Power

Secret Sphere: l’ascolto in anteprima di “The Nature of Time”

Di Marco Donè - 2 Maggio 2017 - 10:00
Secret Sphere: l’ascolto in anteprima di “The Nature of Time”

Dopo il ritorno sulle scene di Labÿrinth e Ancestral, che hanno dimostrato come la scena power di casa nostra possa dettare legge a livello internazionale, il 2017 ci riserva un altro gradito comeback: i piemontesi Secret Sphere, tramite la prestigiosa Frontiers Music, pubblicano infatti il loro ottavo full length. Un disco attesissimo che, assieme ai due nomi citati in precedenza, può spostare, nel genere, il baricentro del “potere” verso l’Europa del Sud.

Avevamo lasciato i Secret Sphere con la ri-registrazione del capolavoro A Time Never Come, una decisione che divise i fan ma che rilanciò prepotentemente il nome della band, soprattutto dopo l’altalenante Portrait of a Dying Heart. Proprio a seguito della pubblicazione di A Time Never Come – 2015 Edition i Nostri si imbarcarono in un’intensa attività on stage, da cui venne tratto il live One Night in Tokyo per celebrare il successo ottenuto nel Paese del Sol Levante.

I Secret Sphere si presentano, così nel 2017, carichi e si apprestano a pubblicare la loro nuova fatica sulla lunga distanza intitolata The Nature of Time. Il platter, un ambizioso concept album la cui storia approfondiremo in sede di recensione, uscirà il 2 giugno prossimo e, grazie alla disponibilità di Frontiers Music, TrueMetal.it ha avuto l’onore di ascoltare in anteprima per voi The Nature of Time. Eccovi le nostre impressioni a caldo.

 

 

Chapter I – Genesis

Intermission: un breve componimento di tastiere e pianoforte, drammatico e atmosferico, a cui si aggiungono delle voci e il suono delle sirene di un’ambulanza in sottofondo. Un brano che ci introduce nell’ambizioso concept che caratterizza l’album.

The Calling: brano che già conosciamo, in quanto è stato presentato come singolo apripista del disco. Una traccia che mette subito in chiaro come i Secret Sphere stiano continuando il processo di evoluzione iniziato con il precedente lavoro, Portrait of a Dying Heart. La canzone si sviluppa in maniera delicata ed elegante su sonorità heavy-rock, alternando alcuni fraseggi di chiara matrice prog e un ritornello tipicamente AOR. Da sottolineare il grande lavoro alle tastiere di Gabriele Ciaccia, capace di dare la giusta drammaticità al primo capitolo del concept.

Chapter II – The Seven Virtues

Love: le atmosfere si fanno ancora più delicate e viene data maggiore attenzione alle melodie, in quella che può essere considerata la prima vera ballad del disco. Anche in questa canzone, caratterizzata da una cura maniacale negli arrangiamenti e nella tecnica esecutiva, compaiono elementi riconducibili al prog e al rock melodico.

Courage: un intro di batteria degno del miglior Portnoy ci introduce nella prima fast song del lotto. Una traccia che sottolinea ulteriormente lo stacco con il passato, spingendo su sonorità power, intervallando, in particolare nelle parti strumentali, passaggi prog. Tecnicamente la band viaggia su livelli elevatissimi, con un Luppi sopra le righe e una parte solistica, caratterizzata dall’alternanza Ciaccia-Lonobile, che trova più di qualche elemento di contatto con i Dream Theater.

Kindness: i Secret Sphere sollevano subito il piede dall’acceleratore, in una canzone che sembra continuare e ampliare quanto espresso in Love. Arrangiamenti ricercati e curati al dettaglio, che ci portano sui binari di una delicata ed elegante traccia prog-rock che permette a Luppi di esprimere tutto il suo talento.

Honesty: traccia estremamente articolata che richiederà più di qualche ascolto per poter essere assimilata. La canzone si alterna in parti più dirette e heavy ad altre più delicate. Passaggi che, a un primo ascolto, tendono a spiazzare, in particolare per delle linee vocali che non sembrano dare continuità espressiva alla song. Da sottolineare invece lo splendido ritornello di chiaro stampo rock melodico e la prova della sessione ritmica composta dal duo Burrato-Lazzarini.

