Live Report: Tankard +Guests a Romagnano Sesia (NO) e Calenzano (FI)

Di Orso Comellini - 25 Novembre 2012 - 8:50
Live Report: Tankard +Guests a Romagnano Sesia (NO) e Calenzano (FI)

In seguito all’uscita di “A Girl Called Cerveza”, i thrasher teutonici Tankard sono scesi alle nostre latitudini in compagnia di alcuni ospiti d’eccezione, per due show infuocati dall’alto tasso alcolico e adrenalinico. Un’occasione che Noi di TrueMetal.it non potevamo farci sfuggire!

A voi il resoconto di quelle due splendide serate… Buona lettura!

 

 

Stasera alla Rock’n’Roll Arena si sono riversati tutti gli amanti del divertimento, della birra e soprattutto del thrash metal, infatti si esibiranno due band d’eccezione che rispecchiano perfettamente lo stile alcoholic live, si tratta dei birrafondai TANKARD, una delle band capostipiti del thrash tedesco anni Ottanta, affiancati dai fedeli compagni di polenta e Bonarda UL MIK LONGOBARDEATH.

Report a cura di Giacomo Cerutti

 

In apertura alla serata troviamo gli STORY OF JADE, band italiana emergente con all’attivo l’EP “The Factory Of Apocalipse” (2006) e il debut album “The Damned Next Door” (2011). L’entrata in scena li fa sembrare una band seguace degli Atroci, in quanto usano come intro la sigla dei Muppets, truccati con face-painting, teschi e macabri mascheroni artefatti portati al momento come scenografia. Dopo una rapida presentazione da parte del cantante/bassista Bapho Matt, stupiscono i pochi presenti, sfoderando un potente heavy/thrash metal con tematiche horror, influenzati da band di nicchia quali King Diamond e Death SS. Riescono bene nel loro intento: le canzoni hanno un sound compatto, le chitarre di AG e Matt Huntzer sono solide, le linee di basso ben strutturate, la voce di Bapho Matt grezza ed aggressiva e Yndy T. Witch dietro alle pelli si destreggiava con scioltezza. Nell’insieme i pezzi hanno un bel tiro, orecchiabili ed incalzanti. Inoltre durante la penultima canzone, hanno saputo conferire allo show una sorta di inquietante teatralità, grazie all’entrata on stage di una valletta con tanto di cerone e abito di stoffa rossa e plastica trasparente, che con movenze sensuali si aggira tra i componenti maneggiando le macabre maschere. Nonostante la scaletta ridotta lasciano un segno positivo, ricevendo sonori applausi.

 

Inizia ora la parte più divertente della serata, diamo un caldo benvenuto ad una band che ormai non ha più bisogno di presentazioni e che gioca, diciamo, in casa: gli UL MIK LONGOBARDEATH, band milanese fondata nel 1993 da Ul Mik, cantante e compositore già militante nella thrash/metal band, Vexed. Ciò che rende particolare questo suo progetto, è l’originale abbinamento del loro hard rock unito al cantato in dialetto meneghino, il tutto in un clima festoso e soprattutto alcolico. Dei loro dischi, sicuramente “Polenta Violenta” (2007) è stato il trampolino di lancio, a seguire “Bonarda bastarda” (2008) grazie al quale hanno riscosso una fama internazionale, che li ha portati a suonare molteplici volte in numerosi pub e festival locali. Vengono accolti con grida e corna alzate quando Ul Mik introduce il primo pezzo con: “Ciao bela gent! Vista la serata abbiamo pensato di portarvi da bere… Bonarda Bastarda!”, il pubblico esaltatissimo balla e canta a squarciagola, l’atmosfera e gli animi si riscaldano, la band sprizza energia ed allegria. Ul Rob e il nuovo arrivato Ul Mirko rimangono ai lati dello stage sfoderando ritmiche hard rock/heavy, mentre Ul Teo non sta fermo un secondo torturando il basso, infine Ul Giugin, instancabile battitore di pelli. Ul Mik come sempre si dimostra un ottimo frontman ed un simpatico intrattenitore nel raccontare aneddoti introduttivi ai brani, inoltre in scaletta oltre ai classici tipo “L’ass De Picc” e “F.B.L.O.” danno spazio a “Porta romana” e “Luciano” tratti dal fresco lavoro “Calibro Rovente”. Infine con “Polenta violenta”, canzone divenuta una sorta di inno, terminano una performance di tutto rispetto, acclamatissimi sia dai fedelissimi che dai nuovi ascoltatori, ai quali ricordarono: “polenta e vin ros a fa ben ai oss!! Ciao bela gent!”.

