Cradle of Filth: la top 5 dei dischi

Tra alti e bassi, spesso (anche ingiustamente) criticati, passando attraverso rivoluzioni e cambiamenti di line-up, i Cradle of Filth hanno saputo imporsi nella scena metal, diventando a tutti gli effetti uno dei grandi nomi e punto di riferimento per tutti gli amanti del genere, regalandoci momenti di alta musica.
Nati a Ipswik nel 1991, in piena Seconda Ondata del Black Metal, i vampiri inglesi hanno cavalcato immediatamente l’onda del Metallo Nero, traendo ispirazione dalla narrativa gotica, che ha influenzato notevolmente la composizione dei concept che hanno costituito la base teorica: oltre al vampirismo, hanno creato spesso atmosfere romanticamente decadenti, attingendo a mitologie e leggende, raccontando anche il lato più lussurioso e spaventoso dell’amore – provate ad ascoltare Venus In Fear.
Di seguito, la nostra top 5 dei migliori dischi dei Cradle of Filth.
05: MIDIAN
Ha l’ingrato compito di essere il successore di The Cruelty And The Beast. Ispirato dall’omonimo romanzo di Clive Barker (l’ideatore dell’universo di Hellraiser), Midian è una sorta di necropoli abitata da mostri un tempo umani. Il disco mostra il lato più melodico e orchestrale, anche grazie alla partecipazione del violinista e tastierista Martin Powell: ha un suono più gotico, cupo, sinistro, lasciando spazio alla vena decadentemente romantica della band. Un primo, vero, forte cambiamento rispetto ai lavori pubblicati fino a quel momento.
04: CRYPTORIANA – THE SEDUCTIVENESS OF DECAY
A partire dal 2015, i Cradle of Filth risorgono da un torpore che li ha visti imprigionati per circa 14 anni, tra le poche luci e le tante ombre. Cryptoriana è un concept alimentato dalla sincrasi tra due parole, Crypt e Victoriana; è incentrato sul rapporto tra l’età vittoriana e il suo interesse per il soprannaturale, il mistero e l’orrore – messaggio già chiaro, guardando la copertina, una versione gotica della Venere di Botticelli. Le chitarre graffiano con mortale eleganza, gli elementi black, goth, death si bilanciano perfettamente in uno sfondo sinfonico di livello.
03: HAMMER OF THE WITCHES
E’ il disco del grande ritorno dei Cradle of Filth, che ha dato nuova linfa alla band: dopo Midian, gli inglesi avevano alternato cose buone ad altre non altezza della fama che li precedeva. E proprio quando tutti li davano per finiti, è arrivato Hammer of the witches, un concept sulla stregoneria – con particolare riferimento al Malleus Maleficarum, il martello delle malefiche (streghe) – che segna il ritorno al passato dei vampiri: le tastiere si ritagliano un ruolo comprimario, corollario di una struttura strumentale che vede chitarre incisive e tempi più veloci, lasciando più spazio al black che al goth.
02: DUSK AND HER EMBRACE
Un capolavoro, un must have. Dusk and her embrace è un concept che ruota attorno alla storia d’amore tra un uomo ed una tenebrosa vampira, e ne assume musicalmente i caratteri: drammaticità, mistero, decadenza, tutte emozioni e sensazioni che assumono la forma delle note della band, meno grezze rispetto a The Principle Of Evil Made Flesh, in cui, la parte sinfonica, si ritaglia un piccolo spazio, decisivo, ai fini del risultato artistico, elevato anche dall’eccezionale songwriting.
01: THE CRUELTY AND THE BEAST
La magnum opus dei Cradle of Filth. The cruelty and the beast è interamente incentrato sulla figura Erzsébet Báthory (cugina del più celeberrimo Vlad Țepeș), le cui sfaccettature si sovrappongono a quelle della figura del vampiro: la lussuria, la magia nera, la sete di sangue – con il quale la contessa amava farsi dei bagni che, a suo dire, rendevano la sua pelle più giovane. Musicalmente è la perfetta crasi tra sinfonia e black metal, in cui l’armonia si fonde con la ruvidezza degli strumenti elettrici, unita ad un songrwriting di livello assoluto: Bathory Aria, rappresenta al meglio lo spirto di oscura grandezza che pervade il disco.
Siete d’accordo? Qual è la vostra top dei Cradle of Filth?