Heavy

Recensione libri: Heavy Metal – La Storia mai raccontata – Vol. 3 e 4

Di Stefano Ricetti - 5 Febbraio 2020 - 10:33
Recensione libri: Heavy Metal – La Storia mai raccontata – Vol. 3 e 4

HEAVY METAL

LA STORIA MAI RACCONTATA

Vol. 3 (1991-1996) e Vol.4 (1997-2001)

di Dwight Fry

150 + 166 pagine

Autoprodotto

 

Dopo i primi due volumi, intitolati Heavy Metal – La Storia Mai Raccontata, ampiamente recensiti su queste pagine truemetallare nel 2019 (qui il link), è ora la volta dei successivi due tronconi: il terzo (1991-1996) e il quarto (1997-2001). Non è dato sapere, al momento, se il loro misterioso autore, Dwight Fry, abbia in animo di coprire anche i lustri mancanti, così da chiudere il cerchio ed approdare ai giorni nostri. Se posso azzardare, dopo essermi voluttuosamente sciroppato le due tranche oggetto della recensione, direi che il buon Fry possa già essere immaginato a capo chino e al lavoro sui capitoli successivi, tanta è la passione che trasuda dai suoi lavori.

1991-1996 si apre con una disamina giornalistica figlia della vecchia scuola, quella che metteva l’approfondimento al di sopra di qualsiasi cosa. Oggi la forza di una news o di una recensione si misura in “like” e ammennicoli vari da social, un tempo si valutava sul quanto poi se ne parlava al bar, fuori dai locali dei concerti o nelle varie lettere cartacee di scambio opinioni, fra una musicassetta duplicata e l’altra. Nella fattispecie Dwight analizza ed emette, tranchant, le vere cause dell’appannamento dell’heavy metal tradizionale – che abbraccia anche lo speed e derivati vari – a partire dalla seconda metà degli anni 80. Altro che grunge! Che poi alcuni gruppi sino ad allora inossidabili cercassero goffamente di cavalcare l’onda di Seattle è altrettanto vero e provato. Passando al secondo volume oggetto della recensione, 1997-2001, prima di entrare nel merito, analizza il ruolo di MTV e le macro differenze fra il pubblico europeo e quello americano ni confronti dell’HM hard and pure. Va da sé, alla fine della disamina, al solito chirurgica, pensare che non è che le cose siano poi cambiate tanto, oggi…

Da lì in poi, per entrambe le uscite, ci si imbarca in un lavoro al solito certosino e molto curato che abbraccia, con le stesse modalità (anche geografiche) dei primi due capitoli della saga, i vari contesti e le varie band coinvolte nel periodo. Una vera goduria per ogni defender presente alle Nostre latitudini. Nomi avvolti dalla polvere del tempo vengono resuscitati lungo le trecento e rotti pagine in totale allestite da Dwight Fry: Hittman, Drive, Attika, Slauter Xstroyes, Zarpa, solo per annoverarne cinque. Non mancano le citazioni di band italiane e altre che addirittura fanno capolino a mo’ di assoluta novità, gente che mise a ferro e fuoco le cantine dell’Est Europa ma non solo e che da noi non riuscì mai ad ottenere alcun riscontro degno di nota: Pokolgép, Ossian, Lord, Cargo, Exoristoi. Accanto a questi, ovviamente, troneggiano i racconti legati ai capostipiti del genere e alle loro uscite del periodo. Sempre per non esagerare nelle citazioni i vari Saxon, Judas Priest, Motörhead, Running Wild e, per quanto riguarda la Grande Madre Russia gli Aria, vanno a costituire giocoforza i pilastri dell’impianto metallico messo in piedi da Fry.

Già lo scrissi nella precedente recensione: mai era stato fatto un libro – o una serie di libri – così specificamente dedicata all’heavy fucking metal più tradizionalista. Il fatto che l’autore abbia optato per l’autoproduzione è emblematico: sebbene nel Nostro Paese esistano, e va giustamente rimarcato, delle case editrici che osano sufficientemente, in materia, probabilmente nessuna di esse avrebbe volato sin lassù, dove appunto osano le aquile, per dare la propria griffe a Heavy Metal – La Storia Mai Raccontata. Per meri motivi di costi, quindi, entrambi i volumi sono pressoché costituiti dal solo testo. Le tre foto in croce messe all’inizio del Vol. IV costituiscono il doveroso tributo a fior di defender che ci hanno lasciato recentemente: Timi Hansen, bassista dei Mercyful Fate (1958-2019), Rudy Vercruysse, chitarrista degli Ostrogoth (1955-2015), la band messa in copertina della recensione, Rudy è il secondo da sinistra e Harald Spengler, chitarrista degli Stormwitch (1963-2013). Avrebbe sicuramente meritato un ricordo anche Roberto Merlone, chitarrista dei Vanexa (1958-2019), ma presumo che molto probabilmente il libro fosse già bell’e chiuso, da parte di Dwight, quando è mancato l’anno scorso.

La serie Heavy Metal – La Storia Mai Raccontata possiede lo stesso delizioso sapore delle fanzine anni 80: passione, passione e ancora passione, fino alla fine! A differenza di quelle pubblicazioni carbonare, ove gli strafalcioni facevano parte del pacchetto, i libri targati Dwight Fry sono viceversa figli di un impegno abnorme, ove la ricerca e la verifica della notizia costituiscono l’asse portante che sta alla base del progetto.

In alto le spade!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti      

 

Gli interessati all’acquisto dei volumi di Heavy Metal – La Storia Mai Raccontata possono rifarsi alle indicazioni presenti in questa pagina del blog di Dwight Fry: Spedizione, pagamento, feedback e tempi di invio

 

 

Le copertine dei due libri, in fianco.