Setlist:
Bonarda Bastarda
A L’è Festa
Porta romana
Natasha International
L’ass De Picc
F.B.L.O.
Te Me Fee Girà I Ball
Luciano
Polenta Violenta!!!! (D.O.C.)


 


Ora che i presenti sono ben rodati, approfittano del cambio palco per fare un ulteriore rifornimento al bar, per essere pronti ad alzare i boccali verso i fondatori dell’“alcoholic/thrash metal”. Infatti i mitici TANKARD vengono accolti con applausi e brindisi, a cui il rotondeggiante Andreas (Gerre) Geremia ricambia con uno squillante “salute Italia!!”, irrompendo con la doppietta “Zombie Attack” e “Time Warp”. La gente posa le birre e si tuffa in un pogo indemoniato. Dopo trent’anni di ‘bevuta’  carriera iniziata nell’82 a Francoforte, il loro nastro trasportatore non si è fermato, arrivando a quota “quindici boccali”, da cui hanno attinto pezzi intramontabili come “The Morning After”, “Alcohl”, “Mind Of The Moon”, “Rectifier”, “The Beauty and the Beast”, “Stay Thirsty!” e, dall’ultimo versato,  “A Girl Called Cerveza”, di cui oltre alla title-track hanno eseguito “The Metal Lady Boy” e “Not One Day Dead”. La band è in forma smagliante, Gerre dondola per il palco, cantando visibilmente allegro e la sua voce è impeccabile. Frank Thorwarth dinamico ed energico, per la maggior parte del tempo mentre suona il basso, saltella sul posto come sui carboni ardenti, Andreas Gutjahr getta incessantemente riff frenetici, infine di Olaf Zissel, si può solo dire che va a tutta birra sul doppio pedale sfasciando pelli e piatti. La folla è incontenibile, pogano come forsennati, inoltre l’assenza di transenna favorisce il crowd surfing, gli scalmanati atterrano direttamente sul palco, per poi tuffarsi sui malcapitati di turno. Gerre conquista le attenzioni di due ragazze che lo assalgono in continuazione strusciandosi e ballando, finché il frontman smette di cantare per sollevarle e giocarci. Ad ogni fine canzone trangugiano birra, offrendone alle vittime in prima fila, finché dopo “Rectifier” si ritirarono per un ben meritato break, mentre i fan si ricompongono le ossa. Rientrano in scena con l’ennesimo “prosit” e l’ultima scorta di birra, dissetano il pubblico con la micidiale tripletta “Alien”, “Space Beer”, e “(Empty) Tankard” concludendo uno dei concerti più massacranti, che si siano visti all’Arena; a fine serata persone e oggetti trasudano alcohol e i Tankard, tra infiniti saluti ed applausi, se ne vanno lasciando il locale come una damigiana prosciugata.

Setlist:
Zombie Attack
Time Warp
The Morning After
Need Money for Beer
Not One Day Dead
Octane Warriors
The Beauty and the Beast
Slipping From Reality
Stay Thirsty!
The Metal Lady Boy
Rules For Fools
Mind Of The Moon
Alcohol (Gang Green cover)
Maniac Forces
Die with a Beer in Your Hand
A Girl Called Cerveza
Rectifier
Chemical Invasion

Encore:
Alien
Space Beer
(Empty) Tankard

 

 

 

 

Dopo il colpo messo a segno la sera prima in quel di Romagnano Sesia, i Tankard si ripresentano più agguerriti che mai in compagnia di Hyaena Rabid, Story OF Jade e SNP (oltre ovviamente a ettolitri di birra) per mettere a ferro e fuoco il Cycle Club di Calenzano (FI). Locale aperto di recente nella periferia del capoluogo toscano, il Cycle ha a disposizione molti parcheggi, gode di una buona acustica e, aspetto non secondario, prezzi contenuti per cibo e bevande. Tutte qualità che fanno ben disporre un pubblico che, in anticipo sull’apertura dei cancelli, inizia, per così dire, a riscaldarsi giocando a pallone o ascoltando musica accanto alla propria vettura, fino all’arrivo dell’ora prestabilita.

