Tales From The Minstrel’s Hall #2: la rubrica folk di TM

Secondo appuntamento con Tales From the Minstrel’s Hall, la nuova rubrica di Truemetal che si occupa a cadenza (più o meno) mensile di aggiornare l’utenza sul mondo della musica celtica, folk, medievale, rinascimentale e affini. Ricordo che testi e spunti per l’articolo sono forniti da un sito amico, www.minstrelhall.it, che entra più nello specifico presentando realtà spesso misconosciute affiliate al panorama “fantasy” internazionale. Come di consueto, auguriamo una buona lettura e un buon viaggio attraverso le nuove lande incantate.
Servizio a cura di Gaetano Loffredo
Nel primo numero della rubrica, avevamo parlato di Hexperos, un meraviglioso progetto ambient-goth neoclassico tutto italiano e del fado dei portoghesi Dwelling, altra perla acustica dai contorni neoclassici. Vi avevo lasciato promettendo di occuparmi, in questa nuova occasione, di musica celtica e di addentrarmi nella Scozia più selvaggia: manterrò la promessa conducendovi sulle isole Ebridi più esterne, la regione di Julie Fowlis, fino a raggiungere le coste della contea del Lancashire, territorio inglese dell’idolo di casa, Alan Bell.
Julie è una ragazzetta deliziosa e una mammona ultraconvinta come si evince leggendo la sua biografia; canta in Gaelico scozzese, lingua parlata da sole sessanta mila persone in Gran Bretagna, e da qualche anno gira il mondo insieme alla sua compagnia di musicisti. E’ diventata famosa vincendo meritatamente una moltitudine di Music Awards: capirete l’avverbio soltanto dopo un preventivo ascolto di Cuilidh, album prodigioso nel suo settore.
This is true Gaelic Music recita il sito ufficiale della Fowlis e noi vogliamo rincarare la dose: questa è l’essenza della musica celtica, che unisce una profondità vocale senza pari ad una lucidità melodica e metodica in grande ripresa dopo l’esordio intitolato Mar a Tha Mo Chridhe (E’ come il mio cuore). Ci troviamo così di fronte a una lunga serie di pezzi emozionanti, romantici, poetici e istintivi, scritti con la passione di chi questo lavoro non lo fa per denaro ma per commemorare due ragioni di vita: le origini e i propri valori.
Cliccate qui, la pagina ufficiale MySpace per ascoltare qualche brano estratto dal nuovo disco di Julie.
Cliccate qui per leggere la recensione integrale di Cuilidh.
Fu la splendida e suggestiva costa della Contea del Lancashire, molti anni or sono, a dare i natali ad Alan Bell: uno dei più grandi artisti affermatisi nell’ambito folcloristico inglese. Il suo percorso musicale ha origine nella storica cittadina balneare di Blackpool, ed è proprio a partire dalle origini che The Definitive Collection ci presenta la summa di una carriera ultraquarantennale, sintetizzata per l’occasione in sedici dei più grandi successi firmati da Mr.Bell.
Curato da Greentrax Recordings, etichetta scozzese legata fra l’altro alla musica tradizionale celtica e gaelica, le cui produzioni sono da sempre sinonimo di qualità, il presente album rappresenta una vera e propria chicca che non dovrebbe assolutamente mancare nella collezione di ogni appassionato.
Autore, cantautore, da solo o in gruppo, Alan si è sempre prodigato nell’intento di rendere il folk inglese più accessibile al maggior numero di ascoltatori possibile, riuscendo brillantemente nel suo intento grazie all’amore incondizionato verso le tradizioni della propria terra.
Testimonianza ulteriore di ciò, è rappresentata dal CD che vi stiamo presentando che non rappresenta l’ennesima raccolta/listone auto celebrativa; i brani in esso contenuti sono stati registrati ex-novo.
La collezione spazia dalle composizioni allegre, tipico esempio di ciò che si era soliti ascoltare un tempo nelle taverne locali, sorseggiando magari una bella pinta di birra in compagnia di un pugno di amici, a momenti più solenni e persino intrisi di malinconia. L’occasione insomma è delle più ghiotte, l’acquisto di quest’album consente all’ascoltatore di calarsi nell’atmosfera incantata di una terra orgogliosa della propria storia, ricca di costumi e tradizioni, le cui bellezze naturali hanno saputo ispirare a dovere la vena artistica di un uomo, Alan Bell, cui va il merito di aver fermato per sempre nel tempo, tramite le proprie canzoni, uno scorcio dell’Inghilterra che fu.
Cliccate qui per ascoltare i music samples di The Definitive Collection.
Cliccate qui per leggere la recensione integrale di The Definitive Collection.
