There Be Might” come uno dei brani death metal più devastanti di sempre; se anche il resto dell’album fosse stato una vera schifezza, vi assicuro che un finale così ne avrebbe risollevato all’inverosimile le sorti. Un brano tiratissimo, dove Nergal ha modo di dare sfogo a tutta la propria enorme potenza vocale.

I Behemoth hanno dato il definitivo colpo di spugna a tutti i rimasugli sui vari discorsi di fedeltà sonora e a tutte le critiche che hanno accompagnato il loro cambio di rotta, e l’hanno fatto proprio con questo cd; Zos Kia Cultus è la definitiva conferma del grande stile di questo gruppo, capace di sfornare grandi lavori a prescindere dal genere e dallo stile. E soprattutto la promessa di un futuro potenzialmente ancora migliore, visto che mi pare evidente l’evoluzione che da Sathanica in poi li ha coinvolti. Sicuramente l’attesa del prossimo cd sarà molto piacevole accompagnata dalle note di questo ennesimo piccolo capolavoro…
Matteo Bovio

Tracklist
01. Horns Ov Baphomet
02. Modern Iconoclasts
03. Here And Beyond
04. As Above So Below
05. Blackest Ov The Black
06. Hekau
07. The Harlot Ov The Saints
08. No Sympathy For Fools
09. Zos Kia Cultus
10. Fornicatus Benefictus
11. Typhonian Soul Zodiack
12. Heru Ra Ha: Let There Be Might

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