Report e foto a cura di Orso Comellini

 

Hyaena Rabid

Al combo empolese spetta il compito di aprire le danze quando il locale è ancora piuttosto vuoto. La cosa però non scoraggia minimamente il quartetto, che inizia a spron battuto a riversare sui presenti il proprio grindcore/punk un po’ embrionale e ingenuo ma dal sicuro impatto, attingendo da gruppi come Venomous Concept, Rotten Sound, Brutal Truth e Malignant Tumor. Il_Diana, folle urlatore del gruppo, fa di tutto per coinvolgere il pubblico tra un brano e l’altro, intrattenendolo con qualche divertente siparietto e con bizzarre teorie blasfeme sulla genesi di Cristo e riesce a ottenere l’approvazione dei più quando presenta il brano “Freak Mafia”, ispirato al celebre cult movie di Tod Browning, “Freaks”, del 1932. Posta in apertura, quella degli Hyaena Rabid è un’esibizione abbastanza apprezzabile che però ci presenta una band ancora un po’ acerba. Presto verrà presentato l’album di debutto “Homo Homini Hyaena” e quindi auguriamo loro di poter continuare a farsi le ossa sui palchi della penisola per proseguire il proprio percorso di crescita.

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Un veloce cambio di palco ed è il turno dei fiorentini Story Of Jade, mentre la presenza di pubblico inizia a farsi più consistente. Nonostante abbiano all’attivo soltanto un full-length, “The Damned Next Door”, i Nostri dimostrano una certa maturità e quadratura sul palco, confermando le impressioni positive che aveva suscitato il loro debutto. Convincente l’esecuzione di brani come “Self-Inflicted Masterpiece” e “C.F. Virus S01”, con le due asce che scambiano ripetutamene la loro posizione dispensando taglienti riff thrash, mentre Bapho Matt incita continuamente il pubblico a pogare. Il gruppo comunque dal vivo riesce a dare il meglio di sé con i due episodi più heavy: “Bloodsuckers” e “H.M.K.M.”. Sulle note della prima fa il suo ingresso ‘Jade’, muovendosi sulle assi con grazia felina mentre gioca con le proprie marionette, la seconda riesce finalmente a scatenare un significativo e spontaneo pogo, prima dei saluti di rito. Molto buona la loro prova, anche se un po’ breve. Ci attendiamo perciò da loro la definitiva dimostrazione di maturità e personalità con il secondo full-length, con la speranza di poterli rivedere dal vivo al più presto con uno show più ricco e completo.

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Gli ultimi a esibirsi prima degli headliner di giornata sono i valtellinesi SNP, acronimo di “Stato Nervoso Precario”. Rispetto ai gruppi che si sono già esibiti, il combo proveniente da Sondrio può vantare una carriera ultradecennale (essendosi formato nel 1990). Hanno all’attivo varie uscite fra demo, EP e tre album sulla lunga distanza. Ammetto di non averli mai ascoltati prima di questo show, perciò mi limiterò a riportare le sensazioni che mi hanno trasmesso in questa seda, senza valutazioni sulla qualità di una proposta che comunque ha permesso loro di ritagliarsi una discreta cerchia di sostenitori, specie con l’ultima fatica: “Valthellina” (2008).

Il loro è un vigoroso metalcore tinto di moderno thrash, che non lascia molto spazio alla melodia e punta tutto o quasi su aggressività e potenza. L’esecuzione di brani come “Hate For Hate”, “Scarface”, “Aggression” e “Fire Down Below” è formalmente inattaccabile, sintomo evidente di un’esperienza notevole maturata sul campo. In alcuni frangenti si ha quasi la sensazione di andarsi a scontrare con un muro di cemento armato, tanta è la carica che i Nostri mettono sul piatto. Tuttavia, tirando le somme, quello che può essere considerato uno dei loro punti di forza, finisce per essere anche il loro limite principale, on stage. Credo che una setlist più eterogenea pagherebbe in termini di fruibilità e donerebbe maggiore spessore e consistenza al loro spettacolo. C’è da dire però che probabilmente la loro proposta è poco pertinente con quello che è il leitmotiv della serata (improntato principalmente su sonorità old school) e che quindi, per poterli apprezzare appieno, sarebbe più appropriato sentirli in un contesto a loro più congeniale.

