Heavy

11 classic metal band anni 80 che hanno realizzato top album negli anni dell’alternative/grunge.

Di Manuel Gregorin - 25 Febbraio 2024 - 11:30
11 classic metal band anni 80 che hanno realizzato top album negli anni dell’alternative/grunge.

Dopo aver svariato su tematiche fuori schema, torniamo su versanti più tradizionali e conosciuti. 
Ecco una lista di album usciti in piena ondata alternative grunge che per molti di noi è un piacere ricordare!

Immaginate di tornare indietro nel tempo. Non importa come, che sia con una DeLorean a propulsione nucleare come in Ritorno Al Futuro o semplicemente prendendo una strada sterrata come gli sgangherati Benigni e Troisi in Non Ci Resta Che Piangere. Stà di fatto che, come i protagonisti dei due film appena citati, ora dovrete imparare a destreggiarvi in un’epoca a voi estranea . La vostra destinazione però non saranno gli anni 50, e nemmeno il tardo medioevo. Voi finirete ad inizio anni 90. Non un periodo molto remoto, ma comunque con qualche sostanziale differenza rispetto ad oggi. Ad esempio i pochi cellulari in circolazione sono grandi come mattoni e servono esclusivamente per telefonare. Se farete un viaggio, per raggiungere la vostra meta dovrete affidarvi ad intricati atlanti stradali. E se vorrete ascoltarvi un po’ di musica scordatevi i canali di download e streaming, l’unica fonte disponibile saranno i negozi di dischi. Ah, ancora una cosa, si paga ancora in lire.
Se poi vi piace il metal classico anni 80 siete proprio capitati in un periodo un po’infelice. Infatti è in quegli anni che l’alternative/grunge irrompe sul mercato rivoluzionandolo completamente, tanto che la musica della decade precedente sembra ormai datata e destinata all’oblio.
Ma veramente non c’era rimasto proprio niente per voi?
No, lavori per le vostre orecchie non sono mancati nemmeno in quegli anni, anche se magari non avevano il supporto dei mass media. Mentre molti o si scioglievano o si adeguavano alle nuove tendenze, alcune band in forza negli anni 80, sono andate avanti, incuranti della moda corrente. In certi casi riuscendo addirittura a realizzare degli autentici capolavori. Ed è su queste che ci soffermeremo, su formazioni che sono riuscite a piazzare uno, o anche più, album di tutto rispetto. Noi proveremo a sceglierne uno per ognuna di queste band, che sia stato particolarmente riuscito o rappresentativo.
Ecco quindi per voi una lista di lavori usciti tra il 1992 ed il 1996, con cui potrete rifocillarvi nel negozietto di cd della Hill Valley, o della Frittole, di inizio anni 90.


MANOWAR
-The Triumph Of Steel-

In questa lista non potevano mancare loro. Uscito nel 1992, The Triumph Of Steel segna due cambi di formazione nella band. Arrivano David Shankle alla chitarra e Kenny “Rhino” Edwards alla batteria che vanno a sostituire Ross The Boss e Scott Columbus. La sostanza però non cambia. Il disco è un monumento al metallo pesante con marce epiche, sfuriate rompicollo e boriosa maestosità metallica con cui la coppia DeMaio/Adams ha sempre marchiato i propri lavori. Le sonorità in voga all’epoca paiono proprio non scalfire le corazze dei nostri che anzi, sembrano aver trovato un nuovo nemico in cui riversare la loro ira funesta (andate a leggervi le colorite dichiarazioni dell’epoca rilasciate da DiMaio sul grunge). La band per l’occasione si presenta più in forma che mai. Forse l’unica pecca del disco sta nell’opener Achilles, Agony And Ecstasy In Eight Parts che con i suoi 28 minuti risulta un po’ prolissa. Per il resto, The Triumph Of Steel non sbaglia un colpo. L’anthemica Metal Warriors, la fulminante Ride The Dragon, la suggestiva ballata Master Of The Wind. Tutti i brani meriterebbero una menzione, come il tributo ai nativi americani con l’epica cavalcata Spirit Horse Of The Cherokee. Infine non si può non citare The Power Of Thy Sword, autentico inno di battaglia con cui i Manowar chiamano a raccolta tutti i loro fedeli per serrare i ranghi lanciarsi a capofitto attraverso i tetri anni a venire.


HELLOWEEN
-Time Of The Oath-

Un altro nome che ha rappresentato un ancora di salvezza per i defenders è stato quello degli Helloween. Anche se a dir la verità gli anni 90 erano iniziati nel peggiore dei modi per le zucche di Amburgo. Dopo il fiasco commerciale di Chamaleon vennero scaricati dalla EMI e le tensioni interne portarono alla separazione da Michael Kiske ed Ingo Schwichtenberg. Trovandosi senza cantante, batterista e contratto ce n’e sarebbe stato abbastanza per mettere gli strumenti in soffitta e consultare le offerte di lavoro. Invece reclutati Andi Deris ed Uli Kusch, gli Helloween risollevano la testa prima con Master Of The Ring, e poi con Time Of The Oath. Pur avendo una voce differente dal suo predecessore, Deris riesce ad entrare nel cuore dei fans ed a far ritrovare agli Helloween il loro equilibrio che pareva svanito dopo l’uscita di Kay Hansen nel 1989. Brani come We Burn e Steel Tormentor colpiscono nel segno. Con Mission Motherland sfoderano la carta della suite epica. Non necessita di presentazioni infine Power, che ancora oggi miete proseliti dal vivo.