Faith: uno degli assoluti highlight dell’album, una traccia estremamente coinvolgente, calda e carica di emozioni. Caratteristiche che, forse, sono mancate in questa prima parte di disco. La canzone è caratterizzata da elementi power, prog e rock, in cui incontriamo alcune soluzioni che i Secret Sphere già utilizzarono in un disco come Archetype e, vuoi per la voce di Luppi, risulta inevitabile l’accostamento con i Vision Divine periodo The Perfect Machine. Un mix riuscitissimo, in cui i Secret Sphere si esibiscono in una prestazione da urlo. Da notare, nuovamente, le similitudini con i Dream Theater nella parte solistica.

Reliance: inizio articolato, pesante e cupo, che riporta alla mente qualche soluzione già utilizzata dai Secret Sphere in un disco come Scent of Human Desire, ovviamente rilette e perfezionate con la maturità e l’esperienza accumulata nel corso degli anni. La traccia evolve poi in un classico tempo power in cui Luppi entra in azione. Proprio l’attacco della linea vocale, con quel tipico coro AOR, stona con l’intro cupo della canzone. Un aspetto che riscontreremo in tutta la durata del pezzo, ogniqualvolta vengano utilizzati quei cori tanto cari a Luppi. Peccato. La canzone, con il suo mutare tra power e prog, con l’alternanza tra melodia, aggressività e oscurità, avrebbe potuto rendere molto di più.

Commitment: la strumentale del disco. Dire che la prestazione dei singoli risulti mostruosa è poco. Tecnica, melodia e emozioni si fondono alla perfezione in una delle tracce migliori dell’album. I fanatici del tecnicismo, quello non fine a sé stesso ma che punta a “dialogare” con il lato emotivo dell’ascoltatore, troveranno pane per i propri denti.

Chapter III – The New Dawn

The Awakening: con i suoi oltre nove minuti di durata ci imbattiamo nella suite del disco. Dopo un intro tastieristico dal tono drammatico ma che, allo stesso tempo, sa di speranza, in piena sintonia con il passaggio del concept che viene narrato nella traccia, la canzone esplode in tutta la sua bellezza. Possiamo tranquillamente ripetere quanto espresso qualche riga sopra per Faith. Altro capitolo estremamente riuscito, per una parte finale di disco che sembra decollare definitivamente.

Chapter IV – The Way

The New Begginning: l’oscurità è finita, il risveglio è avvenuto, può finalmente aver luogo un nuovo inizio. Il concept si conclude così, con una ballad elegante, capace di trasmettere forti emozioni, caratterizzata, ancora una volta, da degli arrangiamenti curati al dettaglio e da un Luppi in forma strepitosa.

 

 

Qui si conclude il nostro ascolto. Con The Nature of Time i Secret Sphere sembrano voler staccare definitivamente con il proprio passato, continuando il percorso iniziato con Portrait of a Dying Heart, approfondendo e sviluppando idee e soluzioni che facevano capolino in quel disco. Il nuovo lavoro, in cui tutto risulta studiato e curato al dettaglio, si presenta come un’opera estremamente ambiziosa. Pur rappresentando uno stacco rispetto al passato, come appena detto, sembra voler confrontarsi con esso, strutturandosi in quattro atti proprio come A Time Never Come, il capolavoro appena ri-registrato e con cui la band viene spesso identificata. Un messaggio forte, che fa capire quanto il quintetto sia carico e creda nella propria opera. Il disco sembra richiedere più di qualche ascolto per poter essere compreso, partendo un po’ a rilento e risollevandosi nel finale. La storia del concept incide sicuramente con quanto appena detto. Le musiche, infatti, sembrano essere state scritte seguendo l’evoluzione della narrazione, trovando quindi una forte drammaticità proprio nei passaggi iniziali. The Nature of Time sarà sicuramente un platter che, nel bene o nel male, farà parlare di sé, un album dall’alto potenziale ma che, come spesso accade in questi casi, potrebbe dividere i fan. Non rimane che attendere. Noi ne riparleremo a breve, restate sintonizzati.

 

Marco Donè