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Back to the Roots: Thrash e Hardcore, due generi legati a doppio filo

Di Heintz Zaccagnini - 18 Marzo 2017 - 13:00
Back to the Roots: Thrash e Hardcore, due generi legati a doppio filo

Thrash e Hardcore. Due generi che storicamente hanno proceduto a camere stagne oppure c’è sempre stato un solido legame fin dagli albori? La risposta è molto meno scontata di quello che possa sembrare e per fare chiarezza abbiamo scomodato nientemeno che Heintz Zaccagnini, storica firma del giornalismo HM italiano, precedentemente in forze su Metal Shock e Flash. Insomma, una retrospettiva scritta da una voce autorevole, che ha vissuto quel magmatico periodo storico da appassionato e addetto ai lavori.

Buona lettura dalla redazione di TM!

 

 

Capita che sulle origini del thrash metal il metallaro italiano nato dagli Ottanta in poi abbia una visione deformata della storia, e nei peggiori casi capita pure che la scriva.

Se il fenomeno è cominciato sui newsgroup usenet da metà anni Novanta, è diventato assai diffuso con il web 2.0 (wikipedia, fb etc).

Il mondo non è più quello di 30 anni fa. Già allora, spesso, chi leggeva recensioni di DRI, Negazione, Indigesti, Ludichrist, Cro Mags su HM e Metal Shock non coglieva appieno perché questo stesse succedendo. Quelli a cui questi gruppi piacevano trovavano la cosa scontata, tanti altri non ne volevano sentir parlare. Il tutto era nato prima che quelle riviste vedessero la luce.

Nel periodo 83-85 c’era solo Rockerilla che trattasse questi argomenti, punk e HC da una parte, metal dall’altra, e in stanze separate. E c’erano le fanzine.

Fino all’83 da noi – e altrove – l’atteggiamento predominante era quello di una costante ostilità tra punk e metallari (non parliamo poi degli skin). Era una cosa figlia della fine dei Settanta, che perdurava anche se i Motörhead erano diventati fin da subito un punto di riferimento per entrambe le tribù. Poi nell’83 fermenti invisibili cresciuti in luoghi lontani tra loro cominciano a condensarsi. E il primo fatto compiuto fu l’uscita di “Kill ‘em all” dei Metallica, atto di nascita del thrash, che già nasce crossover.

Visto che a questo punto le alzate di ciglia dei puristi saranno state tali da provocare crampi al corrugator supercilii, provvedo a dettagliare.

Comincerei con una prima questione di metodo: le influenze esistono anche se non evidenti nella musica dell’influenzato; non dovete dar retta a me, ma a Lemmy

Gli Everly Brothers sono una delle mie più grandi influenze… sono stati una grande e importante influenza ma non potrei dire sotto che aspetto in particolare, non sono le harmonies, che sono quello per cui li amavo, quindi ci deve essere qualcos’altro che ho preso da loro e che non conosco, qualcosa di subliminale

Fonte: http://loudwire.com/motorhead-lemmy-kilmister-touring-bandmates-new-album-plans-more/

 

Seconda questione di metodo: quando parlo di thrash, hardcore e crossover non parlo solo di musica; la musica è venuta fuori da band assieme a particolari  contesti (ognuno dei due termini influenzava l’altro), contesti che al tempo contavano più della stessa musica in molti casi -chiamateli scene, se volete. Se pensate che questa sia sociologia di un qualche tipo, e che la sociologia non vi interessa, padroni. Ma poi non pensate di parlare con cognizione di causa di questo tema.

 

Come si arriva all’uscita di “Kill ‘em All”? Cliff Burton mette una condizione al suo ingresso nei Metallica, il trasloco nella Bay Area, cosa che si verifica all’inizio dell’83.

Sulla questione interessante Ron Quintana, persona, come si dice, informata dei fatti

LA è un posto molto grande. C’era spazio in abbondanza per i poser e per le metalheads. Ma S.Francisco è sempre stata più hardcore di LA… C’era una grande scena hardcore a LA, ma c’è voluto tempo perché ci fosse la transizione verso il crossover tra punk e metal, che è quelllo che il thrash è, perlopiù.

 

Su questa linea anche Gary Holt:

Thrash is the NWOBHM with a bit of Discharge (Get Thrashed).

 

e ancora:

Credo che una cosa per cui la Bay Area non riceve sufficiente riconoscimento sia il fatto di essere stata la prima scena crossover in America, prima di New York. Se vai a rivederti i vecchi flyers del Ruthie’s Inn ci sono sempre gruppi metal che suonano assieme a gruppi punk.(Gary Holt, Metal Evolution, Banger Films)

 

Locandina Ruthie's Inn

 

Ok, a questo punto dovrebbe esser chiaro che tipo di aria si respirasse nella Bay Area. E ritorniamo all’uscita di “Kill ‘em All”, luglio 83.  Non mi frantendete, non sto sostenendo che si tratti di un disco crossover thrash (o thrashcore, con un termine che molti usano – che però sul lato hc punk vuol dire tutt’altro). Sto dicendo che la pietra angolare del thrash (che senz’altro è estremamente debitrice alla NWOBHM) quando uscì venne da molti etichettata come una cosa a metà tra punk e metal. E sicuramente fu così percepita nella scena hardcore mondiale: ad alcuni piacque – perlopù erano teenagers o ventenni di fresco o skaters – altri trovarono il concetto stesso rivoltante (tenete conto che c’era una cospicua frangia conservatrice, nell’hardcore punk – quando “My War” dei Black Flag uscì, Tim Yohannon su Maximum RocknRoll lo definì:

I Black Flag che provano a imitare gli Iron Maiden che imitano i Black Flag in una giornataccia.

Le vendite di “Kill ‘em All” vengono su piano, e solo nel successivo ’84 viaggiano verso le centomila copie.

Il 1983 vede anche il debutto degli Slayer. Notare che all’epoca né per loro né per i Metallica era ancora usato il termine “thrash“, che sarebbe emerso qualche mese dopo (l’etichetta dell’epoca fu speed metal ). E gli Slayer sono la seconda corrente dei rapporti con l’hardcore punk. Mentre la Bay Area dove si sono trasferiti i Metallica apprezza Discharge, GBH, Broken Bones, Exploited, Jeff Hanneman se ne va a far acquisti nei negozi di dischi underground losangeleni, portandoli poi alle prove del gruppo per farli ascoltare agli altri: TSOL, DRI, Verbal Abuse, Dr Know, D.I. e via dicendo.

Nell’84, poco prima che esca “Ride The Lighting”, gli Slayer escono con l’immenso “Haunting The Chapel” e fanno un tour di supporto all’EP. Alcune delle date saranno con i Corrosion Of Conformity, e la maglietta di “Eye For An Eye” dei COC che Hanneman si metterà per quelle date lo seguirà fin sul retro della copertina di “Hell Awaits” (1985).

Luglio 1984, esce “Ride The Lightning”. La sua reale importanza storica è costituita da “Fight Fire with Fire” E dalla foto di Kirk Hammet sul retro della copertina, con la classica maglietta Discharge, quella bianca, con i tre teschi. Queste due cose basteranno a causare una quantità di effetti.

In primo luogo, una quantità di giovani metallari che si erano appassionati a questo sound ultraveloce (per l’epoca) iniziarono a usare il termine “thrash metal” ovunque nel mondo; in secondo luogo iniziarono a cercare dischi dei Discharge (che a S.Francisco all’epoca si trovavano, in Toscana, per fare un esempio, molto meno, visto che i Discharge, per i punk, erano roba dell’altro ieri). E poi, mano a mano che uscivano nuove foto dei protagonisti del neonato thrash metal, in molti continuarono in questo senso, con gli altri gruppi anarcho punk inglesi già citati.

Tra gli effetti collaterali della combinazione pezzo/t-shirt ce ne fu uno non banale: su Rockerilla le recensioni di “Ride the Lighting”, perché furono più di una, vennero ospitate al solito nelle pagine “hard’n heavy”: ed una era di Claudio Sorge, che MAI, e sottolineo MAI, prima di allora avrebbe degnato di attenzione un disco metal. Era rimasto impressionato pure lui, che fino a quel momento si era occupato solo di punk, new wave e dintorni.

A molti headbanger dell’ala estremista la tendenza, la strada da percorrere, apparve chiarissima, era quella lì: la contiguità con l’hardcore punk. I thrashers si ritrovarono completamente assorbiti dalla nuova identità. Visto che in Italia esisteva una scena hardcore (e che scena!), qualcuno iniziò ad avventurarsi negli squat dell’hc italiano. Il numero crebbe nell’85. Non sto a fare un’elenco delle uscite discografiche dell’85, ma tra l’altro fu l’anno in cui Hanneman e Lombardo portarono da Brian Slagel COC e DRI, cosa che produsse “Animosity” e “Dealing With It”. Quando uscì “Speak English Or Die” dei SOD (membri degli Anthrax che facevano un disco velocissimo a metà tra thrash e hc) la cosa apparve una naturale conseguenza, niente più. Dall’uscita di “Kill Em All” erano passati solo due anni.

Heintz Zaccagnini