SAVATAGE
-Edge Of Thorns-

Più che il ciclone alternativo degli anni 90, ciò che rischiò di mettere la parola fine alla carriera dei Savatage fu l’incidente che causò la morte del chitarrista Criss Oliva nel 1993. Grazie alla determinazione del fratello Jon, che rientrò stabilmente in formazione, la band continuò ad andare avanti regalandoci album di qualità anche negli anni a venire. Fra tutti noi vogliamo ricordare Edge Of Thorn, l’ultimo registrato con Criss Oliva prima della sua prematura dipartita. Il disco segna già un sostanziale cambiamento con Jon Oliva che lascia il microfono al nuovo arrivato Zachary Stevens per andare ad occuparsi delle tastiere solamente nelle attività in studio.
Nonostante il cambio di cantante la band non pare risentirne. Stevens fà fin da subito bella mostra della sue grandi qualità dando quel tocco particolare che regala una marcia in più ai brani. Ovviamente su tutti rimane il lavoro alla chitarra di Criss Oliva, che con questo Edge Of Thorn lascia la sua eredità artistica. Pezzi come la title track, Degrees Of Sanity, Miles Away e Sleep sono autentiche perle di rara bellezza.


MERCYFUL FATE
-In The Shadow-

A dispetto del titolo, questo è proprio il disco con cui King Diamod e soci decidono di uscire dall’ombra a loro tanto cara. Messe da parte le divergenze tra il re diamante e Hank Sherman, ecco che i Mercyfull Fate si riformano nel 1992, per pubblicare l’anno seguente In The Shadow. Il disco riprende così il percorso interrotto otto anni prima con uno scioglimento che lasciò molti fans con l’amaro in bocca. Un lavoro questo In The Shadow con cui la formazione danese dimostra di non aver perso lo smalto dei primi lavori, riuscendo a piazzare un disco convincente con cui far gioire i propri estimatori. Tra i quali figura anche un entusiasta Lars Ulrich che per omaggiare la band mette le sue bacchette al servizio di King Diamond e co. per la traccia Return Of The Vampire.


GRAVE DIGGER
-The Reaper-

Fra molte formazioni che in quegli anni si scioglievano c’era anche chi decideva di tornare in pista. Come I Grave Digger, che nel 1993 decidono di provare a recuperare i fasti degli anni 80, interrotti per via di scelte artistiche sbagliate che decretarono il loro prematuro scioglimento. Così dopo la breve parentesi Haway ecco tornare Chris Boltendahl e Uwe Lulis che, reclutati Tomi Göttlich al basso ed il top player della batteria Jörg Michael, danno alle stampe The Reaper. Un disco heavy power di stampo tedesco che con i suoi riff taglienti e le sfuriate sui tamburi di Herr Michael tiene viva la fiamma del metallo classico. La voce di Chris Boltendahl pare diventata ancora più ruvida e tagliente rispetto ai primi lavori della band. I brani poi hanno un aurea oscura e tetra da non invidiare niente alla corrente black metal scandinava che cominciava ad imperversare in quegli anni.


SAXON
-The Eagle Has Landed Part II-

Dopo aver lastricato i primi anni 80 con autentiche pietre miliari dell’heavy metal, i Saxon nella seconda parte del decennio provano a sperimentare un sound più radiofonico nella speranza di fare il botto sul mercato americano. L’operazione non porta i risultati sperati, così Biff e soci ritornano suoi canoni a loro più consoni del metallo classico. L’avvento del grunge non li aiuta di certo, ma nemmeno li spaventa. Forti di uno zoccolo duro di fans fedeli, i Saxon se ne escono con una manciata di buoni album, magari non memorabili, ma che contribuiscono a creare le solide fondamenta della loro rinascita che ancora oggi non pare dare segni di cedimento. Fra questi ci soffermiamo sul live The Eagle Has Landed Part II, che magari non sarà un caposaldo come la prima parte ma conferma l’ottimo stato di salute della band. Inoltre vede l’esordio di Doug Scarrat che sostituisce lo storico chitarrista Graham Oliver. Avvicendamento che può essere definito come l’episodio spartiacque tra la prima parte della carriera dei Saxon e la seconda ancor in corso d’opera. I Saxon si confermano ancora una volta degli animali da palcoscenico. La scaletta è distribuita fra i must dei primi album e pezzi più recenti (per l’epoca) che sono comunque entrati di diritto fra i classici come Crusader, Solid Ball Of Rock e Requiem.