Passiamo alla “zona-intervista” voltando pagina. Questo mese vi presentiamo gli Iridio, un gruppo tutto italiano che si colloca fra coloro che usano gli strumenti musicali per dipingere, dando la preziosissima opportunità alla propria “arte” di travolgere l’argine della forma in cui dovrebbe essere contenuta e di accedere a quell’ipotetico piano superiore. Endless Way, secondo album della loro promettente carriera, conferma le ottime premesse del precedente Waves Of Life: le undici tracce che lo compongono giungono delicate all’orecchio dell’ascoltatore, sollevandolo quasi dal piano terreno per lasciarlo letteralmente sospeso fra sogno e realtà.
Abbiamo intervistato Valentina, voce del gruppo, ecco uno spezzone:
Ciao Valentina, partiamo subito con la più scontata delle domande: come è maturata la scelta del vostro moniker?
Dunque, l’iridio è un metallo raro. La cosa interessante è che parte dell’iridio presente sulla terra pare essere di provenienza extra terrestre: secondo alcuni scienziati sarebbe stato portato sul nostro pianeta da meteoriti caduti milioni di anni fa. Questo richiamo ad un’altra dimensione e ad un tempo arcaico ci sembrava particolarmente azzeccato in riferimento alla nostra musica. Il nostro desiderio, infatti, è quello di creare un’atmosfera “sospesa”, dove l’ascoltatore possa immergersi dimenticando il luogo fisico in cui si trova e lo scorrere del tempo. Il nome di questo metallo, inoltre, deriva dal latino IRIS che significa arcobaleno, poiché i suoi sali sono molto colorati. Anche questo ci sembrava un perfetto richiamo alla nostra musica ricca di influenze diverse. Infine ci sembrava che la parola avesse un suono molto “musicale”, ecco perché abbiamo deciso di tenere il nome italiano.
L’Iridio è l’elemento chimico di numero atomico 77 ed ha le peculiarità dell’essere allo stesso tempo duro e fragile, resistente alla corrosione chimica e praticamente inattaccabile dagli acidi: ci sono per caso dei punti in comune fra queste particolari proprietà ed i tratti distintivi del tuo carattere o di quello di Franz?
Non avevo mai considerato questo aspetto, è una domanda interessante! In un certo senso esiste qualche affinità tra le proprietà dell’iridio e il nostro carattere. Siamo dei grandi sognatori, ma non viviamo “sulle nuvole”, anzi, abbiamo sempre lottato duramente per trasformare i nostri sogni in qualcosa di concreto. I tratti principali del nostro carattere sono la determinazione e la capacità di restare fedeli alle nostre idee senza farci troppo influenzare dalle mode del momento. Potremmo quindi dire che, come l’iridio, anche noi siamo piuttosto “resistenti”!
A quale fascia di ascolto è rivolta in particolare la proposta musicale degli Iridio?
Ci rivolgiamo a chiunque desideri lasciarsi trasportare dalla musica, senza restrizioni dovute ai generi e alle etichette con cui si usa definire (e spesso limitare) l’arte musicale. Il nostro sound è un invito al viaggio interiore, una colonna sonora da ascoltare quando si vuole lasciar vagare la mente in libertà e dare spazio alle emozioni. In fondo credo che chiunque possa apprezzare il nostro sound, a patto che si trovi nella giusta condizione psichica… chiaro che non consiglierei “Endless Way” ai frequentatori delle discoteche della riviera romagnola… anche se forse potrebbe essere utile come “risveglio soft” dopo una notte di bagordi!
La vostra caratteristica principale è quella di evocare, tramite il suono (ed in sede live anche tramite costumi di scena), immagini sospese fra sogno e realtà: qual è il messaggio che intendete trasmettere agli ascoltatori?
Il nostro obiettivo sia a livello di album, sia quando suoniamo dal vivo è di creare un’atmosfera “sospesa”, dove l’ascoltatore possa immergersi dimenticando il luogo fisico in cui si trova e lo scorrere del tempo. In questa condizione, infatti, è possibile abbandonarsi ed intense emozioni e lasciar scorrere il pensiero liberamente. Per questo, in occasione dei concerti dal vivo, preferiamo suonare in luoghi particolari come i teatri o i parchi naturali piuttosto che nei classici club. Anche nel caso del WGT di Lipsia ci siamo esibiti in un bellissimo teatro e questo a contribuito moltissimo a creare l’atmosfera giusta.
Cliccate qui per scaricare il brano Golden Skies degli Iridio, estratto dall’ultimo Endless Way.
Cliccate qui per leggere la recensione integrale di Endless Way, e qui per l’intervista.
Anche per questo mese è tutto e vi rimando al prossimo numero della rubrica, nella quale introdurremo Arditi, un progetto orchestrale che ha a che vedere coi Marduk (preparatevi!) e torneremo in Germania per presentarvi gli Schandmaul, tra i padroni della scena Mittelalter.
Gaetano Loffredo