Avantgarde

Are You Experienced? – DRAMANDUHR – Anteprima ESCLUSIVA “Ixtratarrastràh” + Intervista

Di Roberto Castellucci - 21 Febbraio 2022 - 23:22
Are You Experienced? – DRAMANDUHR – Anteprima ESCLUSIVA “Ixtratarrastràh” + Intervista

In questo nuovo appuntamento con la rubrica Are You Experienced? abbiamo l’onore di far conoscere ai Nostri Lettori il recentissimo progetto Dramanduhr, un’intrigante nuova proposta dal cuore tutto italiano. TrueMetal.it per l’occasione non si limita ad ospitare una delle molte realtà Underground meritevoli di uno spazio: il Nostro sito è stato scelto per presentare, in anteprima esclusiva, il secondo singolo di questa sorprendente entità artistica, intitolato “Ixtratarrastràh”. Non potevamo a questo punto farci scappare la possibilità di fare due chiacchiere con il mastermind che regge le fila di Dramanduhr, offrendo così agli appassionati un bel menù completo partendo dal piatto forte: in primis il singolo, visualizzabile per una settimana unicamente tramite il Nostro articolo; in secundis un’interessantissima intervista. Avanti tutta!

Benvenuti su TrueMetal.it! La proposta musicale del progetto Dramanduhr è a dir poco atipica…vorrei conoscere un po’ della storia che si cela dietro a questo enigmatico monicker. Si tratta di una one-man band o del frutto artistico proveniente dalla mente di più persone? Chi, o cos’è Dramanduhr? Sono curioso di sapere dove, come e quando sia nata l’idea di diffondere una creazione artistica così fuori dai consueti schemi…

Ciao a tutti e grazie per l’interesse mostrato. Rispondo con piacere a queste bellissime domande. Dietro Dramanduhr c’è un cantautore e producer siciliano che vive e crea la sua musica in una località marittima di Siracusa e che è reduce da un progetto artistico di tutt’altra natura, per adesso conclusosi nel 2020. Per quanto assurdo possa sembrare, non provengo dal Metal ma da musica molto più leggera. Anche se il genere mi ha sempre intrigato, sono diventato un ascoltatore di Metal relativamente tardi. Dramanduhr è il mio pseudonimo ufficiale, regolarmente registrato e anche se di fatto si tratta di una one man band, a me piace viverla come una band a tutti gli effetti perché, alla fine, è il frutto di un lavoro collettivo di cui io sono il regista e il produttore, in coro con i miei tecnici del suono che sono pure miei cari amici. Tuttavia, Dramanduhr vuole essere soprattutto un’idea, ecco perché, per adesso, preferisco non fare né il mio nome, né quello del mio staff. In questa fase d’esordio, preferisco che Dramanduhr sia un’immagine e soprattutto le canzoni che scrive. Se dovessi scegliere un punto preciso nel tempo, direi che Dramanduhr nasce il 25 dicembre 2020, lo stesso giorno in cui ha preso forma “Ixaltirud”. Uno sciocco evento familiare provocò la rottura di un calice di champagne che si frantumò in terra in mille pezzi. Quando vidi quel calice frantumarsi, lo so che sembra pazzesco, ma mi sentii come se un portale extra-dimensionale si aprisse davanti ai miei occhi, lasciandone fuoriuscire un’entità aliena che mi invase, il Dramanduhr, che secondo quella visione (reale o immaginifica che sia, poco importa) si presenta come una sorta di Bacco di un Olimpo extraterrestre. Poco dopo lo schianto del bicchiere, tornai a casa e, carico di tutte quelle emozioni, entrai in studio, aprii il progetto di una base acerba sulla quale stavo lavorando da un paio di giorni e trovai la soluzione che trasformò quell’idea primordiale in “Ixaltirud”, la traccia zero di Dramanduhr. Sono stato veramente fulminato da un’entità che mi ha guidato verso un percorso del genere o è soltanto un delirio artistico? Non saprei, ma funziona bene. Credo che gli artisti siano continuamente oggetto di influenze esterne da parte di entità, lo avevano già capito bene i Greci che chiamavano Muse le dee che li possedevano durante le loro produzioni. Effettivamente, la sensazione è quella di essere realmente invasati da qualcosa che utilizza le tue abilità per esprimersi nel mondo quadridimensionale, ma, se sia vero o meno, proprio non saprei. Potrebbe benissimo essere semplicemente una messa in scena da parte della mente che si racconta una bella storia per giustificare la sua follia. Bisogna sempre dubitare, anche di noi stessi.

Ovviamente non poteva tardare una domanda riguardante il Dahrmonium, la lingua usata nei testi dei brani. Mi potete aiutare ad approfondire l’argomento? Si sentono suoni prevalentemente ‘mediterranei’, apparentemente ereditati da Latino, Italiano, Greco antico,…non vorrei spingermi troppo oltre ma percepisco pure qualcosa di Catalano. Ad un primo ascolto sembra di cogliere anche qualche suono onomatopeico all’interno dei versi, un po’ come facevano i Futuristi di inizio secolo scorso. Quali sono, sempre che ci siano, le origini dei suoni del Dahrmonium? Sarebbe possibile “tradurre” i testi in una lingua d’uso comune?