VIRGIN STEELE
-The Marriage Of Heaven And Hell II-

Fra i capostipiti della scena epic metal, i Virgin Steele riescono a realizzare quello che forse è il loro capolavoro negli anni più bui per il genere in questione. Già con il capitolo precedente riescono a toccare picchi qualitativi molto elevati, ma con la seconda parte segnano il trionfo del concetto di musica barbarico romantica tanto cara a David DeFeis. Va detto che non sono pochi ad avere ragioni valide per preferire la prima parte, ciò non può che confermare lo stato di grazia artistica che i Virgin Steele stavano vivendo in quel periodo. Unica pecca di questo lavoro stà in una copertina non proprio eccezionale ed un booket un po’ scarno. Per il resto è un susseguirsi di brani superbi: La Manowariana A Symphony Of Steele, Twilight Of The Gods, l’epica Prometheus The Fallen One o la marcia trionfale conclusiva di Victory Is Mine. Non c’è che l’imbarazzo della scelta.


RUNNING WILD
-Black Hand Inn-

Un’ articolo dei primi anni 90 li definì gli ultimi paladini del power metal tedesco. Affermazione non poteva essere più veritiera. Fra i primissimi pionieri della scena power tedesca, i Running Wild se ne escono ad inizio ninety con una serie di album incuranti delle gesta di Nirvana e Soundgarden. Black Hand Inn del 94 è un concept che ruota intorno ad una storia di stregoneria e pirati. Argomenti triti e ritriti al giorno d’oggi ma che Rock N’Rolf già trattava quando il personaggio di Jack Sparrow non esisteva neanche nella fantasia dei suoi ideatori. Dal punto di vista musicale i Running Wild sparano undici tracce di power speed metal che non si pone li problema di essere originale o innovativo, ma che punta sull’impatto sonoro. Black Hand Inn ha una struttura standard con intro, una serie di rasoiate metalliche ed una lunga suite finale. Caratteristiche che faranno scuola diventando negli anni l’esempio da seguire di una miriade di band.


ACCEPT
-Objection Overruled-

Gli Accept sono sicuramente una della band storiche del panorama tedesco e una delle più importanti della scena metal mondiale. Negli anni 80 decollano in una parabola ascendente che li porterà ad insidiare il successo dei connazionali Scorpions. Poi una serie di attriti interni ne causerà lo scioglimento e degli Accept sembrava che non ne avremmo sentito più parlare. Invece, incentivati anche dei buoni responsi del live postumo Staying A Life, Wolf Hoffmann e Udo Dirkschneider decidono di rimettere sù la baracca dopo soli tre anni, e riunita la formazione storica se ne escono con un nuovo album. Objection Overruled viene pubblicato nel 1993 e ci riconsegna una band in forma ed una serie di brani ispirati. Anche se viene offuscato dai classici come Restless And Wild e Metal Heart, Objection Overruled è un album di buonissima fattura. Magari non al livello dei suoi illustri predecessori, ma merita comunque un posto di riguardo nella discografia degli Accept.


BLACK SABBATH
-Cross Purposes-

Dominatori negli anni 70 tanto da venir riconosciuti tra i padrini del metal e fra i gruppi più importanti della scena rock, nelle decadi seguenti i Black Sabbath hanno vissuto un periodo molto incerto e turbolento. Nel 1994 riescono a ritrovare un loro piccolo baricentro e pubblicano Cross Purposes. Accanto agli storici Iommi e Butler, troviamo Tony Martin alla voce, Geoff Nicholls alle tastiere e Bobby Rondinelli alla batteria. La formazione di Birmingham con Cross Purposes offre un disco di heavy metal cupo e tenebroso con sfumature doom. I Black Sabbath dimostrano al mondo che indubbiamente l’heavy metal e l’hard rock lo hanno inventato loro. Un nome quello dei Sabbath a cui devono molto anche i paladini dell’alternative grunge in voga in quegli anni. Perché i Black Sabbath sono la storia.
Piccola curiosità: sul film Viaggi Di Nozze, diretto dall’attore/ rocker Carlo Verdone, in una delle scene più iconiche (quella del “lo famo strano”) si riconoscono le note del opener I Witness.


RAGE
-Trapped-

Una classifica decisamente a trazione tedesca quella qua elencata. Dopo il debutto nel 1985 come Avenger, cambiano nome in Rage l’anno successivo, per giungere nei tormentati anni 90 senza farsi condizionare minimamente dalle correnti in voga all’epoca. Tra le band della corazzata tedesca forse sono quelli che hanno raccolto meno di quanto seminato, ciò nonostante hanno messo a segno non pochi album di spessore. Il qui presente Trapped può venir definito un gioiellino di power metal tedesco con un perfetto connubio tra potenza e melodia. Il tutto ben arrangiato dalla sapiente mano del leader Peavy Wagner, da sempre leader indiscusso dei Rage. Solitary Man, la coinvolgente Enough Is Enough, The Body Talks oppure Take Me On Water sono solo alcuni titoli fra una serie di pezzi riusciti. Un altro merito per i Rage, riguarda il loro album Lingua Mortis del 1996, con il quale rivisitarono in chiave orchestrale alcuni dei loro brani. Un idea che pare scontata oggi, ma i Rage si dimostrano un passo avanti rispetto agli altri avendola fatta in tempi non sospetti, quando erano tutti impegnati con sonorità decadenti o a scimmiottare i Pantera.