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«We want to drink some fucking beer, we want to drink some whiskey»


Trent’anni di onorata carriera all’insegna della più totale coerenza, attitudine e carisma da vendere, quindici album da studio su livelli in generale medio alti, preferendo rimanere nell’underground piuttosto che piegarsi alle logiche di mercato… Signore e signori, è il turno dei thrasher teutonici Tankard!
 
L’ingresso del quartetto di Frankfurt am Main viene accolto da un sonoro boato e loro si affacciano, quando il locale si è in pratica riempito di sostenitori, con un’espressione sorniona che lascia intendere da un lato l’aspetto festaiolo della loro proposta, dall’altro la convinzione nei propri mezzi e nella forza dirompente delle proprie composizioni. Un vero e proprio ciclone, infatti, si abbatte sui presenti non appena partono le prime note di “Zombie Attack” e dal quel momento si scatena un pogo furioso che coinvolge quasi tutte le file fino al mixer. Pogo destinato a placarsi soltanto una volta conclusosi il concerto. Sono in molti poi ad approfittare del fatto che non ci siano transenne a separarli dal palco per compiere delle pacifiche invasioni e poi lanciarsi di nuovo sul pubblico dopo aver strofinato magari la panciotta gioconda di Gerre. I Nostri non si risparmiano neanche un attimo e snocciolano un brano dopo l’altro con una grinta impressionante, pescando un po’ da tutti gli album della propria discografia, mettendo in chiaro che oltre a saper picchiare duro e andare veloci hanno molti altri assi nella manica. Persino brani estratti da lavori un po’ meno riusciti, dal vivo colpiscono nel segno, come ad esempio “Time Warp” estratta da “Vol(l)ume 14”. Come sempre ci sarà qualcuno che lamenterà la mancanza di questo o quell’altro brano (personalmente rimpiango forse la tellurica “Open All Night”), fatto sta che la stragrande maggioranza dei loro classici viene inserita nella scaletta odierna. Azzeccatissima e molto ben fatta poi la cover dei Gang Green, “Alcohol” (già proposta su disco), che si sposa perfettamente con il loro sound.

Indubbiamente non sono più dei ragazzini imberbi, come sottolinea in maniera giocosa il loro frontman annunciando l’esecuzione di un brano “lento”, prima di scatenare l’inferno con l’esplosiva “Rectifier”, eppure il tempo sembra davvero non passare per loro. Durante le circa due ore di esibizione, mai un calo di tensione, né alcun segno di cedimento, solo tanta adrenalina e quantità industriali di sudore versato. I Tankard si confermano degli animali da palco e i presenti sembrano non averne mai abbastanza, reclamando a gran voce i propri beniamini quando questi si ritirano nei camerini prima di rituffarsi nell’encore. A chiudere la serata, l’immancabile “(Empty) Tankard” cantata da tutti all’unisono (e a squarciagola) con le ultime energie rimanenti e poi l’outro, già usato in altre occasioni, ovvero la sigla del noto telefilm “L’ispettore Derrick”, che spedisce tutti a casa esausti eppure incredibilmente carichi di adrenalina e pienamente soddisfatti.

Insomma, molte nuove e promettenti leve si sono fatte notare negli ultimi anni – per fortuna – tuttavia, per il momento, quando la ‘vecchia scuola’ decide di fare sul serio non ce n’è per nessuno, specie dal vivo. Gruppi come Sodom, Slayer, Destruction, Overkill e, per l’appunto, Tankard continuano a dimostrare, a dispetto dell’età anagrafica, quanto abbiano ancora da dare sopra un qualsiasi palcoscenico … e che ciò serva da monito per tutte quelle band che aspirano un giorno a prenderne il posto!

Setlist:
1. Intro (El Condor Pasa)
2. Zombie Attack
3. Time Warp
4. The Morning After
5. Need Money For Beer
6. Not One Day Dead
7. Octane Warriors
8. The Beauty And The Beast
9. Slipping From Reality
10. Stay Thirsty!
11. The Metal Lady Boy
12. Rules For Fools
13. Alcohol (Gang Green cover)
14. Maniac Forces
15. Die With A Beer In Your Hand
16. A Girl Called Cerveza
17. Rectifier
18. Chemical Invasion

Encore:
19. Alien
20. Space Beer
21. (Empty) Tankard
22. Outro (Derrick Theme Song)


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