Recensione: Sublimazione – Live

Da sempre punta di diamante del new progressive rock europeo,il gruppo genovese celebra il 30 anno di attività (1995-2025), con questo superbo live registrato in quel di Pesaro (the Spazio Webo) il 31/1/2025. Ai primi 7 brani si aggiungono 3 bonus tracks registrate in Olanda per quasi 80 minuti di geniale musica che, nel suo spaziare davvero a 360 ° nell’universo musicale, congloba e sviluppa al suo interno Progressive hard’n’heavy, digressioni doomy and dark, improvvise esplosioni heavy prog e stranianti inserti jazz and fusion, grazie all’indubbia perizia tecnica di tutti i musicisti coinvolti.
Insomma c’è davvero da godere, ragazzi, anche perchè i testi sono da sempre appannaggio di Diego che, oltre alla sua vastissima cultura filosofica, esoterica e sociale, non disdegna ispirarsi a quanto scritto da Gustav Meyirink ed infatti, lo stesso titolo del lavoro richiama l’atto mistico/alchemico della trasformazione della materia grezza in spirito.
L’iniziale “Il Domenicano Bianco” (omonimo lavoro del 2oo3), allo struggente inizio per piano e acoustic guitars contrappone un micidiale heavy prog assai dinamico ma impreziosito comunque da conturbanti linee melodiche e ficcanti solos guitars, pone subito in evidenza il nuovo drummer Paolo Serboli. Proprio il nuovo arrivato ben supportato dal basso, caratterizza pure l’altrettanto possente “Sulla Via della Veglia” (L’Incanto dello Zero del 2o18) che a mirabili digressioni hard rock, breaks melodici e ficcanti solos guitars, contrappone brucianti ripartenze heavy.
Dal medesimo lavoro è tratta pure la struggente “Nel Labirinto Spirituale” nella quale salgono al proscenio sia le vocals ispiratissime di Riccardo Morello che il piano altrettanto evocativo di Beppe Menozzi e un solos guitar da brivido. Le chitarre di Roberto Lucanato e Davide Bruzzi sono invece protagoniste assolute de “La Bianca Strada” (Il Domenicano Bianco del 2oo3) purissimo progressive ancora dal ritmo incalzante seppur impreziosito da liquide keyboards a loro volta supporto fondamentale per la seguente “La Taverna Dell’Angelo” (Il Segno del Comando del 1996).
A mio giudizio questo brano rappresenta lo zenit creativo del gruppo: incipit doomy and dark, esplosioni hard rock, l’incedere epico e solenne delle keyboards and bass trapuntato da cangianti solos guitars, break centrale solo per il basso del mastro cerimoniere Diego violentato comunque da un double solo guitar da infarto assicurato e su tutto e tutti il magistrale e assai teatrale cantato di Riccardo, ne fanno una gemma di inestimabile valore incastonata nello splendido diadema formato dalla musica del gruppo.
“Il Segno Del Comando” (il Segno Del Comando del 1996) ne costituisce indiscutibilmente l’altra punta di diamante. Il superbo incedere heavy dark delle keyboards, sodomizzato da ficcanti breaks heavy prog, il sacrale quasi recitativo del vocalist e i lisergici inserti delle due chitarre, il tutto supportato dal micidiale duetto bass and drums e lo straniante break centrale di matrice space and prog, non fanno che confermare quanto scritto dall’ormai stravolto scrivente.
Se“Aseità” (L’Incanto dello Zero”del 2018) è un magistrale solo bass di mister Banchero la seguente “Il mio nome è Menzogna” sempre dallo stesso lavoro, alterna stranianti breaks hard and prog a ruggenti in crescendo di matrice heavy epic fra cui si insinuano melliflue le vocals del mai così maligno vocalist. “Missa Nigra”(Il Segno del Comando 1996), è mirabile dark prog sinfonico, irrobustito da intrusioni ancora e sempre hard and heavy seppur impreziosito da chitarre soul an fusion e gli immancabili solo guitars che contrastano non poco con il refrain liricissimo.
La conclusiva “Il Calice dell’Oblio” è ancora hard and prog dallo straniante flavour epic dark con tutto il gruppo al proscenio.
Amen
Ulisse “old rocker” Carminati