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Recensione libro: Denim and Leather: The Rise and Fall of the New Wave of British Heavy Metal

Di Stefano Ricetti - 9 Febbraio 2022 - 9:51
Recensione libro: Denim and Leather: The Rise and Fall of the New Wave of British Heavy Metal

Denim and Leather: The Rise and Fall of the New Wave of British Heavy Metal

di Michael Hann

480 pagine

Lingua Inglese

Editore: Constable

Copertina rigida: 24,90 €

Copertina flessibile: 18,68 €

 

Michael Hann è cronista onesto. Nelle prime pagine del libro a sua firma, Denim and Leather: The Rise and Fall of the New Wave of British Heavy Metal, scrive a chiare lettere che è impossibile redigere un’opera cronologica e omnicomprensiva sulla Nwobhm, acronimo che racchiude la nuova ondata del metallo britannico riversata in musica, avvenuta fra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta nel Regno Unito.

Troppo sfaccettato, quel fenomeno, anche sul territorio, sebbene irresistibilmente formidabile, capace di abbracciare tanto l’hard rock melodico dei Praying Mantis quanto il proto black thrash animalesco dei Venom passando per le variazioni al tema principale praticate dagli Handsome Beasts. Impensabile entrare nel merito dei numerosi concerti, come esplicitato giustamente dall’autore; in quel caso va fatto riferimento alle svariate biografie delle varie band tenendo conto che in quel periodo ne nascevano una dopo l’altra, per poi sciogliersi dopo pochi mesi, in molti casi.

Impresa inarrivabile, poi, sarebbe stata circostanziare con certezza certuni fatti accaduti: troppe le versioni contrastanti esistenti. A seconda della convenienza del momento, infatti, parecchie band saltarono sul carro del vincitore (leggasi etichettatura Nwobhm) così come ne presero seriamente le distanze. Fenomenologia che si riscontra tutt’oggi, peraltro, in certe interviste e dichiarazioni di gruppi dell’epoca.

Alla luce di tutto il pippone sopra, Hann ha quindi optato per rappresentare un quadro di quella che è stata la Nwobhm costruito attraverso varie storie e varie persone. Dopo un excursus sulle origini del fenomeno e le influenze musicali che lo determinarono, spazio ai luoghi simbolo, ai personaggi cardine di quel periodo e in generale a tutto quanto “profumava” Nwobhm: Il Music Machine di Camden Town, il Bandwagon e Neal Kay, il quartiere londinese di Plumstead, Tommy Vance e il Friday Rock Show, il Top Of The Pops, la genesi dei fenomeni Saxon, Def Leppard e Iron Maiden, le riviste Sounds e Kerrang!, l’ala occulta (Venom, Witchfinder General, Demon, Witchfynde), il lascito di quel periodo, la rinascita di certuni dinosauri degli anni Settanta, la Neat Records, gli album imperdibili targati 1980 e il Monsters Of Rock, l’ascesa dei Venom, le Girlschool, lo sbarco delle Nwobhm band negli Usa e il boom di Pyromania dei Def Leppard, con annessi effetti collaterali. Solo per citare le argomentazioni principali.

La forza di Denim And Leather risiede però in un’intuizione, peraltro già da tempo utilizzata con successo all’interno della letteratura metallara: lasciare che siano gli stessi protagonisti a raccontare e raccontarsi. Hann ha quindi indossato i panni del direttore d’orchestra, dettando tempi, argomenti, instillando provocazioni e solleticando l’aneddotica da parte di tutta quella moltitudine di persone che sono elencate, in rigoroso ordine alfabetico, a fine recensione.

Agrodolce quanto spiattellato dallo stesso autore lungo la prefazione, ‘Foreword’, atta a inquadrare lo spirito con il quale è stato concepito il libro e la sua struttura. Si scopre infatti che il manager dei Def Leppard intimò ad Hann di non scrivergli più e-mail, il giornalista Geoff Barton, confermando la mia impressione altamente negativa per esperienza diretta, manco si degnò nemmeno di rispondergli e il Phantom Management degli Iron Maiden, asserendo incredibilmente che la band non è  mai appartenuta alla Nwobhm, ha preferito che non fossero presenti, con il loro contributo, né Steve HarrisBruce Dickinson.

