Recensione: Regenesis

Di Manuel Gregorin - 21 Dicembre 2025 - 8:30
Regenesis
Etichetta: Scarlet Records
Genere: Death  Heavy  Power 
Anno: 2025
Nazione:
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74

I Celestial Wizard arrivano dalle montagne del Colorado, negli Stati Uniti, e nascono dalle ceneri di una band precedente, tali Solarfall, già autori, in passato, di due EP. Nel 2018, poi, prende vita l’attuale sodalizio che vede schierati Soren Bray (basso), Tim Gillman (batteria), Nick Daggers (chitarra e voce), Will Perkins (chitarra) e Amethyst Noir (voce). Il combo statunitense è dedito ad un death metal melodico, o heavy-death se vogliamo, molto vicino alla scuola europea con sporadiche strizzate d’occhio a qualche soluzione più contemporanea.

Come già il precedente “Winds of the Cosmos“, anche questo nuovo “Regenesis” esce per la Scarlet Records, ed è stato realizzato presso i Rusty Sun Audio in Colorado. L’album si presenta con una copertina, non particolarmente esaltante a dir la verità, a tema selvaggio west. Un’ambientazione che parrebbe un po’ inedita per una band chiamata Celestial Wizard, un nome che in effetti, non sembra avere molte affinità con sparatorie, scazzotate nei saloon, cavalcate nel Grand Canyon ed abbuffate di fagioli. Alla fine, però, i riferimenti al western si rivelano essere limitati, oltre che alla copertina, solamente a “Muerte“, l’intro strumentale posto in apertura del disco. Passato questo, ci imbattiamo nella traccia successiva, “Pale Horse“, un mid tempo heavy-death che presenta i suoi punti di forza nei riff taglienti e nella sezione ritmica galoppante. Come da tradizione nel genere in questione, il brano mostra delle strutture musicali ben radicate nel heavy classico e nel power, con i ruggiti scream-growl di Amethyst Noir che aggiungono le dovute pennellate di estremo. Il pezzo presenta anche un cantato pulito ad opera del chitarrista Nick Daggers, il quale tornerà a farsi sentire altre volte nel corso del disco, sempre occupandosi delle clean vocals.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche la successiva “Fangbearer“, forgiata su di una ritmica gagliarda con un ritornello, cantato da Daggers, dal vago sapore alternative. “She Is The Blade” si presenta più cupa con dei lineamenti malinconici che emergono in special modo nel refrain. Anche “Shores Of Eternity” parte in modo mesto con una chitarra acustica accompagnata dalle note di un violino, salvo poi esplodere in un corposo turbinio di riff dai quali spuntano un paio di fraseggi maideniani. Anche su questa traccia, le parti cantante vengono eseguite a due voci, con Amethyst Noir che viene nuovamente coadiuvato da Daggers.

I Celestial Wizard si dimostrano abili a fondere i vari ingredienti della loro ricetta musicale, realizzando una gradevole miscela di potenza e facile ascolto. Anche la produzione gioca dalla loro parte, cercando di evidenziare un po’ tutti gli strumenti, nonostante, a volte, si abbia l’impressione che il suono potente delle chitarre tenda un po’ a coprire tutto il resto.

Si accellerano i giri con “Into The Abyss“, un pezzo tirato che ricorda i primi In Flames, mente “Ride With Fire” mostra i muscoli con chitarre serrate e fragorose arrivando, in un paio di punti, a sfiorare il thrash. Un riff molto vicino alla NWOBHM apre le danze di “Wicked Master“, un brano più improntato sul metal classico, dove si fa un maggior ricorso a soluzioni melodiche.

Le chitarre di Nick Daggers e Will Perkins ricoprono il ruolo di protagoniste principali in questo lavoro, creando, con i loro suoni robusti, una solida struttura fatta di ritmiche vibranti e assoli roventi. Chitarra acustica e violino fanno nuovamente la loro comparsa su “Emerald Eyes“, solo che questa volta il brano rimane sui toni pacati di una ballad che viene affidata interamente alla voce di Daggers. Si torna ad alzare il volume con la conclusiva “Regenesis“, una sfuriata thrashy con immancabili aperture heavy-classic sul ritornello.

Con questo nuovo album, i Celestial Wizard mettono sul piatto un lavoro che pare abbastanza appetitoso per gli estimatori del melodic death metal. Un disco quindi che andrà facilmente più incontro ai gusti degli amanti dell’heavy-power, o della scena di Göteborg, che non ai fan di Morbid Angel e Suffocation. Poche soluzioni inattese ed innovative: di certo non era quello che interessava ai membri della band, attenti piuttosto a percorrere le strade a loro più congeniali.

In conclusione, i Celestial Wizard svolgono comunque il loro compito in modo onesto e possono dirsi soddisfatti del risultato conseguito.
E tutto sommato anche noi.

 

https://celestialwizard.com/

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