Recensione: Broken Mind
I Meteora sono un gruppo symphonic metal formatosi in Ungheria nel 2010 con all’attivo finora 3 LP, diversi singoli ed un discreto numero di EP, fra cui questo “Broken Mind” è l’ultimo uscito in questo 2025 (era stato preceduto da “In This Silence” nell’estate). Il motivo per cui vengono pubblicati tutti questi EP (ne uscirà un altro a fine gennaio 2026, intitolato “Dissonance”) e non un solo LP, visto che l’ultimo risale a settembre 2022, è di difficile comprensione, ma se la band preferisce a questa maniera e la label ungherese H-Music concorda, chi siamo noi per discuterlo? Il disco è composto da soli 4 pezzi per la durata totale di quasi 22 minuti ed ha un bell’artwork, sicuramente migliore del suo predecessore. Il sound non si discosta molto dai soliti cliché del female fronted symphonic metal, con la voce lirica ed eterea della brava Noémi Holló a dividere la scena con il solito immancabile growl pesante, appannaggio del bassista Máté Fülöp; vi è anche un terzo vocalist, il tastierista Atilla Király che usa clean vocals ma, detta sinceramente, senza entusiasmare particolarmente. Il ritmo è sempre bello sostenuto, con ampio uso della doppia-cassa da parte del batterista Gábor Kása; per il resto le tastiere di Király (uno dei membri iniziali della band assieme al bassista) la fanno come sempre da padrone nel sound, mentre le due chitarre forniscono groove e riff massicci, ma mai alcuna parte solista, dando un connotato quasi modern e ben poco melodico che non fa impazzire ed appare poco convincente. La title-track apre il disco, pezzo alquanto ordinario senza infamia e senza lode, scelto per la realizzazione di un video.
La seconda traccia è “Morningstar”, forse quella più melodica del quartetto, anche per via delle magniloquenti tastiere; ho trovato il growl nella parte finale alquanto disturbante, senza il quale probabilmente la canzone avrebbe funzionato meglio. Clean vocals non esaltanti aprono “Elysion”, pezzo dall’inizio meno tirato del precedente, ma comunque discretamente piacevole da ascoltare, con le solite tastiere ad avere il ruolo da protagonista. Si chiude con la lunga “In My Name”, brano melodrammatico e teatrale, con ancora le due voci maschili in risalto che dividono la ribalta con quella della singer, mentre il groove sulle chitarre appare un po’ troppo accentuato. In conclusione, personalmente darei più importanza alle chitarre (qualche parte solista nei vari brani non avrebbe guastato), farei maggiore attenzione alle melodie ed all’efficacia dei singoli brani, limitando il growl e la seconda voce maschile; si tratta però di gusti personali che, in quanto tali, sono sempre ampiamente opinabili. Se siete fans sfegatati del symphonic metal, questo “Broken Mind” dei Meteora potrebbe anche fare al caso vostro; c’è di meglio in giro? La risposta è certamente affermativa, a partire dal precedente EP della band, ma è anche vero che c’è pure molto di peggio…