Nonostante le difficoltà incontrate, alla fine la deontologia e il gusto della completezza d’informazione da parte di Hann hanno prevalso: grazie al benestare di altri autori, di case editrici e di giornali, oltre alle tonnellate di interviste realizzate e sbobinate dallo stesso Michael appositamente per il libro, il cerchio si è chiuso, per il tramite dell’inserimento di opportuni tasselli, costituiti da articoli, spezzoni di intervista e materiale vario fornito dai terzi elencati sopra evidentemente entusiasti di vedere un giorno realizzato il tomo dalla copertina tutta jeans e toppe.

Michael Hann con Denim And Leather ha sfoderato un’opera scintillante declinata lungo 480 pagine (contenente interessanti foto in bianco e nero) su di un periodo fondamentale e irripetibile della siderurgia applicata alle sette note. Unica avvertenza: sebbene non sia scritto in maniera particolarmente difficile, astenersi coloro i quali con la lingua inglese hanno litigato sin da piccoli.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

Hanno partecipato a Denim And Leather in maniera diretta o indiretta e comunque all’interno del libro sono presenti interventi di: Abaddon (Venom), Phil Alexander (Kerrang!), Rick Allen (Def Leppard), Tom Allom (produttore), Phil Aston (The Handsome Beasts), Phil Banfield (manager), Geoff Barton (giornalista), David Bates (A&R Phonogram),  Paul Birch (Heavy Metal Records), Ritchie Blackmore (Deep Purple, Rainbow), Graham Bonnet (Rainbow), Dante Bonutto (giornalista), Cliff Burnstein (manager), Biff Byford (Saxon), Tim Calder (fan), Murray Chalmers (addetto stampa), Phil Collen (Def Leppard), Phil Cope (Witchfinder General), Andy Copping (promoter),  Andro Coulton (Witchfynde), David Coverdale (Whitesnake), Jess Cox (Tygers of Pan Tang), Cronos (Venom), Steve Dawson (Saxon), Jon Deverill (Tygers of Pan Tang), Paul Di’Anno (Iron Maiden), Dave Dickson (giornalista), Malcolm Dome (giornalista), Brian Downey (Thin Lizzy), K.K. Downing (Judas Priest), Denise Dufort (Girlschool), Joe Elliott (Def Leppard), Fenriz (Darkthrone), Paul Flower (fan), John Gallagher (Raven),  Robin George (produttore), Ian Gillan (Deep Purple), Ashley Goodall (A&R EMI), Scott Gorham (Thin Lizzy), Ross Halfin (fotografo), Rob Halford (Judas Priest), Jennie Halsall (addetto stampa), Steve Hammonds (fan), Sean Harris (Diamond Head), Mike Hedges (produttore), Dave Hill (Demon), Pete Hinton (A&R Carrere Records), Terry Hopkinson (Ethel the Frog), Nigel Hutchings (manager), Allan Jones (giornalista), Keith Kahn-Harris (sociologo), Neal Kay (Deejay), Ian Kelly (fan), Robert John ‘Mutt’ Lange (produttore), David Leazby (tecnico luci), Paul Loasby (promoter), Kim McAuliffe (Girlschool), John McCoy (Gillan), Mark Mangold (Touch), Mantas (Venom), Bernie Marsden (Whitesnake), Peter Mensch (manager), Phil Mogg (Ufo), Montalo (Witchfynde), Neil Murray (Whitesnake), Tom Noble (manager), Jimmy Page (Led Zeppelin), Andy Parker (Ufo) , Robert Plant (Led Zeppelin), Simon Porter (addetto stampa), Andy Powell (Wishbone Ash), Ian Ravendale (giornalista), Kevin Riddles (Angel Witch), Doug Sampson (Iron Maiden), Rick Savage (Def Leppard), Michael Schenker (Ufo), Claire Schofield (fan), Brian Slagel (Metal Blade Records), Doug Smith (manager), Dennis Stratton (Iron Maiden), Phil Sutcliffe (giornalista), Paul Suter (giornalista), Brian Tatler (Diamond Head), Steve Thompson (Neat Records), Thunderstick (Samson), Judy Totton (addetto stampa), Tino Troy (Praying Mantis), Jody Turner (Rock Goddess), Lars Ulrich (Metallica), Tommy Vance (deejay), Ben Ward (Orange Goblin), Tom G. Warrior (Celtic Frost), Pete Waterman (produttore), Robb Weir (Tygers of Pan Tang), Enid Williams (Girlschool), Pete Willis (Def Leppard), Tony Wilson (produttore), Pete Winkelman (fan), David Wood (Neat Records), Jon Zazula (Megaforce Records), Steve Zodiac (Vardis).