Burzum: una questione di ruolo

Di Lucia Cal - 22 Novembre 2012 - 21:03
Burzum: una questione di ruolo

Vari gruppi si sono da tempo lanciati nella competizione di ottenere il primato nell’avere la collezione di gadget più improbabili della storia. E così, dopo i bicchieri degli OPETH e il maglione brutto degli SLAYER, neanche Burzum voleva essere da meno. Questa è una storia che comincia attraverso le lande di un universo fantasy opportunamente incastrato dal master di turno in un gioco di ruolo, proprio come quelli che hanno da sempre affascinato Varg Vikernes e, come egli stesso confessa, come quelli che lo hanno plasmato più di ogni altra cosa al mondo. 

Quando avevo 12 anni (…) possedevo un arsenale (ovviamente illegale) fra armi e munizioni, pronto per lo scoppio della Terza Guerra Mondiale, speravo potesse cambiare il mondo, ma nel frattempo evadevo lasciandomi suggestionare dall’universo fantasy. Salvo il tempo trascorso sul bus, o (da quando avevo 14 anni) sul motorino diretto alla libreria dove prendere altri libri sugli RPG, o ancora suonando di tanto in tanto la chitarra, trascorrevo tutto il mio tempo nel preparare sessioni di gioco, giocando e pensando quasi esclusivamente agli RPG“.

Il tempo passa, e la vita di Varg, divisa tra fantasy e realtà, subisce una brusca svolta nel 1993, quando venne arrestato per l’omicidio del leader dei MAYHEM, Euronymous: 

“Quando sono stato arrestato nel 1993 la polizia ha usato le mappe tratte dai miei RPG (Middle earth e altri reami fantasy) che decoravano i muri del mio appartamento, dopo aver parlato con quei subumani che popolano la scena metal riguardo i miei “giochi di potere”, per accusarmi di essere un megalomane che voleva diventare re, o dittatore, della Norvegia. Insomma, io ho usato alcune vecchie cartine geografiche raffiguranti la Norvegia occidentale per delle sessioni di gioco molti anni prima, e tra le altre cose, ci avevo disegnato sopra la bandiera di Sauron, quindi… ovviamente sono diventato il megalomane che voleva ricavarsi il potere necessario ad assogettare la Norvegia sotto la mia volontà, e sotto la “mia” bandiera dal solo occhio, segno ovviamente di un culto satanico. Eccellente. Bel lavoro, detective! Se non fosse stato per le conseguenze che questo ha avuto sul piano personale, e la mia immagine, sarebbe stato tremendamente divertente! Questa “prova”, in realtà, è stata usata in tribunale per screditarmi influenzando l’esito della vicenda.” 

Purtroppo un’altra vicenda ferì profondamente Varg: sua madre, mentre egli scontava il periodo di detenzione, gettò via tutti i manuali e le relative espansioni di D&D, GURPS, RuneQuest, HârnMaster, Twilight 2000… in suo possesso, lasciando di conseguenza un vuoto incolmabile. Fu allora che la creatività folgorò nuovamente l’artista: Varg avrebbe creato il suo gioco di ruolo personale e, nonostante ci sia ancora molto lavoro da fare, verrà sicuramente lanciato sul mercato se verrà ultimato in breve tempo. Il progetto prevede un completo manuale di gioco, incluso set di dadi, matite e bloc-notes.

Al momento, non c’è alcuna volontà di prosciugare le tasche dei fan facendo uscire un’infinita serie di espansioni, ma tutto quello che sarà necessario, verrà incluso nel manuale principale. 
Perché non un videogioco, vi chiederete? E’ presto spiegato da Varg Vikernes:
Potrei aggiungere che non è mia intenzione fare un videogioco per molte ragioni, ma anche perché quando l’elettricità scomparirà  dal nostro mondo, e tutti i computer piomberanno nel silenzio, potremo ancora leggere un libro di RPG e giocarci, durante il giorno, ma anche la notte alla luce di una candela, di una lampada ad olio o di un fuoco. I dadi non hanno bisogno di elettricità per funzionare. E nemmeno noi“.