Hardcore

Recensione libro: The Blood and the Sweat, la Storia dei Sick Of It All e dei fratelli Koller

Di Stefano Ricetti - 30 Settembre 2022 - 8:37
Recensione libro: The Blood and the Sweat, la Storia dei Sick Of It All e dei fratelli Koller

The Blood and the Sweat

La Storia dei Sick Of It All e dei fratelli Koller

di Lou Koller, Pete Koller e Howie Abrams

Gli Uragani 52

324 pagine – 16×23

ISBN 978-88-94859-63-8

Euro 22.00

Tsunami Edizioni

 

The Blood and the Sweat è la versione italiana, grazie alla puntuale traduzione operata da Stefania Renzetti, di The Blood and the Sweat: The Story of Sick of it All’s Koller Brothers, uscito nel 2020 in lingua inglese per Post Hill Press. Il tomo griffato Tsunami Edizioni, attraverso 324 pagine, racconta le storie e le avventure più o meno conosciute dei Sick Of It All, capostipiti insieme con pochi altri del New York Hardcore. Da sempre simbolo di energia attiva su di un palco, i fratelli Koller fanno della lezione appresa a Flushing, il loro quartiere del Queens, uno stile di vita e nel 1986 danno vita a una band in grado di simboleggiarlo al meglio. A differenza di molte altre opere letterarie legate al punk e a suoi vari sottogeneri e ramificazioni, The Blood and the Sweat non prende forma in ambienti disagiati o realtà criminali: la famiglia Koller pur non navigando nell’oro sa come cavarsela nella dura realtà della Big City degli anni Settanta e Ottanta e due dei suoi discendenti, Lou e Pete ne danno ampia prova per il tramite di una carriera che a oggi inanella una dozzina di album ufficiali e concerti in tutto il globo terracqueo.

Il libro si sviluppa lungo un’ideale intervista con vari protagonisti che man mano prendono la parola e snocciolano fatti e aneddoti. Opera senz’ombra di dubbio anomala nei confronti di altre dall’impostazione classica, The Blood and The Sweat può essere fruito in vari modi. Tanto come vademecum utile per tutti gli interessati su come si gestisce, bene, una band, quanto come contenitore di aneddoti e misfatti derivanti dalla vita on the road. Realmente piacevole leggere il punto di vista dei Koller Bros ma anche degli altri componenti della line-up (la stessa dal 1992/93!), sui vari aspetti della vita e della musica, dichiarazioni figlie di un numero spropositato di chilometri macinati e di zuffe assortite, con la spontaneità tipica dei bambini, proprio perché i Sick Of It All non si sono mai considerati delle rockstar, nonostante lo status acquisito avrebbe permesso loro di farlo.

Alcuni esempi, perle per sapersi orientare o consolidare le proprie posizioni nell’ambito della musica dura ma anche nel quotidiano:

Mi hanno insegnato a condividere, non giudicare, darsi al prossimo senza pretendere nulla in cambio, apprezzare ogni minuto che la vita ti pone davanti e a lavorare duro reagendo agli imprevisti con leggerezza e senso dell’umorismo.

Non c’era assolutamente bisogno di essere belli per conoscere delle ragazze. Finché eri in una band e avevi della droga, potevi avere qualsiasi donna volessi!

Dopo un po’ ci siamo resi conto che quella stava diventando la nostra vita, quindi avremmo fatto in modo di non circondarci di gente che avrebbe potuto portarcela via. Fanculo!

Se ascoltavi il vecchio materiale dal vivo dei Twisted Sister che trasmettevano alla radio, era davvero aggressivo e sporco. Poi compravi Under The Blade ed era bello, ma scialbo da morire.

Non era lui il problema, erano i suoi collaboratori. Ci sono tanti artisti fantastici che assumono gente con l’incarico di comportarsi da stronzi per conto loro, in modo da non sembrare loro stessi degli stronzi.    

Le gente vive per il solo momento in cui potrà dire: beccato! Quindi tutto ciò che fai e dici viene analizzato fino alla morte.

“Non esiste! Sono una band hardcore, non si aspettano di essere pagati!”. E invece no, siamo persone che hanno una famiglia e le cazzo di bollette! […] Una cosa del genere non l’avrebbe mai detta a un gruppo heavy metal, nemmeno a uno minore!

 

A proposito di Metallo: il libro è zeppo di hardcore, ovviamente, ma trovano anche spazio situazioni che riguardano Slayer, Motorhead, Exodus, Sepultura, Nuclear Assault, Twisted Sister, Napalm Death, Sacred Reich e i Nasty Savage di Nasty Ronnie, che fra le altre cose spiega il perché del suo trucco di ingollare cinque aspirine prima di ogni concerto.

Tornando al narrato, il lavoro contiene tutto quanto ci si aspetta in termini di aneddotica da una band hardcore abituata a misurarsi a suon di pugni con i nazi ostili spesso presenti ai propri concerti. Quindi scazzi, follie da tour, guano con classe (ma anche senza) addosso agli ex componenti, manifesti e locandine con il nome del gruppo storpiato, situazioni paradossali come suonare su di un palco con di fronte due palme giganti poste fra il pubblico e lo stesso palco, con la gente che gioca a fare Tarzan durante il concerto, risse plurime, accuse di satanismo, per poi chiudere con i ‘Sicks che si lasciano andare ad un amarcord legittimo, ma fottutamente nostalgico, sul finale del libro.

Chicca fra le chicche la foto dei Manowar periodo Ross The Boss/Scott Columbus con sopra scritto “Sick Of It All” a pagina 175, peccato venga riportata senza nessuna spiegazione a riguardo.

E comunque, anche solo perché la premiata ditta Fratelli Koller & Co. definisca candidamente il fatto di sballarsi come attività “extracurricolare” vale l’acquisto del libro.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti