Editoriale – Chi sputa nel piatto dove mangia?

Ovvero: rinneghereste voi il vostro passato quando vostro figlio vi presenterà la fidanzata punk/gothic/metallara addobbata all’ultima “moda”, e magari con la vostra nuova compagnia di manager in carriera sareste addirittura ben disposti a sbeffeggiare – per scherzare, ci mancherebbe – anche il vostro erede prediletto?Me lo sono chiesto durante una delle mie “solite” domeniche in famiglia, quando l’ora di pranzo veniva disturbata da una trovata abbastanza fantasiosa.
Alla nota trasmissione “Quelli Che Il Calcio”, su Rai Due, la trendy-ssima Simona Ventura, presentava la signorina Elena Di Cioccio, conosciuta ai più per via di un cognome ingombrante, spesso causa di malignità da parte di certi inguaribili maliziosi circa la sua recente ascesa mediatica.
La fanciulla in questione, che si autodefiniva orgogliosamente “metallara” (cfr. l’autorevolissima fonte, in materia, www.deejay.it), e che ha visto bene di uniformarsi allo star system che la nutre (Milano Concerti, All Music, Radio Dimensione Suono, Radio Deejay, e ora Rai Due), è tra gli autori del famigerato speciale di All Music TV sul recente “Gods Of Metal 2008”, che tanto ha fatto parlare (male) di sé su tutti i forum in rete per i difetti professionali e le gravi carenze giornalistiche mostrate. Mancanze sulle quali, tra l’altro, ci esimeremo dal discutere, riconoscendo agli autori il diritto legittimo circa il “taglio” del pezzo.
Veniamo al dunque, durante l’ora di attesa delle partite, l’allegra combriccola trovava una pittoresca soluzione per ammazzare il tempo: invitava infatti una serie di ragazzi “conciati” secondo l’ultimo grido del new glam, ovvero fan di Tokio Hotel e compagnia cantante.
Il “taglio” del pezzo, nell’occasione, consisteva nel proporre, dopo aver opportunamente descritto nei particolari l’abbigliamento e gli accessori dei malcapitati con tanto di dettagli e primissimi piani, delle interviste a “persone normali”, dalla mezza età in su, alle quali si chiedeva come avrebbero reagito se il proprio figlio o la propria figlia, un bel giorno, si fossero presentati alla porta di casa con un fidanzato o fidanzata “conciati” (insistiamo sulla parola perché testualmente pronunciata dagli intervistatori) come il modello che si mostrava dinnanzi ai loro occhi.
Tra espressioni terrorizzate, scongiuri e – ciò che forse è peggio – ipocriti tentativi di mostrarsi al passo coi tempi, rifuggendo in luoghi comuni che per l’occasione si dimostravano la proverbiale manna dal cielo, la combriccola delle gossip-are, padrone di casa, continuava a nascondere dietro la posticcia maschera del politicamente corretto una sorta di sbeffeggiamento che ha molti punti in comune col cameratismo che, qualcuno provi a negarlo, molti metallari di vecchia data (quelli veri), in tempi non sospetti, furono costretti a subire ad opera di chi allora li considerava dei disadattati. Ad opera di chi, non era raro, fino a poco tempo prima versava in una situazione interiore non troppo felice, e che all’improvviso aveva saputo cogliere l’occasione di allinearsi al trend.
E dopo essere saliti sul carro dei vincitori, si fa presto a sputare nel piatto dove si era mangiato. Però a volte basta “buttarla in canzonella”, basta usare un tono politicamente corretto, quasi compassionevole, per gettare fumo negli occhi e minimizzare.
Anche perché di lì a poco iniziano le partite, e tutto passa in secondo piano.