Il Dahrmonium nasce sulle prime improvvisazioni sulla traccia vocale di “Ixaltirud”. Per la prima volta, non riuscivo a trovare le giuste sonorità testuali da applicare ai suoni, suoni che nemmeno io sapevo da dove provenissero. L’inglese e l’italiano suonavano ridicoli, quindi decisi di improvvisare parole senza senso con il solo obiettivo di far suonare bene la traccia e giacché quelle improvvisazioni funzionavano meglio di ogni altro suono che potessi prendere in prestito da alcuna altra lingua di mia conoscenza, decisi di convertire quei suoni in testi, trascrivendoli e dandogli una struttura metrica. Col tempo ne enfatizzai le atmosfere sacre e le mescolai con tutte quelle sonorità che hai elencato prima e il risultato funzionava alla grande. Insomma, pensai, perché perdere tempo a imparare una lingua ex novo se posso inventarmi un linguaggio personalizzato su misura? Non sto scrivendo un romanzo, sono un artista, se non azzardo io, chi lo fa? Inoltre, le sensazioni che provavo mentre cantavo quei testi mi comunicavano un totale slancio verso l’alto, come se, mentre pronunciavo quelle parole, in realtà stessi in un atteggiamento estatico e mi rivolgessi a qualcosa di spirituale. Era come se i miei piedi non toccassero più terra. Curioso che un mio caro amico, tempo dopo, mi disse che, inconsapevolmente, stavo utilizzando la tecnica della glossolalia, che io non conoscevo. In seguito mi documentai e capii che si tratta di una tecnica utilizzata dai primi cristiani per comunicare con Dio, pronunciando suoni comprensibili solo a chi possiede il dono dell’interpretazione e che si concentra sul significante piuttosto che sul significato delle parole. Infatti, il reale significato consiste nel loro stesso suono e serve a trasmettere suggestioni, supportando l’intera base strumentale come parte dell’arrangiamento. Circa il fatto che sia traducibile, rispondo che no, non lo è. Il Dahrmonium vuole bypassare la razionalità e la comprensione terrena. Dramanduhr, per adesso, vuole solo comunicare tramite vibrazioni sonore.

Quali tematiche esplorano i brani di Dramanduhr, sempre che sia corretto parlarne in questi termini? Ci sono significati in qualche modo “espliciti” oppure si tratta principalmente di farsi trasportare dai suoni e dalle sensazioni evocate dall’ascolto?

In verità, coesistono entrambi gli aspetti. Ad un primo impatto, l’ascoltatore è invitato a lasciarsi trasportare dalle vibrazioni che può a sua volta interpretare nella maniera più libera, così come ogni forma d’arte dovrebbe essere, cioè aperta a molte interpretazioni. Per quanto mi riguarda, ti posso dire come io vivo l’esperienza e come io interpreto la cosa. Per me è come se le canzoni di questo progetto fossero dei canti di un rito di evocazione e di osanna nei confronti di questa entità metafisica, Dramanduhr, appunto. Dramanduhr sarebbe una sorta di Bacco di un Olimpo extraterrestre che se evocato durante “Il rito del Vulcano” (un’altra visione che ebbi durante la produzione dei brani) avrebbe la proprietà di impossessarsi dei partecipanti per staccare la loro parte razionale, facendoli regredire a puro istinto e aiutandoli a sprigionare energia erotica attraverso rituali orgiastici e energia distruttiva, attraverso la percussione di grandi tamburi. Questo rito servirebbe a dare sfogo a queste due forze primordiali che spesso lo stare in società (giustamente) ci impedisce di sfogare liberamente e che quindi, se represse, potrebbero facilmente condurre a stati nevrotici o altri disturbi mentali. In pratica, Dramanduhr vuole ricordare agli uomini di non perdere contatto con la loro parte sacra, la parte folle e creativa, dove bene e male sono un tutt’uno e dove tutti i codici sono indefiniti.

Parlando ora dell’aspetto prettamente musicale, sempre rimanendo ben consapevoli della difficoltà di ascrivere il progetto Dramanduhr a un ‘genere’ musicale più o meno definito: quali sono state le fonti di ispirazione che hanno condotto allo stile scelto?

Nessuna. Il mio background Metal, come dicevo, è molto limitato. Him, Linkin Park, Rammstein, Korn, sono band che amo molto, ma non credo che Dramanduhr provenga da lì. Ultimamente ho scoperto i Deathspell Omega ma, anche lì, non vedo nessun nesso con ciò che scrivo.

Spesso, quando mi avvicino a nuove band, mi colpiscono particolari che aiutano ad avere una visione più ampia del progetto di cui si parla. Curiosando nella pagina Facebook dedicata a Dramanduhr hanno attirato il mio interesse alcuni elementi che indicano una particolare cura verso l’aspetto estetico. Inizialmente ho individuato la presenza di due loghi, presumibilmente uno più “vecchio” e uno attuale; successivamente ho notato il collegamento a un video di “Ixaltirud” in visual art e, soprattutto, la bella immagine scelta per il lancio del primo singolo. In quale misura l’attenzione verso gli elementi visivi fa parte del messaggio veicolato da Dramanduhr?

Dopo aver scritto i primi demo, ho avuto subito l’esigenza di cercare la forma di Dramanduhr perché avevo bisogno di farlo uscire dalla mia testa e vedere cosa fosse. Dunque le immagini che scelgo sono dei tentativi di identificarlo per comunicare più o meno la mia visione di esso. Credo che questo sia un genere musicale la cui comunicabilità sia più efficace se lasciata all’immaginazione. Per questo motivo decido di non rivelare (in questa fase di esordio) il mio nome e cosa ho fatto precedentemente. Voglio che l’ascoltatore si possa lasciar trasportare dalla musica di Dramanduhr senza altri condizionamenti. Dici bene sul logo. All’inizio lo avevo creato io stesso con un background di un artista russo che mi aveva concesso l’immagine di sfondo, Larry Southberg, Successivamente, in molti mi dissero che non funzionava perché rimandava ad altro rispetto a ciò che evocava la musica. Così mi fu suggerito di rivolgermi a Christophe Szpajdel – Lord Of The Logos, con il quale è scattato anche un magico rapporto ed il risultato della nostra collaborazione per me è stato impeccabile.

Sono finora usciti due singoli, il primo “Ixaltirud” e l’attuale “Ixtratarrastràh”, che i Nostri Lettori hanno avuto modo ascoltare in anteprima per TrueMetal.it. E’ prevista l’uscita di un album fra breve? Possiamo avere qualche anticipazione a riguardo?

Si, c’è un album di dieci brani in arrivo, uscirà entro l’anno e sarà tutto cantato in Dahrmonium. Inizialmente si tratterà solo di uscite digitali sul profilo dramanduhr.bandcamp.com e sul canale ufficiale YouTube, che sono la base di tutto. Quindi chi fosse interessato a seguirmi può iscriversi lì. A breve decideremo se procedere con stampe digitali o meno.

L’attuale situazione pandemica sta nuovamente interrompendo le attività live di mezzo mondo. La musica di Dramanduhr verrà prima o poi portata in giro per i palchi o il progetto è destinato a diffondere la sua produzione esclusivamente dalle mura dello studio di registrazione? Una proposta musicale di questo genere potrebbe benissimo essere affiancata da cori, coreografie…insomma, immagino senza difficoltà uno spettacolo di Dramanduhr a Teatro, con tanto di attori e figuranti. D’altronde non sarebbe poi così strano ascoltare “lingue” come il Dahrmonium in un Teatro: si pensi per esempio ad artifici recitativi come il grammelot usato da Dario Fo…

Dici bene. Il teatro, o meglio un teatro greco, sarebbe lo scenario migliore per portare un progetto del genere dal vivo. Se un regista o un produttore fossero interessati a lavorarci su io ne sarei felicissimo. Certamente, la pandemia non depone a vantaggio dell’esperienza live, inoltre il mondo si sta spostando sempre più velocemente nel virtuale. Non per fare il pessimista, ma non vedo prospettive rosee per quanto riguarda la condivisione dello spazio pubblico nel futuro. Quindi per quanto io viva costantemente nella nostalgia, credo che occorra cominciare a prepararsi per altri tipi di esperienze di fruizione dell’arte ma senza mai dimenticarsi del nostro passato. Inoltre, non sempre l’esperienza live depone a favore della fruizione dell’opera. Come spettatore, sono stati veramente pochi i concerti dove mi sono sentito come in un cinema, cioè messo nella condizione ideale per assorbire il messaggio paragonabile a quello fruito in un album. Soprattutto per un progetto del genere, se devi andare live, devi farlo come si deve.

Lo spazio a disposizione per questa interessante conversazione purtroppo è arrivato al termine. Ringraziamo le menti su cui si regge il progetto Dramanduhr e, come sempre, chiediamo alle persone coinvolte, se ne hanno piacere, di rivolgere un saluto ai lettori di TrueMetal.it:

Innanzitutto ci tengo a ringraziare TrueMetal per l’interesse mostrato al progetto. Per me è veramente un onore stare tra le pagine di questo magazine storico del settore! Quindi grazie a TrueMetal e grazie a Matteo Antonelli di Falce Press, il mio ufficio stampa. A chi già mi segue rivolgo un caloroso grazie per il continuo sostegno dimostrato. A chi mi sta incontrando qui per la prima volta dico: Piacere, sono Dramanduhr!

www.dramanduhr.com